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27 Febbraio 2014

Sotto il cielo di Fred vincono gli Etruschi from Lakota

Intervista a Dario Canal, frontman della band toscana vincitrice del concorso torinese per gruppi emergenti intitolato a Fred Buscaglione

Matteo Fontanone

Gli Etruschi from Lakota, vincitori dell’ultima edizione di “Sotto il Cielo di Fred”

Freschi vincitori di “Sotto il  cielo di Fred“, kermesse per giovani promesse dedicata a Fred Buscaglione conclusasi il 22 febbraio, gli Etruschi from Lakota arrivano da un piccolo paese della Toscana. Hanno convinto giudici e pubblico con il loro suono potente ma scanzonato, condito da testi spesso ironici che richiamano il piccolo mondo antico della provincia e le battaglie che chiunque deve combattere nel suo quotidiano. Gli Etruschi mescolano il folk italiano di ultima generazione con suggestioni d’oltreoceano, la sorridente amarezza di Rino Gateano a braccetto con gli Zeppelin. Digi.TO ha intervistato Dario, voce del gruppo, estasiato dal profumo che si sente quando si varcano le porte dell’Hiroshima Mon Amour.

Partiamo dalla vostra esperienza a Sotto il Cielo di Fred. Come nasce l’idea di partecipare al concorso?
«Il Buscaglione lo conosciamo dalla edizione di due anni fa in cui hanno vinto gli Stato Sociale, un gruppo che stimiamo moltissimo. Aggiungi il fatto che per noi Torino ha sempre avuto un fascino particolare, veniamo da un paesino in Toscana e abbiamo sempre guardato da lontano alla scena e al fermento che si stava creando quassù. Quest’estate abbiamo suonato al Reset Festival e già allora l’impatto è stato grandissimo: quando è uscito il bando del Buscaglione non abbiamo potuto evitare di iscriverci. Lo spirito è sempre stato quello di spaccare, di suonare al meglio per divertire e divertirci: la vittoria è venuta da sé».

Quali sono i migliori ricordi della vostra avventura al Buscaglione?
«La prima cosa che ci ha colpito alle Officine Corsare è stata il sorriso degli Eugenio in Via di Gioia, che già ci conoscevano. Con loro ci siamo divertiti tantissimo, senza contare che siamo riusciti a ricreare un’atmosfera di confronto e dialogo al di là della sfida tra band. Poi c’è l’Hiroshima, l’unico locale al mondo in cui entri e senti profumo. Di posti ne abbiamo girati tanti, spesso gli odori erano quelli che erano, ma lì no. Mi ci sono innamorato fin da subito. Il concerto che abbiamo fatto all’Hiroshima è stato pazzesco: ci sono rimaste impresse la professionalità dello staff e la loro pazienza nel capire lo stress del musicista. Il Buscaglione l’abbiamo sempre preso con ironia, cercando di pensare il meno possibile alla competizione: quando arrivi alla finale è normale che i nervi siano un po’ più tesi del solito».

“I Nuovi Mostri” è il vostro primo disco. Racconta di provincia e politica, spesso i testi dissacrano e giocano con la musica stessa, talvolta citate passaggi di pezzi noti e arcinoti.
«Le tematiche del nostro primo EP erano piuttosto impulsive, quasi degli sfoghi. Erano testi che avevamo nel cassetto da anni, nascono nel periodo della nostra adolescenza. Invece, per l’album abbiamo avuto la possibilità di collaborare con un autore, Riccardo Stefani. Abbiamo scritto insieme e qualcosa addirittura l’ha scritta lui da solo. Ci siamo rivisti a pieno in quello che ci proponeva, nelle dritte che ci dava. Ha dodici anni in più di noi, la sua figura ci ha aiutato molto. Il fatto di citare gruppi e richiamare cose già fatte è un modo per crescere, è cultura: prendiamo i nostri ascolti e li riproponiamo alla gente alla nostra maniera, mischiandole con la vita di tutti i giorni che finisce nelle nostre canzoni».

“I Nipoti di Pablo”, brano con cui avete vinto Sotto il Cielo di Fred, parla di lavoro e sfruttamento, con una strizzatina d’occhio a un certo De Gregori…
«La nostra non è più la generazione di Pablo. Non siamo neanche i suoi figli, al massimo i nipoti. Quel tipo di vivere il lavoro come intendeva De Gregori è passato, oggi siamo immersi in una situazione tragica. Il dialogo col padrone lo immaginiamo e basta, non abbiamo neanche la possibilità di alzare la voce, di confrontarci o farci valere. Se ci pensi, neanche di parlargli con un po’ di sana ironia. Se mi rivolgessi al mio capo con il tono con cui è scritto Pablo, sarei immediatamente licenziato. Il nostro Pablo è allucinato e devastante, il pezzo che nei live sentiamo di più, quello che ci emoziona quando lo suoniamo».

Un album all’attivo, tanti riconoscimenti tra cui il titolo di migliore band emergente secondo l’Arezzo Wave. Come andranno le cose per voi nei prossimi anni?
«Da domani siamo in studio a registrare il secondo disco, contemporaneamente ci stiamo muovendo sotto l’aspetto live, vogliamo condividere la nostra musica e far conoscere il progetto a più gente possibile. Tra l’altro, con una compagnia teatrale stiamo lavorando su uno spettacolo per il Giorno della Memoria. Dopo l’Arezzo Wave abbiamo capito che dobbiamo batterci tutti i giorni, nell’industria della musica sei solo con te stesso e non c’è premio che tenga. La musica è vita, non ha un tempo di lavoro ben definito: pensando alla musica tutto il giorno tutti i giorni, noi Etruschi ci sentiamo già professionisti: è questo quello che vogliamo fare e ci mettiamo tutto l’impegno e la serietà possibile».

Link utili:
Sotto il Cielo di Fred
Etruschi from Lakota

 

Siete mai stati al premio “Sotto il Cielo di Fred”? Vi piacciono gli Etruschi from Lakota?

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Categorie: Musica

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