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28 Giugno 2018

Ironia e politica alla mostra del Banksy torinese

Ultimi giorni per vedere a Palazzo Saluzzo Paesana i manifesti surreali, i fotomontaggi e i collage di un artista anonimo che ironizza sui protagonisti del nostro tempo

Fabio Gusella

Uno dei manifesti in mostra a Palazzo Saluzzo Paesana

Quale sarebbe la nostra reazione se la Gioconda di Leonardo sfoggiasse in pubblico un folto pizzetto nero? Dev’essere stata questa la domanda che il dadaista Marcel Duchamp si pose quando pensò di aggiungere i baffi a una copia della Monna Lisa, creando così nel 1919 L.H.O.O.Q., uno dei suoi capolavori.
La medesima domanda sembra riproporsi a quasi un secolo di distanza: con lo pseudonimo di Andrea Villa un misterioso artista della nostra città – soprannominato il “Banksy torinese” dal nome del celebre writer inglese la cui identità rimane misteriosa – ha tentato di replicare l’esperimento di Duchamp ironizzando sulla nostra epoca attraverso una serie di finti manifesti pubblicitari, affissi per le strade della città fin dal 2014 e ora esposti in una mostra che a partire dal titolo stesso si preannuncia altrettanto “misteriosa”: in via Bligny 2, nell’ex Teatro di Palazzo Saluzzo Paesana, vi aspetta infatti La scena del crimine, visitabile gratuitamente fino a domenica 30 giugno.

DA DUCHAMP A DONALD TRUMP
Una volta entrati nell’edificio, opportunamente impacchettato dalle strisce gialle tipiche di una scena del crimine, ci troviamo di fronte a tre grandi ritratti che spiccano in mezzo ai 23 manifesti esposti: i volti di Donald Trump, Matteo Salvini e Marine Le Pen con un paio di baffetti in perfetto stile dadaista. Avvicinandoci, però, capiamo che il tipico baffo “alla Duchamp” altro non è che una lametta da barba prodotta da una celebre multinazionale, il cui nome campeggia sotto i politici diventati a loro insaputa improbabili testimonial pubblicitari.
Una “modifica” che fa sorridere lo spettatore, ma non è di certo l’unica: poco più in là, infatti, Andrea Villa sostituisce ironicamente il volto di Andy Warhol truccato da donna (Self Portrait in Drag) con quello di Maurizio Gasparri. I riferimenti ai politici nostrani continuano, dall’esilarante profumo Acqua di Giova – evidente diminutivo di Carlo Giovanardi – alla Eau Di Nolfi, che gioca sul nome di Mario Adinolfi e che è peraltro presente in formato 3D (quasi fosse un reale profumo in vendita).

SLOGAN E FAKE NEWS
Così come Duchamp aveva a suo tempo stravolto il significato originario della Gioconda, allo stesso modo i fotomontaggi e i collage del “Banksy torinese” ribaltano il senso dello slogan contemporaneo, sia esso politico o pubblicitario, talvolta confondendo i due piani.
Per giunta, come racconta il curatore Enrico Debandi, i manifesti affissi per le vie torinesi sono stati talvolta scambiati per reali pubblicità, sottolineando così i frequenti paradossi della comunicazione e l’attuale problema delle fake news.
Una satira visiva, dunque, quella concepita da Andrea Villa, che riesce a coniugare il richiamo alle avanguardie artistiche del Novecento con i principali temi e protagonisti del nostro tempo.

 

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Categorie: Cultura

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