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27 Aprile 2018
Passione tip-tap
Al via questo weekend il Turin Tap Festival: abbiamo intervistato una giovane ballerina per saperne di più su una danza ancora poco praticata in Italia
Laura Bonanno
In occasione del Turin Tap Festival, kermesse che animerà la nostra città dal 28 aprile al 1° maggio, decidiamo di avvicinarci al mondo del tip-tap incuriositi circa le origini di questa disciplina, che nasce dalla fusione tra un antico ballo irlandese praticato con degli zoccoli e antichi balli africani al ritmo delle percussioni. È una danza che non ha necessariamente bisogno di un accompagnamento musicale: sono i piedi stessi a crearlo, combinando movimento e suono, riprodotto dal ticchettio ripetuto delle scarpette sul pavimento.
Sefora, classe 1993, balla il tip-tap da cinque anni e ci racconta alcune curiosità di questa danza considerata ancora un po’ di nicchia in Italia.
Che cosa ha spinto una ragazza della tua età ad avvicinarsi al tip-tap?
«Qualche anno fa ho visto un film sul tip-tap dal titolo Papà Gambalunga. Sono rimasta folgorata da questo genere così unico, così mi sono informata su quali scuole insegnassero questa disciplina e ho deciso che da quel momento in poi l’avrei praticata. Oggi mi alleno due volte alla settimana, posso dire di essere arrivata a un livello avanzato, ma i parametri con i quali un ballerino viene valutato variano di paese in paese; in Italia lo praticano in pochi, quindi è più facile essere considerati bravissimi. In America invece sono dei “mostri” di bravura».
Per quale motivo il tip-tap è così poco conosciuto e praticato a livello nazionale?
«Secondo me dipende dal fatto che i giovani la vedano come una danza relegata agli anni d’oro di Fred Astaire e Ginger Rogers e non immaginano che esista uno stile molto più moderno e accompagnato da musiche vivaci. Al contrario gli adulti la apprezzano moltissimo».
Hai mai partecipato a qualche gara o vinto qualche premio?
«Il tip-tap non si pratica a livello agonistico, lo si fa più per divertimento e aggregazione. Esistono però concorsi a livello internazionale che premiano i vincitori erogando delle borse di studio. Personalmente preferisco divertirmi. Durante i grandi eventi si conoscono ballerini da tutto il mondo, non c’è rivalità ma piuttosto un rapporto di amicizia».
Ci sono delle scuole o accademie rinomate nel mondo per l’insegnamento della tap dance?
«La scuola di Barcellona è riconosciuta a livello internazionale per i suoi talenti, lo stesso vale per quella di New York. La scuola che frequento a Torino, il Centro Accademico Carma, è molto valida e cerca di coinvolgere un numero sempre maggiore di curiosi».
Parteciperai anche tu al Tap Festival?
«Sì, sarò presente sabato sera per il Gran Galà: ballerò improvvisando i passi su musiche suonate dal vivo da un’orchestra. La rassegna vuole essere un’occasione per farsi conoscere e per celebrare questa danza. È un’opportunità per venire a contatto con professionisti provenienti da altri paesi del mondo, per imparare da loro nuovi passi. Siete tutti invitati!».