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15 Ottobre 2014

EveryAware: studiare l’inquinamento con uno smartphone

Un progetto europeo per aumentare la consapevolezza dei cittadini sulla situazione dell’ambiente urbano attraverso l’uso delle nuove tecnologie

A.D.S.

I risultati dell’indagine EveryAware su Torino: dal blu al viola, le zone via via più inquinate

Il problema dell’inquinamento ricorre con frequenza regolare sui mezzi di informazione, che riprendono, riassumono e presentano più o meno superficialmente diverse indagini scientifiche. Il progetto EveryAware (in inglese) è andato nella direzione opposta, facendo toccare con mano ai suoi partecipanti questa problematica e migliorandone la consapevolezza riguardo l’inquinamento urbano.
Considerando le schiaccianti evidenze dei seri danni nel breve periodo agli ecosistemi biologici e alla vita umana a causa della nostra attuale organizzazione economica e sociale, il progetto ritiene che l’assunzione di nuove politiche ambientali debba essere innescata da un approccio radicale, guidato dal contributo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Nella loro ultima evoluzione esse hanno sempre più interessato l’inclusione degli utenti nella produzione di informazione attraverso diversi media digitali come gli smartphone.
Tramite l’utilizzo della piattaforma EveryAware, costituita nella sua parte hardware proprio da uno smartphone per il controllo dell’acquisizione dati e una sensor box con diversi rivelatori d’inquinamento, i partecipanti sono in grado di valutare direttamente la qualità dell’ambiente urbano raccogliendo informazioni in tempo reale e condividendole con la comunità attraverso il loro upload e un’etichettatura con coordinate GPS. Tutte le componenti sviluppate per la piattaforma, sia sul lato hardware che sul lato software, sono open source e disponibili per il download.
EveryAware è stato portato avanti a Londra, Anversa, Kassel (Germania) e Torino. Marco Capelli, 23 anni, studente di Fisica presso l’Università di Torino, ha dato il suo contributo alla parte torinese del progetto, dove alla voce Explore Air Quality Map, a destra, è possibile vedere i risultati in grafica.

Potresti descriverci EveryAware?
«Il progetto si divide in due parti: c’è un gioco su Internet in cui hai a disposizione una mappa dove segnare dei pin, dei punti, indicando quanto pensi sia l’inquinamento in quel punto. Alla fine della giornata, in base a quanto il valore messo si avvicina a quello reale, si danno dei soldi virtuali per mettere altri pin e comprare altre aree. Si inizia con un’area ristretta e poi ci si allarga. Contemporaneamente altre persone vanno in giro per la città con uno strumento fatto apposta per misurare l’inquinamento e misura per quanto possibile tutta l’area interessata. Dopo un mese questi dati presi sperimentalmente vengono rilasciati in rete per eventualmente modificare i valori già messi o che metteranno in futuro, per avvicinarsi sempre di più alla previsione reale».

Perché il progetto ti ha interessato e qual era il tuo compito?
«Ho scoperto il progetto perché è arrivata una mail dall’università. Sono andato a leggere quello di cui parlava perché sono interessato alle dinamiche dell’ambiente e alla sensibilizzazione all’inquinamento. L’impegno di andare in giro per Torino a prendere tutti i dati per più ore al giorno era abbastanza grosso e io avevo lezione. Mi sono concentrato sulla parte dedicata al gioco su internet e l’ho eseguita tra ottobre e novembre del 2013. Quindi il mio ruolo di giorno in giorno era di comprare nuove zone se avevo abbastanza soldi virtuali, mettere i pin, fare le stime e modificarle».

Che cosa ti è piaciuto e non ti è piaciuto e quali aspetti miglioreresti?
«Mi è piaciuto il fatto che fosse interattivo e che potessi parteciparci. A parte andare in giro per Torino, l’altra parte sono riuscito a farla tranquillamente ritagliando quella mezz’ora di tempo per riuscire a fare tutto. D’altronde dopo un po’ iniziava a diventare monotono e noioso: ogni giorno si trattava di comprare una zona e mettere pin qua e là. Facendolo per due mesi uno non aveva più voglia di continuare, però effettivamente non so quanto sia possibile renderlo più interattivo: alla fine non è un videogioco, è pur sempre una ricerca scientifica e non so fino a che punto si possa rendere emozionante e divertente giocarci tutti i giorni. Allo stesso tempo però coinvolgere più gente possibile è uno degli aspetti più importanti del progetto: più persone sono coinvolte e meglio si può diffondere questa consapevolezza. Inoltre più gente c’è, migliore è la statistica».

Ci sono degli aspetti importanti del progetto che vuoi sottolineare?
«Secondo me è importante che il progetto si concentri molto sulla consapevolezza delle persone nei confronti di questi problemi e non sia la solita ricerca scientifica del tipo “c’è il problema, lo abbiamo visto, è così, punto”».

Ritieni che siano necessari progetti simili per il futuro?
«Questi progetti sono interessanti perché coinvolgono anche la gente, non mostrano solo quello che succede. Sulla maglietta del progetto c’era scritto “se me lo dici solo me ne dimentico, se me lo mostri me lo ricordo, se mi coinvolgi lo capisco”. Mi piaceva molto questa frase perché la ritengo veritiera: la gente capisce meglio quando è partecipe del progetto stesso».

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Categorie: Ambiente

Commenti (1)

  1. Marina ha detto:

    Gran bell’articolo. Interessante

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