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20 Luglio 2015

“Un festival d’arte unico al mondo”

Intervista al Direttore dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino sul Festival Internazionale delle Scuole d’arte e Design prorogato fino al 30 agosto

Tommaso Portaluri

Il Direttore dell’Accademia Albertina Salvo Bitonti

Il primo Festival Internazionale delle Scuole d’Arte e Design (FISAD) organizzato dall’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino è un festival unico nel suo genere: tante sedi espositive della città – dalla Pinacoteca dell’Accademia alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – ospitano opere e prodotti multimediali di giovani artisti provenienti dalle scuole d’arte di tutto il mondo. Una grande kermesse, aperta fino al 30 agosto, che attraverso il tema “The Sense of the Body” (“Il senso del corpo”) vuole offrire uno spaccato della ricerca e della produzione artistica contemporanea giovane.
Per saperne di più abbiamo intervistato il Direttore dell’Accademia Albertina, Salvo Bitonti. Da quindici anni docente di regia presso la medesima Accademia, ne è divenuto direttore nel 2013; precedentemente ha insegnato alle Accademie di Belle Arti di Milano, Frosinone, Sassari e Reggio Calabria. Direttore artistico dal 2008 del Sicilian Film Festival di Miami, ha al suo attivo una prolifica attività come regista, drammaturgo e saggista.

Qual è l’obiettivo di un Festival Internazionale delle Scuole d’Arte e Design?
«La mission è far incontrare giovani artisti che frequentano scuole d’arte in tutta Europa ma non solo, innanzitutto per capire e vedere a che punto è la notte, come diceva Shakespeare in Macbeth: ovvero capire a che punto sono la ricerca e la produzione artistica contemporanea in questi luoghi. Oltre a indagare lo stato dell’arte, però, volevamo anche creare una occasione di confronto: non esistono altre possibilità di incontro così estese. Abbiamo invitato ben 31 scuole internazionali, in alcuni casi contribuendo anche alle spese di ospitalità di studenti e docenti; ogni scuola ha potuto esporre in questo festival cinque opere e venti minuti di prodotti multimediali».

Qual è il pubblico di riferimento dell’iniziativa?
«Il pubblico a cui si rivolge il festival è assolutamente eterogeneo, a 360 gradi. Da una parte ci sono i nostri studenti dell’Accademia Albertina, che sono 1.800, dall’altra certamente gli addetti al settore che possono guardare con curiosità alla giovane produzione contemporanea. E poi c’è tutto il pubblico della città di Torino che ha risposto molto bene all’evento: fino ad oggi abbiamo avuto più di 4.000 visitatori in cinque sedi espositive».

Le mostre sono visitabili in più luoghi nella città – tra queste, l’Accademia e la sua pinacoteca, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Museo Ettore Fico, il Foyer dell’Auditorium RAI. Ci può tracciare una mappa dei luoghi del festival?
«Lo spazio espositivo principale è senz’altro l’Accademia Albertina, che il festival vuole rilanciare in questo modo a livello internazionale, e che nella Pinacoteca ospita le opere degli studenti. C’è dunque la Rotonda del Talucchi, splendido edificio ottocentesco che custodisce le opere più di ricerca e d’avanguardia, con il salone d’onore dedicato alla fotografia. Inoltre, c’è la sezione video alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con cui abbiamo una partnership fondamentale, e una sezione fotografica al Museo Ettore Fico. Due mostre importanti sono ospitate dal Foyer dell’Auditorium Rai, una dedicata esclusivamente all’accademia più prestigiosa d’arte della Cina, quella di Hangzhou; al piano superiore è esposta invece una rassegna di antiche stampe di anatomia della biblioteca storica dell’Accademia Albertina, legate al tema del festival, “The sense of the body”».

“Il senso del corpo” è certamente un tema che si offre a declinazioni trasversali: in che modo il Festival vuole proporre uno spazio di riflessione in questo senso?
«Questo argomento è stato anche pensato perché si ponesse in relazione con Torino Capitale Europea dello Sport: proprio l’Assessorato per lo Sport del Comune di Torino, infatti, ci sostiene in questa iniziativa. Nell’ambito del festival ci sono stati anche degli spettacoli e delle esibizioni di danza in carrozzina organizzati dal Comitato Paralimpico, che hanno molto commosso il pubblico. Le declinazioni del tema, tuttavia, sono tantissime e lo spazio di riflessione è immenso. Tra le oltre 360 opere, i 181 prodotti multimediali, i 20 spettacoli anche di circo, lo spettatore può ricreare un tessuto narrativo e un proprio convincimento nei confronti di questo tema fondamentale nelle nostre vite».

Arrivati a due settimane dall’apertura del Festival, che bilancio si può fare di questa manifestazione? Ci sono numeri, esperienze e riscontri soddisfacenti?
«All’inaugurazione ci sono state oltre 2.000 persone. Recentemente abbiamo ottenuto la medaglia del Presidente della Repubblica. I 14 Enti partecipatori ci hanno aiutato moltissimo. Le scuole d’arte straniere che hanno aderito sono 31, le accademie italiane 27, le altre scuole d’arte 11, per un totale di 356 artisti. Poi sono circa 100 i volontari, di cui 70 sono studenti dell’Accademia».

Come si inserisce il Festival nel rilancio di Torino?
«Il sindaco Fassino è sempre stato molto presente, sia alle conferenze stampa che alle presentazioni che abbiamo organizzato. Ci ha sostenuto e ha creduto molto in questo evento che va a inserirsi nell’ambito di una programmazione che sta promuovendo la città di Torino come una delle capitali internazionali della cultura. Grazie a questa iniziativa moltissimi stranieri, provenienti da tutto il mondo, hanno potuto conoscere Torino e le sue realtà nell’ambito dell’arte, rilanciando anche l’Accademia nello scenario mondiale della formazione e della produzione artistica».

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Categorie: Cultura

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