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19 Maggio 2015
Jack Andraka, genio 18enne che non sa allacciarsi le scarpe
Domenica al Salone l’esperienza del giovanissimo scienziato il cui metodo diagnostico per alcuni tipi di cancro potrebbe dare una svolta alla lotta contro i tumori
Tommaso Portaluri
Era ancora il 2012 quando lo statunitense Jack Andraka, classe 1997, vinse una competizione scientifica, promossa da Intel, presentando un metodo veloce ed economico per la diagnosi del cancro al pancreas, alle ovaie e ai polmoni già in stadio precoce, un’invenzione che oggi potrebbe salvare milioni di vite. Domenica era al Salone del Libro per presentare il suo libro Basta un ragazzo (scritto con Matthew Lysiak ed edito in Italia da Garzanti). Abbiamo colto l’occasione per intervistarlo.
Nel libro racconti anche di essere stato vittima di bullismo. Diventare un genio ti ha aiutato ad uscire da questa brutta situazione, ma ci sono anche altri modi per difendersi dal bullismo?
«L’importante è seguire la propria passione, migliorarsi e non farsi influenzare dai comportamenti negativi degli altri. Inoltre, è fondamentale avere un supporto della famiglia e degli amici».
Dalla tua storia sembra di capire che tu sia un ragazzo molto curioso. Quant’è stata importante la curiosità nella tua attività di ricerca?
«La scienza è tutta questione di curiosità. E anche di creatività per cambiare il mondo. Penso che molte persone siano convinte che la scienza sia memorizzare concetti freddi e oscuri, ma in realtà è tutt’altro. Usare la propria curiosità e creatività è la vera missione dello scienziato».
Sei molto focalizzato sulle scienze. Ti piace anche leggere o sei interessato alle materie umanistiche?
«Assolutamente, adoro leggere e amo la letteratura. Non mi dedico soltanto alla scienza».
Sei indubbiamente talentuoso, ma il talento è abbastanza? Qual è la percentuale di talento e quale la percentuale di duro lavoro?
«A mio avviso, il 99% è duro lavoro e determinazione; soltanto l’1% è talento. Molte persone mi considerano un genio incredibile, ma non lo sono affatto, non so nemmeno allacciarmi le scarpe. Tutto quello che faccio è impegnarmi seriamente: non è necessario essere un genio per essere un bravo scienziato».
In una vita così impegnata, riesci a trovare tempo per le amicizie e per l’amore? Quale ritieni sia la persona più importante della tua vita?
«Certo, ho tantissimi amici. Organizziamo molte feste a casa mia e ho davvero un fantastico gruppo di amici. Non sono così fortunato in amore e tutte le mie relazioni finora hanno avuto esiti abbastanza dolorosi. Quanto alla persona più importante, devo proprio dire i miei genitori: mi hanno sempre ispirato e sostenuto e sono dei magnifici modelli ed esempi per me».