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6 Aprile 2016
Un amore per i libri che sfida il tempo
I giovani fratelli Tallone continuano la tradizione di famiglia di un atelier tipografico in cui i volumi sono composti a mano con caratteri in piombo che risalgono al Settecento
Claretta Caroppo
Ad Alpignano ha sede la Casa Editrice Alberto Tallone che, nata negli anni Trenta in Francia, ha la peculiarità di riunire le figure dell’editore, dello stampatore e del libraio, come avveniva nella bottega rinascimentale. Oggi pubblica opere di letteratura e poesia in lingua originale, coniugando il valore del contenuto letterario al design del libro.
La tradizione e l’abilità della famiglia Tallone prosegue nelle generazioni. La Casa Editrice è gestita da Enrico Tallone, dalla moglie Maria Rosa e dai 3 figli Lorenzo, Eleonora ed Elisa. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con queste ultime, che ci hanno raccontato il loro rapporto con il mestiere di famiglia e l’amore per la stampa, nato fin da quando erano piccole.
La vostra è una storia di amore per i libri che coinvolge una famiglia intera, dai genitori ai figli. Come è nata?
Eleonora: «Il fondatore Alberto Tallone, nato a Bergamo nel 1898, si recò poco più che trentenne a Parigi con una lettera di presentazione di Sibilla Aleramo e divenne l’allievo favorito di Maurice Darantière il cui atelier tipografico, uno dei più prestigiosi e antichi d’Europa, risaliva alla fine del Settecento. In questi anni di apprendistato, dal 1931 al 1937, Alberto aveva mantenuto l’attività di libraio antiquario a Milano ma nel 1938 a Parigi fondò la propria casa editrice, rilevando l’atelier dal maestro e arricchendolo con serie di caratteri classici, tra i quali i tipi Tallone®, disegnati da lui stesso nel 1949. A Parigi Alberto entrò anche in contatto, tra gli altri, con Paul Valéry il quale, affascinato dalla nitidezza delle sue pagine, gli affidò la stampa in cento copie dell’Ange, il suo testamento spirituale. Dopo anni di grandi successi e onorificenze, negli anni Cinquanta decise di tornare in Italia scegliendo come nuova sede della casa editrice Alpignano, nella proprietà appartenuta alla famiglia di sua madre».
Quali sono le peculiarità dei caratteri in uso nell’atelier tipografico della Casa Editrice Tallone?
Eleonora: «I caratteri con i quali sono composti i nostri volumi hanno la peculiarità di essere tratti dai punzoni originali incisi direttamente da grandi artisti del Seicento e Settecento, quali Nicholas Kis e William Caslon e, nel Novecento, Henri Parmentier e Charles Malin: essi conferiscono alla stampa un fascino e una forza espressiva prossima a quella della calligrafia, in grado di esaltare il contenuto del libro».
Nel vostro caso, potremmo affermare che i caratteri mobili sono a servizio della cultura: che cosa rappresenta per voi un libro?
Elisa: «Sì, è questa la poetica che ha ispirato Alberto che, in una Parigi in pieno periodo macchinista ha voluto comporre i classici della letteratura europea con questi tipi di grande bellezza, leggibilità e forza espressiva; i caratteri mobili sono i soli che, senza ibridazioni o rimaneggiamenti, rispecchiano un ideale calligrafico, dove le proporzioni delle lettere sono adattate di volta in volta alla dimensione dei corpi: si crea così un’atmosfera di grande ricchezza interpretativa sconosciuta allo standard industriale della composizione meccanica e alle font elettroniche. Estetica al servizio del lettore: questo è il nostro concetto di libro».
Come definireste la vostra esperienza di giovani che, seppur appartenenti alla generazione social, si sono avvicinati con piacere e professionalità a una tradizione così antica?
Elisa: «La prima fase dell’apprendistato, forse inconsapevole, è stata rappresentata per noi dal contatto fin da ragazzini con la vita di “bottega”. Nel corso degli anni hanno contribuito alla nostra formazione anche alcune esperienze presso terzi. Mi riferisco in particolare al Corso di Restauro del Libro antico svolto da Lorenzo presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e il lavoro in libreria da me svolto per un breve periodo. Il contatto diretto con la vita di stamperia ha portato negli anni a una naturale divisione dei ruoli con una specializzazione, nel caso di Lorenzo, per le fasi di stampa, che si svolgono su tre macchine differenti: torchio a braccia, platina e piano cilindrica. Io invece mi occupo delle fasi di composizione e di editing, mentre Eleonora si dedica alla parte di legatoria».