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3 Marzo 2016
Sotto il cielo di Fred Buscaglione
Stasera le prime semifinali del 4° premio per musicisti emergenti della manifestazione intitolata al cantautore torinese che mescola arte, enogastronomia, bocce e briscola
Claretta Caroppo
Sotto il cielo di Fred è un festival di musica, piole e vino, un contenitore che racchiude il Premio Buscaglione (concorso musicale per cantautori e band di talento), la Notte Rossa Barbera (un itinerario enogastronomico in 30 osterie, con esibizioni musicali itineranti) approfondimenti, tornei di bocce e briscola.
Il Premio Buscaglione è una delle più interessanti manifestazioni italiane che premia la canzone d’autore: a esibirsi sono “cantautori post-contemporanei”, esponenti della nuova canzone italiana con forti tratti di originalità che raccontano il tempo che stiamo vivendo con carisma, professionalità, coraggio, modernità. Abbiamo chiesto a Francesca Lonardelli, direttrice artistica e organizzatrice del Festival, di raccontarci le semifinali che si svolgono a partire da stasera (ore 21) alle Officine Corsare, con 10 artisti che si contendono il premio.
Prima di tutto come nasce il festival?
«Dopo la lettura di una biografia di Fred Buscaglione: si raccontava di una Torino notturna degli anni Cinquanta, una città di piole, night club, balere. Volevo ricreare quell’atmosfera, sapendo anche quante difficoltà ci fossero per gli artisti emergenti nel trovare spazi e comunicare il proprio lavoro. Per questo ho pensato a un concorso per musicisti intitolato a Buscaglione, una figura esemplare e d’eccezione, un grande innovatore, nei testi e nella sonorità, un artista che si distingueva dalla scena musicale commerciale dell’epoca e che, come mi piace definirlo, era un indie degli anni Cinquanta».
Come è cambiato Sotto il cielo di Fred nel corso delle edizioni?
«La prima edizione è stata un successo nella regione, con 150 iscritti, di cui 100 dell’area piemontese; la seconda edizione ha segnato un cambiamento e ha registrato l’attenzione di musicisti da altre regioni: 400 iscritti, di cui 100 torinesi e 300 provenienti da altre regioni. Questo è accaduto perché l’organizzazione ha proposto un uso intelligente dei social, per fare conoscere il premio anche nel resto d’Italia. La terza edizione ha visto la vittoria de Lo Stato Sociale, che abbiamo intercettato prima del tour che li ha resi celebri. Per questo quarto anno abbiamo pensato a una grande svolta, premiando ancora di più la qualità e cambiando le regole nel bando di concorso: abbiamo chiesto infatti l’invio di un videoclip e di una registrazione di un live, per puntare a un livello più professionale e sottolineare la qualità del progetto e delle esibizioni. E si vede! I 10 semifinalisti sono tutti bravissimi».
Quale consiglio vuoi dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera musicale?
«I ragazzi fanno già bene. Il percorso è per tutti lo stesso: studiare, provare, scrivere, sperimentarsi nei live, testare la risposta del pubblico, sviluppando non solo l’estro creativo ma anche la capacità organizzativa. Vorrei invece che qualcosa fosse semplificato a livello istituzionale, perché spesso gli alti costi non permettono di incentivare la musica dal vivo e di valorizzare giovani emergenti meritevoli».