Home » Lavoro » Professione bartender

22 Marzo 2018

Professione bartender

In occasione della Torino Cocktail Week, un giovanissimo barman racconta a Digi.TO il proprio lavoro, dando un consiglio a chi voglia intraprendere lo stesso percorso

Carlotta Bianchini

cocktail con popcorn

Un cocktail preparato dal nostro intervistato Andrea

Si sta svolgendo in questi giorni la seconda edizione della Torino Cocktail Week, evento che già l’anno scorso ha riscosso grande successo. C’è tempo fino al 25 marzo per partecipare ai numerosi appuntamenti in programma: oltre a un itinerario che prevede una serie di degustazioni a prezzo scontato in più di 30 locali della città – che per l’occasione creeranno cocktail “limited edition” – sono previsti conferenze, workshop e masterclass.
I protagonisti indiscussi dell’evento sono i migliori bartender della città, che mettono a disposizione creatività ed esperienza per far conoscere al pubblico la miscelazione come vera e propria arte, un “bere bene” e con consapevolezza. Ma come si diventa bartender? A spiegarcelo è Andrea, un ragazzo di 20 anni che lavora in un locale del Quadrilatero noto per le composizioni particolarmente artistiche dei propri drink, che anche quest’anno partecipa alla Cocktail Week.

Tu come hai iniziato a fare questo lavoro?
«Sono sempre stato affascinato dal mondo della miscelazione. In un primo momento ho cominciato a lavorare come “bar back”, figura che si occupa di fornire assistenza al barman. Poi ho iniziato a preparare i cocktail in prima persona. Nonostante siano diverse le strade per intraprendere questa carriera, come i numerosi corsi disponibili per apprendere le basi e inserirsi nell’ambiente, è l’esperienza maturata dietro al banco che conta, e che permette di crescere professionalmente. Nel mio caso tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie a colleghi che hanno saputo credere in me e aiutarmi a migliorare giorno dopo giorno».

Quali sono i sacrifici e quali le soddisfazioni a cui un ragazzo andrà incontro nell’intraprendere questo mestiere?
«Sicuramente gli orari sono da tenere in conto. Si lavora davvero molte ore al giorno, soprattutto quando tutti gli altri si divertono, e ci si riposa poco. Inoltre, il percorso continua anche fuori dal locale, partecipando alle masterclass, studiando, facendo ricerche e sperimentando. Ma se davvero ti piace il tuo lavoro e sei spinto dalla passione, tutto questo non è un peso e arriverai sempre a fine serata con il sorriso e con la soddisfazione di essere sulla strada giusta. I momenti più appaganti invece sono quelli in cui i clienti, non sapendo esattamente cosa vorrebbero bere, lasciano a me la scelta, permettendomi di sperimentare e di provare a capire i loro gusti. È nel vederli tornare per chiedere “quel cocktail che mi hai fatto la volta scorsa” che ci si sente molto fieri del proprio lavoro».

Attualmente si vedono poche donne dietro al bancone dei cocktail, c’è ancora un po’ di disparità. Qual è la tua esperienza in merito?
«Sicuramente sono più gli uomini a scegliere questo lavoro. Tutto ciò che posso dire è che la persona con la quale ho lavorato diversi mesi e che mi ha fatto da mentore, insegnandomi gran parte delle cose che ora so è una donna ed è una “barlady” veramente brillante».

Infine che consiglio puoi dare a chi vuole diventare bartender?
Il consiglio che posso dare ai ragazzi che come me vogliono abbracciare questa professione è quello di essere sicuri di ciò che si sta facendo e soprattutto di divertirsi, perché altrimenti le giornate sembreranno infinite e la fatica doppia».

 

Tag: , , ,

Categorie: Lavoro

Lascia un commento