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3 Luglio 2014

Da Move: l’armonia del freestyle

Lorenzo “Aig $cream” Pinciroli è tra i fondatori del gruppo che, a metà fra sport e intrattenimento, ha divertito anche il Papa

Rita Rapisardi e Matteo Tamborrino

Parte della crew dei Da Move

Dai campetti a Papa Francesco è un attimo… o quasi. E lo sanno bene i Da Move. Il loro è un cammino che va avanti da più di 10 anni e ha portato due ragazzi e la loro crew (in gergo hip hop, ciurma, intesa come gruppo) a calcare le scene internazionali del freestyle: una perfetta sinergia tra sport, atletica e divertimento.
Tutto inizia nel 2000 quando Lorenzo “Aig $cream” PinciroliFabio “K-lean” Mastromatteo si incontrano alle finali nazionali dell’Adidas Streetball e iniziano a pensare a un progetto più grande: formare una ciurma di schiacciatori e streetballer come loro.
Il loro progetto, Da Move, conta oggi 23 elementi (tra cui alcuni torinesi), atleti a tutti gli effetti che devono seguire un duro allenamento fisico per compiere quelle evoluzioni e coreografie che hanno emozionato persino Sua Santità. Hanno alle spalle oltre 1000 esibizioni in 15 paesi diversi e sono considerati i pionieri del movimento freestyle europeo.
A svelare per noi di Digi.TO qualche interessante retroscena, tra un trick e l’altro (il trick è il gesto tecnico eseguito dal freestyler con diverse parti del suo corpo) è il co-fondatore Lorenzo Pinciroli, 33 anni.

Vuoi raccontarci come sono nati i Da Move?
«Il progetto nasce ormai 14 anni fa, dalla passione per la palla a spicchi mia e di Fabio Mastromatteo. La scena freestyle stava nascendo in quegli anni in Italia e noi eravamo lì a coglierne i primi segnali. C’era una grande energia all’epoca: ci sentivamo parte di qualcosa di nuovo che stava esplodendo. A legarci era la voglia di divertirci e di esibirci insieme. Sono passati 14 anni e migliaia di show. Ma la voglia di intrattenere il nostro pubblico e di fare freestyle è rimasta esattamente la stessa».

Che cos’è esattamente il freestyle?
«Il freestyle di per sé non è uno sport, bensì l’evoluzione creativa e libera di altri sport. È piuttosto una corrente di pensiero, uno stile di vita, un modo di divertirsi, di stare in gruppo, di girare il mondo e concepire l’agonismo, ma sempre con armonia e divertimento. Il punto di partenza è ‘divertirsi’; ovviamente per farlo a livello professionale è fondamentale la preparazione atletica, la predisposizione fisica, l’allenamento, una corretta alimentazione. In sostanza, vestirsi cool o provare qualche trick non basta per essere un freestyler».

Dalle prime esibizioni fino alle partecipazioni televisive. Com’è cambiata la vostra vita?
«Ho fondato i Da Move, sono uno dei veterani e ricordo tutte le apparizioni televisive che si sono susseguite in questi anni. Credo che l’attenzione dei media possa davvero cambiare alcuni momenti della propria vita: sono dei flash mirabolanti, impensabili, bellissimi. Ma restano tali. La vita vera, quella di tutti i giorni, la cambiano i viaggi, le culture che impari a conoscere, le persone che incontri e che apprezzano i tuoi show. È questo ciò che mi ha segnato di più. Oltre naturalmente agli sguardi incantanti dei bambini che osservano, come rapiti, la palla roteare».

Recentemente avete anche avuto modo di esibirvi di fronte al Papa: parlaci di quella giornata.
«L’occasione è stata il 70° anniversario del Centro Sportivo Italiano: era una giornata dedicata all’incontro del Santo Padre con tutti gli sportivi. La nostra esibizione, davanti a 50mila persone, è stata un mix di basket e calcio freestyle. Non era previsto che ci avvicinassimo a Bergoglio, ma mentre ci allontanavamo dal palco, gli organizzatori sono venuti a dirci che Papa Francesco voleva salutarci. A quel punto è stato tutto molto spontaneo: gli abbiamo chiesto se voleva provare un piccolo trick con la matita e lui ha accettato, assai divertito. È stato un momento davvero indimenticabile. Qui non c’entra la fede: il calore e la positività che questo Papa emana hanno qualcosa di ultraterreno».

Ci sono stati momenti difficili? Come avete affrontato eventuali insuccessi?
«I momenti difficili ci sono ogni singolo giorno, soprattutto quando provi a fare qualcosa che non hai mai realizzato prima, soprattutto qui in Italia. La crisi che stiamo vivendo ha colpito sia il mondo sportivo sia quello dell’intrattenimento: e noi siamo esattamente al centro. Nonostante tutto, però, stiamo crescendo ogni anno e questo ci dà grande speranza e fiducia».

Che cosa dovrebbe fare un giovane con il sogno di diventare un freestyler?
«Credo che prima di tutto sia importante uscire dalla gabbia ‘egocentrica’ dell’essere freestyler sui social network. Il consiglio che mi sento di dare a chi ha davvero voglia di diventare un freestyler è quello di cominciare a guardare i grandi in azione, prendere spunto dalla scena internazionale, frequentare altri freestyler, vedere più show possibili; e con tutto questo bagaglio allenarsi tanto, trovare il proprio stile e partecipare ai contest per respirarne l’atmosfera. E poi, ovviamente, tenere d’occhio le nostre pagine sui social, seguirci, postarci i propri miglioramenti: abbiamo reclutato molti nuovi talenti in questo modo. Quindi non mi resta che dire: ‘in bocca al lupo’ e #CrederciSempre!».

Link utili:
Da Move
Pagina Facebook

 

Conoscevate il progetto dei Da Move? Avete mai pensato di diventare freestyler?

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Categorie: Sport

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