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21 Ottobre 2015
Per chi sogna di lavorare in una casa editrice, un corso di editoria
La casa editrice Ananke e il Centro Studi Gobetti promuovono un corso per gli editori del domani, tra la teoria del mestiere e la realizzazione del libro
Matteo Fontanone
Il mondo dell’editoria è da sempre uno dei sogni ricorrenti di chi, dopo il liceo, decide di iscriversi a una facoltà umanistica. Il piacere della lettura, il contatto permanente con autori e libri, l’esercizio della propria passione: tutte ottime ragioni per desiderare questa professione. La realtà, purtroppo, tende a essere meno fatata di quanto si possa immaginare. La casa editrice è un ambiente che, soprattutto per i principianti, sa essere ostico e talvolta addirittura spoetizzante. Servono metodo, pragmatismo, dedizione e cocciutaggine. Per non parlare dei dati allarmanti sul mercato del libro e sulle nuove assunzioni: insomma, lavorare in casa editrice non è facile. Per introdurre i ragazzi al mestiere, la casa editrice Ananke ha pensato a un corso di formazione dal titolo Il Libro come progetto. A questo proposito, Digi.TO ha fatto due chiacchiere con Giovanna Burzio, responsabile di AnankeLab.
Raccontaci del corso di formazione
Con AnankeLab, costola della nostra casa editrice, abbiamo pensato che un corso incentrato sulla formazione professionale nell’ambito dell’editoria fosse un buon modo per avvicinare i giovani a questo mestiere. Il Libro come progetto si propone di far provare con mano il mondo del lavoro editoriale su due fronti: il primo modulo avrà un approccio più teorico, dai diritti d’autore all’editing sul testo. Il secondo modulo, invece, costruito all’insegna della pratica, quindi del lavoro su un’opera specifica che prevede il contatto con l’autore. Gestire i rapporti tra le varie figure che compongono la catena editoriale è una delle cose più difficili di questo mestiere. Non si tratta di uno stage vero e proprio, ma si lavorerà in redazione con noi e con i professionisti.
Il corso prevede anche la collaborazione con il Centro Studi Gobetti?
Sicuramente. Quando abbiamo deciso di coinvolgere il Centro Studi mai avremmo immaginato che il direttore Pietro Polito fosse così entusiasta da proporci di lavorare su un suo testo. Si tratta di una collezione di articoli che tratta l’argomento della Resistenza e, più in senso lato, delle resistenze, nato da un dialogo tra lo stesso Polito e Norberto Bobbio. Chi parteciperà al corso avrà la possibilità di lavorare su questi scritti, dal titolo La Nostra R/resistenza, e di vederli pubblicati.
A che pubblico è rivolto il corso?
Gli interessati sono principalmente studenti universitari o neolaureati in materie umanistiche. Oltre a Il Libro come progetto, organizziamo anche corsi di grafica editoriale e di comunicazione.
Qualche consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso?
Lavorare in una casa editrice è complesso. Bisogna essere predisposti e avere una forte passione. Ciò che noi offriamo è un punto di partenza. Il Libro come progetto, in fondo, nasce proprio da questo, dalla consapevolezza che senza corsi di questo tipo è praticamente impossibile entrare nell’editoria. I curriculum umanistici, da soli, non bastano. Quest’occasione, inoltre, dà la possibilità di capire quanto si è davvero portati per il mestiere, che non è soltanto l’idea romantica che molti hanno in testa.
La preparazione accademica in questo senso non è sufficiente?
Lo stacco tra la preparazione teorica e il mestiere è enorme: le facoltà umanistiche hanno un’impostazione astratta, ai ragazzi che si affacciano su questo mondo dobbiamo trasmettere un approccio diretto e un piglio decisamente più pragmatico.
Chiudiamo con qualche informazione su Il Libro come progetto?
Il corso si terrà nella nostra sede e inizierà intorno ai primi di novembre. Le lezioni saranno tutte in orario pre-serale 18-20, il lunedì e il mercoledì. Per quanto riguarda il secondo modulo, stabilire degli orari è un po’ più difficile: essendo legato alla preparazione del libro, li definiremo strada facendo. Abbiamo scelto di coinvolgere un numero esiguo di persone perché per noi è essenziale mantenere viva l’attenzione sul percorso del singolo individuo.