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9 Giugno 2016
Un crowdfunding ci salverà
Una ricerca della Cattolica di Milano dimostra quanto la raccolta collaborativa di fondi sia ormai diffusissima anche in Italia: un nuovo modo per finanziare idee e utili e creative
Ornella Darova
È stata pubblicata recentemente una ricerca realizzata dall’Università Cattolica di Milano che dipinge in modo molto dettagliato l’attuale quadro del crowdfunding in Italia. Ne emerge una realtà in rapida crescita, assolutamente non da sottovalutare nelle sue evoluzioni economiche e sociali.
LE PIATTAFORME ITALIANE
Sono i numeri a parlare. In Italia si contano oggi ben 82 piattaforme di crowdfunding: un anno e mezzo fa erano esattamente la metà; bisogna appuntare, tuttavia, che solo 69 di queste sono effettivamente attive.
Una caratteristica interessante da notare è il fatto che le piattaforme tendono a crescere per differenziazione, e non per imitazione. Il valore complessivo dei progetti finanziati attraverso le strutture intervistate dal team della Cattolica è pari a quasi 56,8 milioni di euro, raccolti grazie a 857.331 donatori.
COME FUNZIONANO
Esistono diversi modelli per il crowdfunding, che si distinguono sia per gli obiettivi che per il rapporto fra finanziatori e attività che cercano risorse.
Il tipo più diffuso in Italia – dato che meriterebbe uno studio a parte – è quello basato sulle ricompense per coloro che contribuiscono ai progetti proposti (quasi metà delle piattaforme), subito seguito dalle donazioni e dall’equity crowdfunding, che è un modo per dividere la società che cerca risorse in vere e proprie quote di partecipazione.
LE LORO CARATTERISTICHE
Tra i progetti presentati, prevalgono le campagne creative e culturali, sociali e in minor misura imprenditoriali, anche se si prevede che quest’ultima categoria sia destinata a crescere. Il 91% delle campagne finanziate ha richiesto tra i 1.000 e i 10.000 euro. Interessante anche analizzare le caratteristiche di chi decide di investire in questo settore. Si tratta prevalentemente di uomini, con un’età media di 38,5 anni, laureati in genere in ambito economico o ingegneristico.
Il centro nevralgico è Milano (il cui Comune ha avviato alcuni progetti, come documentato dal nostro video), sede legale di ben 16 piattaforme e sede operativa di 18. In generale, è nel nord Italia che la densità è particolarmente alta, mentre al sud hanno sede soltanto 5 siti.
L’Italia è stato il primo Paese europeo ad adottare una normativa per questo settore: una lungimiranza che può far ben sperare sui prossimi sviluppi del crowdfunding e sulla possibilità, per chiunque abbia buone idee, di realizzare i propri progetti.