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27 Marzo 2014
Palazzo Madama, quando il museo incontra i social media
Una nuova idea di spazio museale e un’intensa attività su Twitter: così la fortezza degli Acaja ha rilanciato il proprio ruolo grazie alle nuove tecnologie
Fabio Cassanelli e Matteo Fontanone
Riaperto nel 2006 dopo anni di interminabili lavori, Palazzo Madama ha subito catalizzato l’attenzione dei torinesi. Vuoi per la centralità della posizione, vuoi per le meraviglie esposte nelle tante sale o per gli orti di medievale memoria, l’antica fortezza degli Acaja è diventata una delle punte di diamante della Fondazione Torino Musei.
Non solo: il Museo Civico d’Arte Antica ospitato nel palazzo si è fatto notare anche per il grande spirito di iniziativa con cui si è avvicinato alle nuove comunicazioni e alle opportunità di marketing da queste offerte. Ogni giorno infatti i Digital Media Curator dello storico edificio di Piazza Castello propongono al proprio pubblico una gran mole di immagini, tweet, vines e contenuti multimediali.
UNA NUOVA IDEA DI MUSEO
L’obiettivo è quello di costruire giorno per giorno una nuova concezione di fruizione museale: non più un museo visto come luogo chiuso ed esclusivamente contemplativo, ma una nuova entità in grado di offrirsi come spazio sociale, capace di ascoltare davvero i propri avventori e, in piena era digitale, offrire loro un prodotto che vada oltre alla consueta passeggiata tra le meraviglie del passato.
Conversazione, interazione, scambio di materiale, creazione di reti: una ricetta potenzialmente vincente per il museo del domani. Ben vengano quindi il crowdfunding per acquistare un servizio di porcellane preziose, i tavoli per discutere di open data e tante altre iniziative non necessariamente legate all’arte antica in senso stretto.
I MUSEI SU TWITTER E LA #MUSEUMWEEK
In questo solco si inserisce la #MuseumWeek, evento digitale che durerà fino al 30 marzo, volto a mettere in contatto i musei con il loro pubblico (hashtag dominante è #AskTheCurator, che in un cinguettio crea un filo diretto tra pubblico e curatore del museo).
Come racconta Carlotta Margarone, responsabile di tutto ciò che riguarda il digitale a Palazzo Madama, «l’iniziativa nasce direttamente dalla stanza dei bottoni di Twitter, nell’ambito dei tanti eventi social creati per celebrarne l’ottavo compleanno. La portata dei cinguettii riguardanti i musei è alta, Twitter Italia se n’è accorto e ci ha proposto, insieme ad altri musei di rilevanza nazionale, di farci interpreti e sostenitori di questa particolare settimana». Sono ben chiare anche le finalità: «Per i musei minori – continua Margarone – la #MuseumWeek è un’occasione importante per prendere confidenza con i nuovi sistemi di comunicazione e farsi notare da un gran numero di utenti e addetti ai lavori; per quelli maggiormente affermati nell’universo social media c’è invece l’ambizione di creare prospettive più internazionali, ampie reti di collaborazioni costruite in soli 140 caratteri, cosa nella quale Twitter è eccezionale».
Su Twitter Palazzo Madama sviluppa infatti una mole imponente di rapporti e interazioni. Basti pensare all’ultima edizione di “Museum and the Web” , conferenza annuale con sede a Firenze nonché imperdibile summit per tutti gli operatori del settore, durante la quale sono stati esposti i risultati di una recente ricerca. Oggetto dello studio erano i livelli di interazione dei musei su Twitter; la statistica era su scala mondiale e l’unico museo italiano presente era proprio Palazzo Madama.
GLI OPEN DATA E IL CROWDFUNDING
Un’altra direttrice dello sviluppo di Palazzo Madama riguarda il rilascio in rete dei cosiddetti open data. Carlotta Margarone spiega che è innanzitutto una questione di trasparenza verso la cittadinanza e in secondo luogo si incentivano le start-up a realizzare rappresentazioni grafiche o app dedicate.
Per quanto riguarda le strategie sul web, la frase chiave è “collaborare è meglio che competere“. L’obiettivo non è arrivare a guadagnare visitatori strappandoli ad altre strutture, ma solamente rafforzare il brand, il nome, e far conoscere le peculiarità di un museo che vuole essere aperto al dialogo e all’ascolto della cittadinanza.
E i ritorni ci sono stati. La campagna di crowdfunding con l’obiettivo di acquistare da un collezionista privato il servizio di porcellana dei D’Azeglio, ha portato a raccogliere sul web circa 96.000 euro in due mesi da 700 persone. Il museo ha poi aggiunto a questa cifra altri 30.000 euro per giungere al target previsto. Ovviamente parte del denaro è stata raggiunta tramite le donazioni tradizionali, ma la maggior parte è confluita online a seguito delle campagne social del museo.
IL FUTURO
Cosa aspettarsi nel futuro prossimo? Palazzo Madama guarda con curiosità ai Google Glass (gli occhiali interattivi di Google) e segue da vicino le stampanti 3D, che potrebbero aiutare gli ipovedenti a toccare con mano la simulazione fisica delle opere e più in generale le persone con disabilità a visitare le collezioni. Grazie alla tecnologie il museo può assumere quindi un vero ruolo di servizio verso la comunità, dotandosi inoltre di personale multidisciplinare e di alta professionalità.
Tuttavia, nonostante l’interesse per la tecnologia digitale, Carlotta Margarone non dimentica che servono anche investimenti per la manutenzione e per le voci di spesa più tradizionali: al centro di un museo c’è sempre la sua collezione.
Siti utili:
Palazzo Madama
Fondazione Torino Musei
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