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26 Gennaio 2018

Giornata della Memoria: quando imparare dalla storia è necessità

Il ricordo di una delle pagine più buie della storia, passando dai luoghi che hanno visto morire milioni di persone

Alessio Colella

L’ingresso al campo di Sachsenhausen

Domani, 27 gennaio, a partire dal 2000 in Italia e dal 2005 nel resto del mondo si celebra la Giornata della Memoria, in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Il 27 gennaio è il giorno del 1945 in cui le truppe sovietiche liberarono i prigionieri del campo di concentramento polacco di Auschwitz, l’inizio della scoperta degli orrori della Germania nazista.
Ogni anno giovani provenienti da tutto il mondo fanno visita a questi luoghi, grazie a progetti come ad esempio l’ormai celebre Treno della Memoria. La scuola ha il dovere di far prendere coscienza del passato, così molti ragazzi vivono questa esperienza proprio durante la gita scolastica. Il clima di divertimento e spensieratezza viene bruscamente interrotto dal pensiero delle atrocità subite all’interno di quei campi. Un incubo da cui 15 milioni di persone non riuscirono mai a svegliarsi.

VEDERE CON I PROPRI OCCHI
Quando visito il campo di Sachsenhausen, a meno di 40 chilometri da Berlino, sono anche io un ragazzo in gita. Il viaggio in pullman, le parole scambiate con i compagni e poi l’arrivo al parcheggio nei pressi della meta.
Scendiamo tutti dall’autobus, è primavera, ma il clima nordico ci offre una giornata grigia e fredda. Mi guardo intorno e vedo numerose abitazioni. Sono sorpreso. Tutto intorno al campo una città, con delle persone che si alzano al mattino, fanno la spesa, portano a passeggio il cane, per poi tornare a casa dalle rispettive famiglie e dormire la notte avvolti dalle loro calde coperte.
Procediamo verso la biglietteria e, una volta organizzato il tutto, possiamo iniziare la visita. Dopo un sentiero sterrato si giunge all’ingresso del campo, protetto da un cancello. “Arbeit macht frei”. Varcata la soglia, si ha una sensazione di vuoto. Sì, ci sono edifici bassi e lunghi, ma lo spazio intorno è talmente grande da renderli quasi insignificanti. Camminiamo, entriamo dentro alle costruzioni, visitiamo la struttura, osserviamo quel che resta dei forni crematori.
Un passo dopo l’altro, la camminata viene appesantita dai pensieri. Non poter rivedere la famiglia. Sopportare il freddo e la stanchezza. Essere picchiato. Avere fame. I lavori forzati. Avere sete. Vedere tuo figlio morire. Sperare di vedere sorgere di nuovo il sole. Sperare di non vedere più sorgere il sole. Morire lentamente, giorno dopo giorno, abituandosi a soffrire. Da un lato del muro una vita normale, dall’altro la lotta per la sopravvivenza.

PER NON DIMENTICARE
Il 27 gennaio si ricorda uno dei periodi più bui dell’umanità e si ricorda per non dimenticare.
«Ciò che l’esperienza e la storia insegnano è questo: che uomini e governi non hanno mai imparato nulla dalla storia, né mai agito in base a principi da essa edotti», diceva il filosofo Hegel. Quando riportò questa frase, non poteva certo conoscere ciò che sarebbe accaduto centinaia di anni più tardi. Forse oggi affermerebbe che mai come in questi casi sia necessario imparare davvero dalla storia.

 

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