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30 Giugno 2016
Scienz(i)a.TO: dalla Brexit alla prima laureata della storia
Una possibile causa psico-economica per l’esito del referendum inglese, magnetismo ed esseri umani e la religiosa del Seicento che per prima conquistò titoli accademici
Andrea Di Salvo
Bentornati nella rubrica scientifica di Digi.TO, che oggi allarga un po’ i propri orizzonti occupandosi anche di psicologia e storia.
BREXIT, O LA PERCEZIONE DELLA RICCHEZZA
Neanche a dirlo, è la notizia politico-economica del mese ed è all’attenzione mondiale. Per risalire alle cause di una simile scelta si sono ipotizzati i motivi più vari: dall’ignoranza degli elettori alla loro superficialità, da un voto di pancia a uno dettato da ragioni economiche. Tra queste ultime, ci potrebbe essere la povertà percepita di e da gran parte della popolazione e la crescente disuguaglianza economica tra le classi sociali. Non ci interessa indagare le reali cause del “leave”, quanto approfondire l’ultima, possibile, causa.
Una serie di studi pubblicati su Perspectives on Psychological Science e riportati da Scientific American non solo confermano, ovviamente, quello che è un mero dato di fatto, ma illuminano anche su quanto sia il reale divario tra ricchi e poveri. In uno studio del 2011 due professori universitari hanno analizzato le convinzioni sulla disuguaglianza economica di 5.000 americani. Hanno chiesto loro di indovinare la percentuale di ricchezza posseduta da ogni quinto della popolazione. Mediamente il campione pensava che il quinto più ricco dei propri connazionali possedesse il 59% della ricchezza, mentre il 40% sottostante ne detenesse il 9%. La realtà è ben diversa, e decisamente peggiore: il 20% delle famiglie statunitensi possiede più del 84% della ricchezza, mentre il 40% sottostante solo lo 0.3%.
In uno studio del 2014 invece, altri due ricercatori hanno approfondito la disuguaglianza del reddito, chiedendo con le medesime modalità a 55.000 persone provenienti da 40 paesi di stimare lo stipendio di un amministratore delegato (CEO) e di un lavoratore non qualificato. La stima media si attestava su un rapporto di stipendio CEO/lavoratore di 30 a 1, mentre nella realtà questo rapporto è di 354 a 1. Tenendo anche conto che 50 anni fa era di 20 a 1, appare chiaro come lo squilibrio sia decisamente in favore di una percentuale molto piccola della popolazione.
Occorre dire che il Regno Unito, tra le nazioni occidentali, non soffre di rapporti così spinti (il primato è proprio degli USA, noi veniamo prima degli inglesi) e gode anche di una maggiore mobilità sociale, ma un adagio popolare ricorda anche che tutto il mondo è paese: che possa essere questa percezione diffusa, pur ottimisticamente sbagliata, una chiave di lettura del voto inglese?
IL SESTO SENSO
No, non c’entra niente il film con Bruce Willis. Quello che viene comunemente definito sesto senso, è la capacità che hanno alcuni animali di percepire un campo magnetico. Tale abilità permette agli uccelli migratori di affrontare i loro lunghi viaggi allineandosi al campo magnetico terrestre, come una bussola.
Il geofisico Joe Kirschvink, del California Institute of Technology, ritiene che tale capacità sia posseduta da tutti gli animali, esseri umani compresi. Durante una conferenza tenutasi a Londra lo scorso aprile, ha presentato i risultati del proprio studio che a suo dire confermerebbero tale ipotesi. Monitorando l’attività neuronale di alcuni partecipanti, li sottoponeva alla variazione di un campo magnetico. Questa azione faceva registrare agli sperimentatori l’attivazione di alcuni neuroni, con la conseguente generazione di un picco nell’attività elettrica. Dal momento che l’unico elemento variabile era proprio la direzione del magnete, ne hanno dedotto che anche noi siamo sensibili al campo magnetico.
Dove siano presenti però questi particolari recettori, non lo sa ancora nessuno. Lo stesso Kirschvink ha ammesso che per quanto ne sappiamo «potrebbero essere nel dito del piede sinistro».
ELENA LUCREZIA, LA PRIMA DONNA LAUREATA
Nel 1646 nacque a Venezia quella che 32 anni più tardi diverrà la prima donna laureata al mondo. Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, quinta di sette figli nati dalla lunga relazione tra una donna di umili origini e un importante esponente del patriziato veneziano, si distinse presto per le sue qualità intellettuali, notate proprio dal padre. Quest’ultimo volle garantire così alla figlia un’adeguata educazione impartita da precettori privati, probabilmente per aumentare il prestigio della famiglia: a quell’epoca infatti era del tutto eccezionale che una donna intraprendesse un percorso di studi.
Incline però a un’esistenza appartata, Elena Lucrezia si fece oblata benedettina nel 1665. Questa scelta comunque non la relegò nella stretta vita monastica, ma le permise di frequentare il mondo accademico che iniziò a conoscerla e ad apprezzarla sempre di più. Numerosi furono infatti gli inviti a lei rivolti da diverse Accademie italiane e si fece conoscere anche all’estero.
A coronamento di questo percorso, il padre Giovan Battista chiese che l’Università di Padova attribuisse alla propria figlia una laurea in teologia. A questa richiesta però si oppose il vescovo della città, che ne negò l’autorizzazione. Per lui, accettare il conferimento di tale titolo avrebbe comportato un «renderci ridicoli a tutto il mondo». La negazione venne superata quando si propose una laurea in filosofia che Elena conseguì il 25 giugno del 1678. Stabilitasi a Padova, non poté esercitare l’insegnamento in quanto donna. La sua fragile costituzione aggravò il già cattivo stato di salute e morì poco tempo dopo, il 26 luglio del 1684, a 38 anni.
Di lei ci rimangono pochi manoscritti a carattere morale e religioso, oltre ad alcune poesie. Una sua statua, recuperata dal monumento funebre dedicatole dal padre, è presente nella sede dell’Università padovana. Generalmente però rimane sconosciuta ai più, sia all’interno che all’esterno del mondo accademico.