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21 Novembre 2014

Torino e il cinema, un legame lungo cent’anni

Un viaggio attraverso i decenni per sondare il rapporto tra la città della Mole e la settima arte, da Cabiria alla Film Commission

M.F.

Il Museo del Cinema di Torino

Fra Torino e il cinrma esiste un rapporto articolato, un’attrazione corrisposta, un legame a doppio filo che proprio nel 2014 compie cento anni.

CABIRIA
Già, perché nel lontano 1914, in alcuni studi collocati lungo la Dora, si fa la storia. Da un’idea di Giovanni Pastrone e dell’onnipresente Gabriele d’Annunzio nasce Cabiria, secondo colossal della storia del cinema italiano e mondiale: prima di lui, solo Quo Vadis?, che lo precede di due anni. Ed è proprio dalla fantasia di D’Annunzio che nasce il trait d’union tra Cabiria e il futuro: si tratta di Maciste, gigante buono paladino della giustizia. Il personaggio, interpretato in Cabiria da un grosso scaricatore del porto di Genova, piacerà talmente tanto che inizierà a godere di autonomia propria, si slegherà dalla Seconda Guerra Punica in cui Cabiria è ambientato e sarà utilizzato in molti altri contesti. È del 1925, girato manco a dirlo a Torino, Maciste all’inferno, di Guido Brignone.

UNA CASA PER IL CINEMA
La seconda data indicativa del rapporto Torino-cinema è il 1958, anno d’inaugurazione del Museo nazionale del cinema, all’epoca ancora nei locali storici di Palazzo Chiablese, in quel di piazza Castello.
Chiuso per motivi di sicurezza negli anni ’80 dopo il tristemente noto incendio del cinema Statuto, il museo trova la sua nuova e definitiva collocazione nel 2000, all’interno del simbolo per eccellenza della città, la Mole Antonelliana. Uno dei primi pezzi in esposizione è proprio lo storico totem del dio cartaginese di Cabiria.
Nel 1982 nasce invece il Torino Film Festival, dedicato alle pellicole indipendenti e, almeno nella sua forma iniziale, rivolto a un pubblico di giovani. Per un certo periodo considerato inferiore solo all’inossidabile kermesse di Venezia, il TFF è stato in grado di attraversare tre decenni adattando i target, aggirando i budget, proponendo fin dai tempi di Gianni Rondolino come curatore un’occhiata sperimentale e un forte legame con il pubblico cittadino.

I PRIMI SET…
E le pellicole ambientate in città? Innanzitutto Dario Argento, maestro dell’horror che sotto la Mole gira il suo capolavoro di sempre, Profondo Rosso. Oppure Così ridevano di Gianni Amelio, 1998, un’opera toccante che il regista incentra sul doloroso problema dell’integrazione degli immigrati meridionali in città.
A questo proposito non si può non parlare de La Ragazza di via Millelire di Gianni Serra, film girato nel 1980 e commissionato dal Comune di Torino nella figura dell’allora sindaco Diego Novelli: nella pellicola veniva affrontato di petto il problema del degrado periferico, dei ghetti verticali colmi di droga, disperazione e prostituzione minorile, dell’allora malfamata zona di via Artom. Il lavoro di Serra destò talmente tanto scalpore che ricevette pessime critiche a Venezia e fu trasmesso una sola volta, oltretutto in seconda serata, dalla Rai.
Rimangono La donna della domenica di Comencini, tratto dall’omonimo romanzo di Fruttero & Lucentini, e Torino Nera del grande Carlo Lizzani, entrambi nel pieno degli anni ’70.

… FNO AGLI ANNI DUEMILA
La vera esplosione tuttavia l’abbiamo tastata con mano dai primi anni Zero in poi. Alzi la mano chi non ha mai visto una troupe in azione per le vie del centro, e non sembra essere giunta sul viale del tramonto. Anzi.
Qualche commedia senza pretese, a là Maschi contro Femmine, e un po’ di lavori destinati a un pubblico di liceali, da La solitudine dei numeri primi a Bianca come il latte rossa come il sangue. Poi c’è buona parte della filmografia di Davide Ferrario, che identifica in Torino non solo l’ambientazione dei suoi set, ma un elemento filmico imprescindibile per la riuscita dell’opera: chi non ne ha mai sentito parlare può rimediare con Dopo mezzanotte o La luna su Torino, sua ultima fatica.
Un tocco di internazionalità con Venuto al mondo di Penelope Cruz e Cate Blanchett con In heaven, per poi tornare alle produzioni locali: i piccoli gioielli di Marco Ponti, regista alternativo dotato di un tocco ironico non da poco, come Santa Maradona e Andata + Ritorno. A Torino, il direttore del Teatro Stabile Martone colloca buona parte del suo Noi credevamo, un instant classic risorgimentale presentato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Nel filone della storia si inserisce anche Romanzo di una Strage, ambizioso film di Marco Tullio Giordana dedicato alla strage di piazza Fontana e alle sue cause.

LA FILM COMMISSION
Sono talmente tanti i registi che ogni anno accorrono in città per girare che, proprio a partire dal 2000, è stata istituita la Film Commission Torino Piemonte, con un’enorme banca dati di location interne ed esterne, ambientazioni e potenziali set, grazie alla quale sono state mandate in sala ben 700 pellicole.
Non male, per quella che fino a poco tempo fa era considerata semplicemente una noiosa città operaia.

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Categorie: Cultura

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