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2 Aprile 2014
Balon Mundial, dallo sport alla vera integrazione
Il presidente dell’associazione che organizza il torneo di calcio per migranti presenta un nuovo progetto incentrato su educazione, formazione e lavoro
Rita Rapisardi
Per tanti immigrati che vengono a vivere nel nostro paese non è facile ambientarsi, e anche quando i primi momenti di disorientamento passano, la strada verso l’integrazione è impervia. Fra le tante realtà ad allungare la mano ai giovani, ma non solo, delle tante comunità immigrate c’è Balon Mundial, prima Onlus sportiva fondata in Piemonte, le cui attività sono state spesso raccontate da Digi.TO.
Dal 2007 l’associazione coniuga lo sport con la lotta al razzismo e l’inserimento formativo e lavorativo, coinvolgendo quasi 1500 atleti di oltre 40 nazionalità. Un’avventura in continua crescita che per il prossimo triennio promette piani ambiziosi, come ci spiega Tommaso Pozzato, presidente di Balon Mundial.
Per chi non conosce Balon Mundial, da dove nasce l’idea di un’Onlus sportiva?
«Tutto si sviluppa in una “visione europea” dello sport. Girando per l’Europa e studiando le altre associazioni ci siamo resi conto di come lo sport non sia solo un’attività, ma un ottimo pretesto per creare unione, uno strumento per intercettare i giovani e dar fiducia nei confronti di una vita diversa da quella a cui erano abituati. È magnifico vedere un campo da gioco in cui riecheggiano 4 o 5 lingue diverse unite sotto la stessa bandiera dello sport».
Dal 2007 a oggi Balon Mundial si è evoluto, qual è la direzione che state prendendo?
«Balon Mundial nasce e continua a essere un torneo di calcio fatto soprattutto per aiutare i ragazzi a inserirsi in città. Permette di entrare in contatto con le persone e con i loro problemi di vita quotidiana, come la burocrazia o la trafila per la compilazione dei vari documenti. Ma stiamo crescendo diversificandoci anche nello sport: abbiamo infatti inserito il cricket, con il primo torneo disputato nel 2013, avvicinandoci così a comunità in cui questo sport è il più diffuso. Si parla di paesi come India, Pakistan, Bangladesh, Afghanistan e Sri Lanka».
Parlaci del nuovo programma triennale “Youth aNd S.e.l.f.”.
«Innanzi tutto per noi “self” è l’acronimo di sport, educazione, lavoro e formazione, una formula perfetta che sintetizza i valori di Balon Mundial. Attraverso lo sport invitiamo tutti a una partecipazione attiva, che si adatta alle regole del gioco e del fair play. Durante la formazione gli atleti fanno propri i principi degli sport, in un cammino verso il mondo del lavoro alla conquista dell’emancipazione e dell’indipendenza, fino a una fase di accompagnamento individuale sul posto di lavoro».
Quali gli obiettivi per il futuro?
«Con il prossimo Balon Mundial, dal 6 giugno al 7 luglio, contiamo di creare un vero e proprio “Festival delle comunità migranti”. Un programma che non coinvolge solo lo sport, ma le diverse culture dei paesi coinvolti: danze tradizionali, concerti musicali, dibattiti interculturali e soprattutto cibi e bevande tipiche. Gli stand con le ricette delle comunità migranti si mischieranno a quelli dedicati al Piemonte: perché si sa il cibo unisce tutti, ma proprio tutti».
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