Home » Cultura » La “guerra del lavoro” al Salone del Libro

12 Maggio 2014

La “guerra del lavoro” al Salone del Libro

I giornalisti Walter Passerini e Ignazio Marino hanno presentato un manuale sul difficile mercato italiano, “una sala con posti liberi ma gente fuori dalla porta”

Rita Rapisardi

Al Salone del Libro i giornalisti Walter Passerini e Ignazio Marino hanno presentato il libro “La guerra del lavoro”

Sabato 10 maggio nella Sala 500 del Salone del Libro non c’è il solito pubblico spensierato dei grandi incontri. È un pubblico consapevole, ma che non molla: c’è un 35enne in attesa del primo figlio che deve fare quattro lavori, di cui solo uno gli dà un reale stipendio; un padre che da tempo ha salutato la figlia soddisfatta della sua vita in Francia, mentre il fidanzato di lei diplomato pizzaiolo rimasto in Italia lavora in nero in una pizzeria cinese. E non è strano vedere molti giovani con il cartellino “stampa”, passare agilmente dall’altra parte e definirsi senza lavoro, senza certezze, in un mare di confusione.
Sono le storie che ascoltiamo tra i presenti: cambiano le date, le età, i luoghi, le professioni, ma il succo è lo stesso. Di fronte a una platea di giovani, ma anche di 30enni inseriti nel mondo del lavoro o che lo sono stati, e non riescono a risalire sulla giostra, di 50enni che non vedono ancora la pensione, licenziati e senza speranza, Walter Passerini e Ignazio Marino presentano il loro libro “La guerra del lavoro” (BUR 2014).
Passerini, giornalista ideatore di CorriereLavoro, in passato responsabile di Job24 (Sole 24 ore) e IoLavoro, descrive il mercato professionale come la sala di un cinema con alcuni posti liberi, in cui tuttavia c’è gente fuori che non riesce a entrare.

LA SITUAZIONE OGGI
L’attività più antica dell’uomo è diventata indecifrabile per molti. Nel 2007 in Italia la disoccupazione era pari al 6%, attualmente è al 13%, un raddoppio in sei anni, mentre quella giovanile supera ormai il 40%. L’economia italiana è ferma e poco vivace: bisogna andare oltre l’industria ed esplorare le nuove professioni e specializzazioni.
Ignazio Marino anche lui giornalista esperto, insiste in primis su una crisi culturale del modello Italia, in cui professioni intellettuali, come architetti, avvocati, notai, giornalisti e molti altri, sono ormai sature.
Uno dei problemi principali è la mancanza per i giovani di una bussola; alla fine delle scuole medie superiori, non conoscono le reali offerte del mercato del lavoro: è necessario mettere in relazione domanda e offerta per capire in che ambito si creeranno le opportunità future.
A essere cambiato è il sistema che ha accompagnato negli ultimi decenni il bel paese, quello dell’ascensore sociale: il patto invisibile per cui se studio, trovo un lavoro soddisfacente e mi affermo.
Una delle chiavi di lettura è passare da un tipo di lavoro dipendente a uno intraprendente, diventando letteralmente imprenditori di sé stessi.
E ora alcuni consigli e soluzioni da parte dei due esperti.

STUDIO
Specializzarsi troppo è oggi un rischio perché non si sa in che direzione il mercato del lavoro sta andando. In alternativa è meglio scegliere un percorso di studi in base all’economia del paese in cui mi trovo, o al paese in cui voglio lavorare.
In base alle possibilità italiane è meglio adottare una preparazione ricca, apprendere più tecniche così da essere competitivi in più settori.
Si parla di competenze trasversali, alcune delle quali sono date per scontate: l’uso del web, della tecnologia, dei social, dell’informatica, sapere almeno l’inglese e magari un’ulteriore lingua straniera, poi oggi più che mai sono richieste intraprendenza e mobilità.
Nel tutelare la propria formazione, è centrale l’ateneo che si sceglie. Il Politecnico di Torino ad esempio aiuta già in fase di studio a trovare occupazione attraverso possibilità di contatto con aziende, con stage e organizzando eventi mirati. Altro punto è quello di creare scuole post-diploma, diverse dalle lauree, che insegnino una professione e riescano in poco tempo a inserire specialisti nel mercato. Esistono già all’estero come in Francia e Germania.
E sulla eventualità di andare all’estero: non deve essere presa come un fallimento, ma una fase di transizione, un’opportunità, oltre che un passaggio obbligatorio per accumulare esperienza.
Un punto è certo, dicono i due: studiare è sempre meglio che non farlo.

CONTRATTI E REDDITO MINIMO
Esiste un dramma tutto nostrano sul tema contratti: 47 formule, che vanno dalla provvigione, alle proroghe, ai 3 o 6 mesi, fino a quelli di un giorno. Un sistema sbagliato che non genera flessibilità, ma piuttosto un “usa e getta delle persone”.
Una soluzione è il contratto a inserimento crescente, già presente in Germania, che prevede un periodo di prova, un secondo momento in cui essere licenziati vorrebbe dire prendere delle indennità e infine, al 37° mese, il contratto vero e proprio.
In parallelo creare il reddito di cittadinanza, un introito minimo garantito a tutti coloro che passano da un lavoro all’altro; diversamente dalla cassa integrazione, è valido da 12 a 18 mesi e garantisce un sostegno durante la ricerca di una nuova occupazione.
A rompere il muro che separa i giovani dal mondo del lavoro prova il programma europeo Garanzia Giovani, rivolto ai giovani fino a 29 anni e partito il 1° gennaio 2014 anche in Piemonte, che punta a dare un’offerta di lavoro, il proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita del sistema d’istruzione formale. Una dotazione di 6 miliardi di euro per sei anni destinati a tutti i paesi UE.

SETTORI IN CRESCITA
I sette settori su cui puntare per la ricrescita sono: turismo e beni culturali, moda e design, web, green, nuovo welfare (privato e non pubblico), edilizia (del rinnovo e della ristrutturazione, non della costruzione ex novo), industria di eccellenza, in particolare artigianato.
Soprattutto quest’ultimo è uno spicchio di mercato da “riempire”, dato che oltre 400mila artigiani andranno in pensione nei prossimi anni: per il futuro è necessario saper coniugare tradizione e modernità attraverso il web. Come la storia di un pastore sardo che grazie a internet ha promosso l’adozione di una pecora a distanza in cambio dei prodotti caseari ricavati dall’animale.
Esistono in realtà professioni di difficile reperibilità, ecco le prime dieci tra i laureati, in ordine: esperto di software, analista programmatore, sviluppatore di software, programmatore informatico, esperto di gestione aziendale, progettista meccanico, operatore commerciale estero, educatore per i disabili, infermiere ed educatore professionale.
Tra i diplomati: sviluppatori di software, disegnatori tecnici, assistenti socio-sanitari, riparatori di macchinari e impianti, dentisti, cuochi e camerieri.
Infine – concludono Passerini e Marino – non è il momento di mollare i propri sogni, ma di insistere con forza, conoscendo la guerra che si deve combattere, una guerra del lavoro ormai sotto gli occhi di tutti.

Link utili:
Salone del Libro
La guerra del lavoro
Garanzia Giovani
Garanzia Giovani Piemonte

 

Cosa pensate del mondo del lavoro oggi? Avete una storia da raccontare?

Tag: , , , , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento