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17 Settembre 2015

A tu per tu con i tattoo

Da domani a domenica il Palavela di Torino ospita l’Italian Tattoo Artists, convention dedicata al mondo del tatuaggio con dibattiti e contest 

Antonella Capalbi

Da domani a domenica il Palavela ospita Italian Tattoo Artists

“Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole”. C’è chi direbbe che ad aiutare il Matto di Fabrizio De André a esprimersi potrebbero essere le immagini e c’è chi in effetti, a costo di essere additato come matto, quotidianamente si veste di un’espressione artistica che ha fatto dell’immagine, potente e visivamente complessa, un vero e proprio modo di essere: la body art, che trova nel corpo la tela bianca da dipingere e modificare a proprio piacimento, con inchiostro e aghi. Sono tante le motivazioni che stanno dietro alla scelta di tatuarsi, così come sono sempre di più le persone che hanno trovato in questa forma d’espressione il proprio vocabolario.
Lo dimostra il fatto che dal 18 al 20 settembre Torino sarà invasa da esponenti del settore provenienti da tutta l’Italia per l’Italian Tattoo Artists, occasione d’incontro sia per gli appassionati e sia per chi ha fatto di questa forma d’espressione il proprio lavoro. E’ il caso di Giorgio Marini, tatuatore torinese che prenderà parte alla convention, a cui abbiamo rivolto qualche domanda.

Com’è nata la passione per i tatuaggi?
«È una storia che parte interamente dalla mia famiglia. Tra gli anni ’30 e ‘40 mio padre Nando, nato in una città di porto e affascinato da tutto ciò che a quel mondo era collegato, in particolare da marinai e portuali soprattutto stranieri e tatuati, si appassionò a questa arte e decise che sarebbe diventato il suo hobby, almeno in un primo momento. Agli inizi degli anni ’70, tramite amici inglesi, venne in possesso della sua prima attrezzatura professionale e iniziò così la sua carriera. Non è stato difficile per me appassionarmi a mia volta: seguire le sue orme è stato un passo del tutto naturale».

Una forma d’espressione spesso avvolta dal pregiudizio, soprattutto in passato: pensi che qualcosa sia cambiato?
«Diciamo che tra gli anni ’80 e ’90 non era raro venire additato e guardato con sospetto per le braccia tatuate. Tutto aveva a che fare con una convinzione molto comune e radicata nell’immaginario che associava i tatuaggi a marinai, viaggiatori seriali e delinquenti. Poi il tempo ha sdoganato questa forma di arte rendendole giustizia».

Secondo te la body art è un tipo di espressione artistica che trova il giusto spazio in Italia?
«Forse dire che trova il giusto spazio è ancora presto, però è un tipo di espressione che ogni giorno di più sta affermando nel mondo in generale e anche in Italia, con la dovute distanze però rispetto a paesi con culture differenti dalla nostra e in cui la body art ha trovato un tipo di riconoscimento e un’accoglienza sicuramente diversi».

Cosa ti aspetti da una convention come l’Italian Tatoo Artists?
«Sono quasi 35 anni che sono attivo nel settore e in questo lasso di tempo ho frequentato centinaia di convention in tutto il mondo. Come artista, posso dire di aver visto un’attenzione sempre crescente da parte degli appassionati, interessati a migliorarsi, e una competenza e una professionalità sempre più radicata negli operatori del settore, i tatuatori. In questa formula è racchiuso esattamente ciò che mi aspetto dalla convention: passione, interesse, competenza e professionalità».

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Categorie: Cultura

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