Home » Sport » Sul ponte tibetano, dove c’era il mare
6 Settembre 2016
Sul ponte tibetano, dove c’era il mare
La camminata sospesa più lunga del mondo è tra le rocce da Cesana a Claviere: per godere la bellezza del paesaggio montano da un’altra prospettiva
Gemma De Bernardi
Un’altezza minima di 30 metri, 478 di lunghezza, 1440 gradini in acciaio e 4 funi portanti. Sono questi i numeri che fanno del Ponte tibetano di Cesana-Claviere, in alta Val di Susa, il ponte sospeso più lungo del mondo.
TRE PONTI IN UNO
Inaugurato nel 2006, attraversa l’intero canyon alla confluenza tra il rio Gimont e la Piccola Dora passando per le Gorge di San Gervasio che, per gli appassionati di paleogeografia, costituiscono un grande esempio di antico paesaggio marino.
La camminata sospesa è divisa su tre ponti in cavi: il primo, lungo 70 metri, attraversa la Gorgia per poi innestarsi sul secondo ponte, il più lungo, che arriva a un’altezza di 30 metri da terra. A seguire, un piccolo sentiero conduce gli avventurieri al terzo e ultimo percorso sospeso a ben 90 metri d’altezza e lungo altrettanto.
Sconsigliato solo se si soffre di vertigini, il percorso sospeso è stato pensato per grandi e piccini; in più, se lo si desidera, alla partenza del percorso da Claviere una Guida Alpina è disponibile sia a darvi informazioni e consigli, sia ad accompagnarvi (previa richiesta) per sentirvi più sicuri. Si può portare la propria attrezzatura – in questo caso serve l’imbrago, il casco e il kit da ferrata – oppure affittare in loco tutto l’occorrente. Il tempo di percorrenza è di circa un’ora e mezza.
OSTRICHE E MONTAGNA
Lo spettacolare paesaggio delle Gorge di San Gervasio costituisce una testimonianza unica di come la montagna, un tempo, si trovasse sotto il livello del mare. Rocce calcareo-dolomitiche si stagliano lungo il versante visibile dal ponte: sui sentieri a terra si possono ancora trovare piccoli fossili marini, in particolare conchiglie di ostriche e coralli. Quaranta milioni di anni fa l’oceano iniziò a ritirarsi e le montagne ad alzarsi; in seguito, il paesaggio si modellò dall’erosione determinata dalle frane e dall’avanzamento dei ghiacciai fino a che questi ultimi si sciolsero quasi del tutto, creando piccoli fiumi e torrenti. La dorsale del Monginevro, insieme ai Monti della Luna e allo Chaberton sono attuali testimonianze di tali sconvolgimenti geologici.
Per la tutela e la valorizzazione dell’area è nato un progetto co-finanziato dall’Unione Europea, dal nome Monti nati dal Mare, affinché questo patrimonio naturale paleogeografico venga preservato e reso visitabile al pubblico.