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12 Maggio 2014

Tutela dei dati su Internet, una proposta per l’Europa

Venerdì al Salone del Libro esperti a confronto su un problema ancora senza soluzioni, alla presentazione dell’e-book “Habeas corpus digitale”

Rita Rapisardi

Al Salone del Libro si è parlato dei nostri dati, alla mercé delle grandi piattaforme Internet: come tutelarsi?

Al Salone del Libro si parla ancora di digitale e delle sue problematiche. Sul tavolo abbiamo Europa e informatica: quanto sono tutelati i cittadini nel mondo di internet? Quale deve essere la posizione dell’Unione Europea?
A queste e ad altre domande vuole rispondere “Habeas corpus digitale”, ebook presentato venerdì da Riccardo Lala dell’Alpina, casa editrice piemontese che da anni si occupa di tematiche europee.

DATI VOLANTI
Nell’era digitale ogni giorno, consapevolmente o meno, entriamo in contatto con l’informatica, mandando mail, usando i social, facendo ricerche su internet, inserendo i nostri dati: gesti automatici di cui spesso non conosciamo la reale portata a meno di scandali mondiali come il Datagate o il Prism. Ma cosa succede dietro le quinte?
I dati personali sono diventati il nuovo “habeas corpus” profanato dalle grandi piattaforme, prima fra tutte Google, in mano agli Stati Uniti. C’è chi sostiene che si debba arrivare a un diritto personale e inviolabile anche dei dati che a oggi sono liberi di navigare ed essere registrati.
Raimondo Iemma, del Dipartimento di Informatica del Politecnico di Torino, porta una storia esemplare: i genitori di una 17enne statunitense scoprono che la figlia è incinta grazie alla pubblicità che le arriva in buca. Questo perché la sua tessera punti, registrando tutti i suoi acquisti, aveva tracciato un profilo su misura e capito che era incinta.
Una battaglia che si combatte tutti i giorni: Internet accumula informazioni su di noi, spesso obsolete, che rimangono immodificabili e che rendono difficile rifarsi una “vita digitale”.

E L’UNIONE EUROPEA?
Nonostante l’Unione Europea abbia abbracciato il DataPortability, protocollo che si prefigge di tutelare il trasferimento dei dati permettendo ai cittadini di ottenere notizie su chi uso di informazioni personali, il problema non cambia: quanti le posseggono?
Dall’Europa c’è chi propone la creazione di un’accademia digitale per la tutela della privacy, chi di trovare un equilibrio tra cittadini e soggetti: l’autogestione dei dati personali sarebbe un guadagno per tutti nel determinare i consumi valorizzandoli. I dilemmi sono numerosi: proteggere i cittadini non è semplice, una realtà che riguarda tutti, ma nessuno in particolare. Il web come collegamento tra server e computer privati non calcola certamente i confini geografici.
A farsi portavoce dell’UE c’è il parlamentare europeo Gianluca Susta, che parla della difficile combinazione tra democrazia e un’informatica sempre meno a servizio dell’uomo. Bisogna fare distinzione: spesso con la scusa di combattere terrorismo e mafie – certamente battaglie di primo piano, aggiunge Susta – si calpestano i diritti dei singoli. Come nel 2010 quando gli USA pretesero di far passare una normativa, bocciata all’unanimità da Bruxelles, per il controllo dei conti correnti dei cittadini europei.
Dal canto suo anche Lucio Levi, presidente del Movimento Federalista Europeo, conviene sulla presenza di attori globali non obbligati a rispondere sull’uso dei dati e sposta l’ago della bilancia sul tema della libertà: più segretezza ci rende liberi?

L’ILLUSIONE DELLE NORME
Fuori dal coro Gian Arturo Ferrari, editore e giornalista di fama, che parla di illusione quando si pensa di poter circoscrivere attraverso delle norme l’universo digitale, il cui elemento primario è l’innovazione tecnologica che muta e cambia nel momento stesso in cui parliamo.
E aggiunge che controllare pone un altro problema: chi controlla i controllori? Politiche consolatorie o ostili da parte dell’UE nei confronti del mondo digitale, i cui leader – Apple, Amazon e Google – sono al di sopra di tutto, diventano dannose per l’opinione pubblica.

Link utili:
E-book “Habeas Corpus Digitale”
Alpina Editore
Salone del Libro

Conoscete i problemi sull’appropriazione dei dati? Che cosa ne pensate?

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Categorie: Cultura

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