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26 Novembre 2013

Quirico racconta “Il paese del male”

Ieri sera al Circolo dei Lettori il giornalista della Stampa ha presentato, con il direttore Mario Calabresi, il libro sul proprio rapimento in Siria

Simone De Caro e Giulia Porzionato

Liberazione Quirico

Domenico Quirico appena tornato in Italia, con il Ministro Bonino

Domenico Quirico, giornalista e reporter di guerra della Stampa, è stato protagonista ieri sera di un’affollata serata al Circolo dei Lettori.
Tema dell’evento il libro scritto a quattro mani da lui e Pier Piccinin, suo «compagno di disavventura», intitolato “Il paese del male“, che  racconta la tragica vicenda del loro rapimento avvenuto il 9 aprile 2013 in Siria ad opera delle milizie ribelli al regime di Assad. A condurre la serata Mario Calabresi, direttore del quotidiano torinese e amico di Quirico.

IL LIBRO
La serata e la discussione, che si imposta subito come un’intervista del direttore all’inviato, inizia proprio dal libro e dalle ragioni che hanno portato a scriverlo: «Ho accettato di scrivere questo libro per cercare di liberarmi da questa vicenda – dice Quirico – Ho cercato di trasformare questa esperienza nell’unica cosa che conosco bene, le parole. In questo modo la vicenda ha preso una vita propria, lasciandomi vivere liberamente e vivere di altre cose. Infatti il rischio più grosso era di rimanere invischiati in questa storia, essere quella storia – continua – ma invece non è la mia vita, ne è solo un pezzo. Ecco io sono libero nel momento in cui si materializza questa storia»

IL RACCONTO
Un successivo passo interessante della discussione è quando Calabresi chiede a Quirico perché, a differenza del suo compagno Piccinin, lui non si sia mai soffermato nelle sue descrizioni sulla sua sofferenza personale e sulla condizione disumana in cui erano tenuti durante la prigionia. Il giornalista risponde così: «Io tendo sempre a trasformare le cose in un’esperienza generale. Non voglio mai raccontare di me. Trovo che sia pericoloso, rischio con la mia esperienza di occidentale di stornare lo sguardo di chi legge dal fatto che quelle cose in quei paesi sono la normalità».

«NON ODIO I RAPITORI»
Quirico continua poi parlando del suo rapporto con i carcerieri e in generale con i paesi che per il suo lavoro visita: «Il rapporto tra noi e quel mondo è complicato. In realtà tutti noi eravamo prigionieri di quella tragedia, con la differenza che noi siamo tornati alla nostra vita e loro sono rimasti là. E’ così che nelle guerre c’è la moltiplicazione delle identità. I rapitori erano sia rivoluzionari e sia banditi. Tutto è doppio in Siria oggi. Chi siamo noi per giudicare gli uomini?».
Anche per questa ragione Quirico decide di non odiare i suoi rapitori: «In primo luogo non voglio vendicarmi di loro, non ho cambiato il mio giudizio sul regime, che considero il responsabile principale di questa tragedia. Inoltre se entrassi in questa autostrada dell’odio farei il gesto più semplice per non liberarmi di questa storia».

 

Link utili:
Circolo dei Lettori

Cosa pensate della situazione in Siria? Avete seguito la vicenda di Domenico Quirico?

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Categorie: Cultura

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