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29 Settembre 2016
Scienz(i)a.TO: pennacchi di vapore su Europa?
Per la nostra rubrica di settembre parliamo di possibile tracce d’acqua su una luna di Giove, del teatro greco di Agrigento e di un errore ventennale in un esame sul cervello
Andrea Di Salvo
Astronomia, archeologia e matematica sono le scienze di cui ci occupiamo oggi nello spazio mensile di Digi.TO dedicato alle scoperte dell’ultimo periodo.
VAPORE ACQUEO SU EUROPA?
Usando il telescopio spaziale Hubble, un team dello Space Telescope Science Institute di Baltimora ha osservato quelli che potrebbero essere dei possibili pennacchi di vapore acqueo su Europa, una delle lune di Giove.
L’osservazione è stata effettuata mentre il satellite passava davanti al gigante gassoso nell’arco di 15 mesi, per un totale di 10 occasioni. In tre di queste sono stati notati i possibili pennacchi, la cui altezza raggiunta è stata stimata intorno ai 200 km, che indicherebbero come lo spessore di ghiaccio non sia così pronunciato come ipotizzato finora. È un’indicazione utile – da confermare – per le future missioni, il cui scopo sarà indagare sul probabile oceano liquido al di sotto della crosta ghiacciata. L’interesse deriva dal fatto che «l’oceano di Europa è considerato uno dei luoghi più promettenti che potrebbero ospitare forme di vita all’interno del sistema solare», come ha detto Geoff Yoder, amministratore associato del Science Mission Directorate della Nasa. «Questi pennacchi, se esistono realmente, potrebbero fornire un’altra via per raccogliere campioni al di sotto della superficie di Europa». Ciò significa che le future sonde potrebbero forse evitare di scavare chilometri di ghiaccio per raggiungere l’acqua.
IL TEATRO GRECO DI AGRIGENTO
L’antica Akragas, cioè l’Agrigento di epoca greca, venne definita da Pindaro “la più bella città dei mortali”. Ormai da tempo si cercavano tracce di quel teatro che molto probabilmente aveva contribuito a tale bellezza.
Le ricerche condotte nel corso del Novecento nella regione nord non avevano dato i risultati sperati, nonostante le testimonianze storiche accertassero in modo diretto o indiretto la presenza della struttura. Invece analisi condotte di recente dal Politecnico di Bari insieme all’Università di Catania e alle archeologhe del Parco Archeologico di Agrigento sul materiale raccolto negli ultimi decenni hanno evidenziato delle anomalie nella zona sud-est. Significa che qualcosa era sepolto lì sotto e dei saggi di scavo hanno confermato la presenza di quello che potrebbe essere il gradone semicircolare più alto del tempio e parte della scena.
Gli indizi quindi ci sono, ma i soldi no. Il direttore del Parco Giuseppe Parello indica comunque il prossimo 10 ottobre come la data di inizio degli scavi riguardanti l’intera area. I versi di Pindaro potranno echeggiare nella cavea a lavori terminati.
fMRI, UN ERRORE DURATO 20 ANNI
La risonanza magnetica nucleare (fMRI) è una tecnica usata per studiare il cervello in azione, in quanto permette di misurare le differenze nei flussi di sangue delle sue varie regioni. Vuol dire che se muovo un arto, aumenterà il flusso sanguigno in quella zona del cervello che controlla l’azione.
In realtà la risonanza non permette di vedere direttamente il flusso di sangue, ma lo deduce applicando un’analisi statistica alla ricerca di neuroni attivi in limitate regioni del cervello. I dati raccolti vengono quindi trasformati in immagini per essere interpretati. Si usano principalmente tre algoritmi, che assicurano teoricamente una precisione del 95%. Detto in altre parole, su 100 analisi, 5 mostreranno un falso positivo, quindi un afflusso di sangue anche dove non ve n’è. Ma questi algoritmi sono davvero così affidabili e precisi?
Finora, per una questione di costi, la validazione della procedura era stata eseguita solo tramite simulazioni al computer, ma testando gli algoritmi su un campione reale di 500 volontari tre studiosi svedesi hanno scoperto che il numero di falsi positivi in realtà era di 70 su 100. Significa che più di due terzi delle volte la fMRI rilevava un’attività cerebrale dove in realtà questa era assente. Un risultato che se confermato porterebbe l’intera disciplina a dover rigettare almeno parzialmente gli studi finora effettuati e si parla di circa 2000 articoli all’anno.
La vicenda fa riflettere sulla necessità di finanziare adeguatamente la ricerca, perché sebbene le simulazioni al computer siano un supporto ormai imprescindibile in molti settori, la politica del ribasso di costo non porta in generale a conclusioni indolori. E sebbene sembra incredibile che l’errore sia passato inosservato per tutto questo tempo, consoliamoci con il fatto che il metodo scientifico rimane robusto e che fa sua la massima di Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”.