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12 Luglio 2016
Azerbaijan, tracce d’Europa sul mar Caspio
Diario di viaggio nel paese caucasico, alla scoperta di Ganja Capitale Europea Giovani 2016
Mauro Capella
Sono le 5 di mattina in Azerbaijan, 2 ore più avanti rispetto all’Italia. Nel minibus partito da Baku quattro ore fa sono l’unico sveglio, inganno il tempo guardando fuori dal finestrino. La luce dell’alba rivela un paesaggio brullo, desertico. A bordo strada si susseguono mobilifici e qualche casa, a circa 100 metri c’è la ferrovia su cui transitano numerosi treni merci. All’ingresso della città di Ganja ci accoglie l’enorme impianto della Azeraluminium, una fonderia di alluminio, una delle ricchezze naturali del paese, insieme al petrolio e al gas naturale.
Torino, Milano, Istanbul, Baku… ci sono volute quasi 20 ore e parecchie tappe per coprire i 3.158 km da Torino. Siamo qui per un meeting del progetto 100% Youth City, un progetto europeo finanziato con i fondi Erasmus+, a cui partecipano delegazioni da Portogallo, Spagna, Italia, Lettonia, Bulgaria, Romania, in tutto una quindicina di persone.
Il primo impatto con l’Azerbaijan è all’ufficio visti. Per entrare nel paese è necessario avere una lettera di invito e bisogna pagare il visto, 35 euro per i cittadini europei. La situazione è un po’ confusa, ma in qualche modo riusciamo a congiungerci con i nostri compagni di viaggio, fino a quel momento sconosciuti.
PRESENTE E PASSATO
Ganja è Capitale Europea dei Giovani – Eyc 2016, ha vinto il titolo dopo Cluj-Napoca (Romania, 2015) e prima di Varna (Bulgaria, 2017). Per quanto lontano e poco “europeo” possa sembrare, l’Azerbaijan è membro del Consiglio d’Europa dal 2001 e ha la possibilità di partecipare a tutte le attività a pieno titolo.
Noto come Paese del Fuoco, è uno stato laico di religione musulmana, la cui lingua ricalca per il 90% il turco. Facendo qualche ricerca sul web, si può intuire l’importanza geopolitica di dove ci troviamo: grande fornitore di petrolio, crocevia di passaggio di oleodotti sulla direttrice est-ovest, il paese sembra coinvolto in un viaggio culturale verso occidente, un processo di europeizzazione con alcune ombre, che alcuni etichettano come “diplomazia del caviale”.
In tutto ciò aleggia costante la presenza, seppur virtuale, dell’ex presidente Heydar Aliyev, come capiamo dalle numerose strutture pubbliche a lui intitolate e dalla sua foto che campeggia in molte strade. E’ stato l’uomo politico che negli anni ‘90 ha guidato la transizione del paese da repubblica socialista sovietica a repubblica autonoma e che ha gestito il conflitto con l’Armenia (tuttora in corso) per il controllo del Nagorno Karabakh. Ci pare di capire che venga considerato il padre della patria e il suo carisma è tale che alla sua morte è stato eletto presidente il figlio, Ilham Aliyev, giunto ormai al terzo mandato…
L’impressione è inoltre che si tratti di un paese dai costumi abbastanza tradizionali: gli uomini lavorano, le donne stanno a casa a badare alla famiglia. Ci raccontano che i matrimoni combinati non sono rari, ma i ragazzi che frequentiamo sembrano decisamente più occidentali rispetto a questi standard, forse per questo Ganja è diventata Capitale Europea dei Giovani: molti ragazzi dello staff hanno fatto esperienze di vita e di studio all’estero e questo è il loro impegno per modernizzare il paese.
GANJA
Ganja è la seconda città del paese, ha circa 350.000 abitanti e si trova nell’interno, a metà strada tra la capitale Baku e Tblisi, capitale della Georgia. Durante il seminario abbiamo occasione di visitare alcune strutture nate in occasione del riconoscimento di Eyc. Quella senza dubbio più impressionante è il nuovo Centro Giovani, aperto nel parco intitolato guarda caso a Heydar Aliyev. L’edificio, un moderno palazzo di vetro di tre piani, ospita numerosi spazi ma per ora non è molto usato, forse perché collocato in una zona della città decisamente distante dalle abitazioni. Ci spiegano che il centro è nato per riqualificare una zona della città in abbandono, un ex-parco giochi del periodo sovietico, e che i progetti futuri prevedono la nascita di un nuovo quartiere residenziale nella immediate vicinanze.
L’atmosfera in città è abbastanza tranquilla, forse grazie alle numerose auto della polizia che si vedono in giro. Non sono molti i posti dove passare la serata: a sentire i nostri accompagnatori, in città non ci sono discoteche, club o birrerie. In giro non si vedono donne velate e, a dire il vero, non si vedono tante donne in generale, se non accompagnate, il che ci colpisce ancor di più quando scopriamo che uno dei personaggi simbolo della città è una donna, Ganjavi Mahsati, poetessa persiana del 12° secolo.
BAKU
Lasciamo Ganja dopo aver incontrato le autorità locali. Veniamo accolti dal sindaco, che qui non è eletto dai cittadini ma è un funzionario nominato dal Presidente della Repubblica, e partiamo per Baku, la capitale.
L’atmosfera che troviamo è decisamente diversa: Baku è una città di 2 milioni di abitanti ed è un porto, il che favorisce un ambiente decisamente più misto. Inoltre in questi giorni si corre il Gran Premio d’Europa di Formula 1 – una delle molte tracce dell’avvicinamento all’occidente – circostanza che favorisce la presenza di un’atmosfera più cosmopolita.
La città è bella, si affaccia su un ampia baia ed è gemellata con Napoli per la somiglianza tra i due golfi. Il centro è racchiuso in una cittadella murata di epoca medioevale patrimonio Unesco, mentre tutta la parte moderna è ben visibile, ma non stona con quella storica. Gli edifici di gran lunga più notevoli sono le Flame Towers, tre grattacieli nei pressi del Parlamento la cui forma simula le fiamme e che di notte si animano con luci e colori.
Sagol (grazie in Azero), Azerbajian. Ripartiamo alla volta di Istanbul per tornare a casa, con l’impressione che questo non sia un addio, quanto piuttosto un arrivederci.