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20 Novembre 2013

“Ferite a morte”: il riscatto delle vittime

L’attrice Rita Pelusio parla dello spettacolo diretto da Serena Dandini, in scena stasera al Teatro Colosseo, che racconta storie di femminicidio

Matteo Tamborrino

La locandina dello spettacolo in scena stasera al Colosseo

Nel 1930 l’intellettuale José Ortega y Gassett affermava che la «violenza è la retorica della nostra epoca». E gli ultimi ottant’anni di storia sembrano non aver fatto altro che confermare tristemente la tesi del filosofo spagnolo. “Violenza domestica”, “violenza per motivi religiosi”, “violenza sulle donne”: sono soltanto alcune delle forme attraverso cui queste barbarie si presentano ogni giorno.
Tuttavia, anche in una selva così oscura e tetra, è possibile intravedere una luce, un tocco positivo (e a tratti spiritoso) che riporta un pizzico di leggerezza, una buona dose di sorriso. Stiamo parlando di “Ferite a morte”, lo spettacolo in scena questa sera alle ore 21 presso il Teatro Colosseo di Torino (via Madama Cristina 71), per la regia di Serena Dandini.

OLTRE IL CASO MEDIATICO
L’opera teatrale, già fiore all’occhiello della passata edizione di Biennale Democrazia, vede in scena quattro attrici, il cui compito consisterà nel “prestare” la propria voce a coloro che purtroppo l’hanno persa, cioè a quelle donne divenute vittime, ferite a morte, appunto.
Contrapponendosi allo stile macabro, freddo e sensazionalistico della cronaca nera televisiva e della carta stampata, la Dandini ha preferito affrontare le storie drammatiche di queste donne con toni leggeri, a tratti grotteschi, per far capire allo spettatore che è tutto vero, per destarlo dai racconti lontani e impersonali dei talk-show, che rendono la violenza un mero caso mediatico da pubblicizzare.
Un progetto dunque di sensibilizzazione sul femminicidio. «Ho letto decine di storie vere – afferma la regista in un’intervista – e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate loro dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: “E se le vittime potessero parlare?”. Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la propria versione».

LA PAROLA AD UNA DELLE PROTAGONISTE
A calcare il palco del Teatro Colosseo questa sera, insieme con Lella Costa, Giorgia Cardaci e Orsetta De Rossi, ci sarà anche Rita Pelusio, giovane attrice e cabarettista milanese che ci ha raccontato in che modo lo spettacolo sia venuto alla luce e ci ha descritto il duro e faticoso lavoro di rielaborazione teatrale: «L’opera è uno “spoon river” sul femminicidio: una raccolta di immagini e di storie che parte dalla realtà; Serena le ha poi rielaborate perché diventassero fruibili: le ha rese più soavi, a tratti ironiche. Le protagoniste infatti sono spesso donne allegre. Si ride anche – aggiunge – ovviamente non sul contenuto delle vicende, ma sul modo in cui esse si presentano. E il pubblico, che forse temeva di trovarsi di fronte uno spettacolo “pesante”, ha confermato il buon esito del nostro intento».
Riguardo le sensazioni provate nell’impersonare una vittima, Rita dice: «All’inizio è sicuramente toccante; la situazione diventa poi onirica: da una parte il dramma, dall’altra l’orgoglio per il riscatto. Io interpreto una vittima dell’infibulazione».
Per concludere, una domanda d’obbligo: la violenza smetterà di essere attuale? «Per ora no. È importante però la prevenzione – anche se le autorità non intervengono finché il “fatto” non si concreta. Io ho un figlio maschio e cerco di educarlo al rispetto e alla non-violenza».

Link utili:
Teatro Colosseo

Andrete a vedere “Ferite a morte” questa sera? Cosa pensate del diffondersi del cosiddetto “femminicidio”?

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Categorie: Cultura

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