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18 Giugno 2015
Naboomboo, il social delle lingue
Viaggio alla scoperta dell’isola digitale in cui è possibile praticare le lingue straniere, una start-up nata nell’incubatore di imprese del Politecnico di Torino
Antonella Capalbi
Riuscire a padroneggiare molte lingue e superare la barriera naturale dell’incomprensibilità è un bisogno antico tanto quanto il desiderio di comunicare dell’uomo. Ne è la dimostrazione il fatto che per lungo tempo si è coltivata l’idea della creazione ex novo di una possibile lingua artificiale – l’esperanto – con buona pace della lingua inglese. Se questa ipotesi è naufragata, oggi esiste però una possibilità di praticare le proprie competenze linguistiche direttamente on line: si tratta di Naboomboo.
Con un nome a metà tra il rito tribale e la formula magica che riprende quello dell’isola disneyana in cui gli animali parlano un linguaggio umano nel film Pomi d’ottone e manici di scopa, Nabomboo effettivamente compie la magia tutta digitale di mettere in comunicazione utenti di nazionalità diverse con l’unico obiettivo di praticare e migliorare le proprie competenze linguistiche nel solco del learning by doing, cioè imparando con la pratica.
Nata presso il Politecnico di Torino, Nabomboo è il frutto di professionalità diverse che hanno saputo integrarsi. Tutto è iniziato da una chiacchierata amichevole tra Daniele Pozzo e Antonio De Marco, ingegneri, e Carlo Lanzavecchia, prestigiatore con laurea in economia; la start-up si avvale inoltre di un gruppo di professionisti accomunati dalla passione per l’innovazione sociale e costituisce una delle esperienze riuscite di Treatabit, l’incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino.
Per conoscere maggiormente questa realtà, abbiamo rivolto qualche domanda a Daniele Pozzo, tra i fondatori della piattaforma.
Com’è nata l’idea di Nabomboo?
«Come mantenere allenata la propria padronanza delle lingue? Questa è stata la semplice domanda che i membri della società si sono posti e che li ha portati in poco tempo a esaminare in maniera dettagliata i pregi e i difetti degli attuali metodi. Le differenti modalità di apprendimento o miglioramento di una lingua straniera possono essere raggruppate in tre categorie: scuole di lingua, corsi da autodidatta, viaggi studio. Già da un decennio la tecnologia e Internet hanno permesso la nascita di servizi on-line per l’apprendimento delle lingue, trasponendo il tradizionale rapporto studente-professore da una realtà fisica a una virtuale, o sostituendolo con dispense multimediali. Negli ultimi anni, contestualmente all’esplosione del fenomeno social network, si è gradualmente assistito allo sviluppo di piattaforme per l’erogazione di corsi ed esercizi online, che hanno permesso la nascita di communities popolate da studenti e professori: i cosiddetti Social Media Language Learning o SMLL. Da questo primo screening emergono chiaramente le esigenze degli utenti dei SMLL: trainer madrelingua, budget contenuto, orari flessibili, ampiezza degli argomenti di conversazione e semplicità di utilizzo. L’assenza di un’unica piattaforma che risponda al meglio a questi requisiti ha spinto il team a dar vita a Naboomboo per colmare il vuoto d’offerta».
Quali sono state le fasi di strutturazione del progetto all’interno di TreataBit?
«La start-up da quando ha partecipato alla Start Cup è seguita dal Treatabit, l’incubatore delle Startup digitali del Politecnico di Torino. L’incubatore ci ha supportato nella stesura del Business Plan, nella ricerca del primo Business Angel e ora ci sta seguendo nel continuo miglioramento delle performance della start-up».
Come funziona il social?
«L’aspetto social e il suo impatto sul prossimo sono i pilastri alla base del progetto Naboomboo. La mission di Naboomboo è quella infatti di elevare la cultura media di conoscenza delle lingue straniere. Crediamo che in una realtà sociale sempre più internazionale e contraddistinta da flussi migratori molte persone abbiano necessità di imparare la lingua del territorio ospitante. La conoscenza delle lingue è un bene prezioso, che può costituire il mezzo per l’abbattimento delle barriere linguistiche e culturali. A partire dalle città con elevata concentrazione di individui stranieri, per flussi migratori e affluenza di studenti, fino ad arrivare ad una estensione su scala nazionale e comunitaria, va ricercato il superamento delle barriere linguistiche a tutti i livelli sociali, presupposto a una integrazione, sia temporanea che definitiva, nel tessuto urbano di riferimento; una nazione che integra i flussi migratori sarà una nazione più moderna ed evoluta, dove le persone avranno meno difficoltà ad inserirsi in un contesto lavorativo sempre più competitivo».