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11 Luglio 2018

Il Cammino di Santiago: un viaggio per ritrovare sé stessi

Il racconto dell’esperienza di Francesco, che nel percorso tra Francia e Spagna ha capito cosa fosse davvero importante nella sua vita, trovando anche nuovi amici

Michela Lopriore

Cammino di Santiago

Un tratto del Cammino di Santiago

Da più di mille anni moltissimi pellegrini percorrono a piedi il Cammino di Santiago, un viaggio per giungere al Santuario di Santiago di Compostela, dove si presuppone ci sia la tomba di San Giacomo il Maggiore, protettore degli spagnoli. Si tratta di un percorso di circa 750 km il cui teorico punto di partenza è Saint Jean Pied de Port, comune francese situato nella regione della Nuova Aquitania.
I motivi che oggi spingono giovani e non a intraprendere il cammino non sono però esclusivamente religiosi, ma anche culturali e spirituali, e sono infatti queste ultime le ragioni che hanno spinto Francesco, uno studente di 26 anni, a fare questa esperienza tre anni fa. Per saperne di più lo abbiamo incontrato, ma più che chiedere consigli utili su come affrontare il viaggio (avevamo già scritto un articolo a riguardo) abbiamo preferito farci raccontare le sue emozioni.

Perché hai deciso di partire?
«Molto banalmente posso rispondere che volevo cercare me stesso, ma il destino sicuramente ha fatto la sua parte. Ho percorso il cammino francese, quindi sono partito da Saint Jean Pied de Port il 25 giugno, in un periodo per me non così facile: stavo pensando di lasciare l’università e non sapevo che direzione dare alla mia vita, mi sentivo vuoto. Un giorno, mentre stavo leggendo un libro su esperienze di viaggi in solitaria, un amico che non sentivo da circa un anno e mezzo mi chiama al telefono e tra le varie cose mi racconta di aver percorso il Cammino di Santiago. Mentre mi descrive l’esperienza la sua voce quasi trema, è in fibrillazione. E io volevo sentirmi esattamente come lui, ne avevo bisogno, sentivo che dovevo farlo».

Ci racconti la tua esperienza?
«Raramente mi sono sentito così libero. In un mese ho scoperto luoghi sconosciuti e ho incontrato persone delle più diverse età, provenienze e personalità, e mettendo a confronto le nostre esperienze di vita ho capito maggiormente chi sono e cosa voglio, sono cresciuto e ho riscoperto il valore delle cose essenziali. La Spagna è un posto meraviglioso e durante il viaggio ne ho potuto ammirare le sfumature osservando il graduale mutamento dei paesaggi, ma anche il calore della gente, molto generosa coi pellegrini. Ci sono stati anche momenti faticosi, come quando a Molinaseca ho voluto strafare percorrendo più km di quelli prefissati giornalmente. Il giorno dopo le mie gambe mi reggevano a malapena e i miei compagni, nonostante le mie proteste, hanno insistito per portarmi lo zaino e seguire il mio passo, anche a costo di ritardare l’arrivo a Santiago».

Sei ancora in contatto con quei compagni di viaggio?
«Con alcuni sì, in particolare con un gruppo di ragazzi del Michigan che ogni sera, con la chitarra e un bongo, accompagnavano i nostri pasti improvvisati sotto cieli pieni di stelle e con un ragazzo svedese col quale a novembre intraprenderò un viaggio in Sud America. Le relazioni che si instaurano sono prive di competizioni e convenevoli: c’è una condivisione di vita, pur con le barriere linguistiche, che ci si porta dietro per sempre».

A chi consiglieresti di fare il Cammino di Santiago?
«A chiunque. Coi ritmi frenetici a cui siamo abituati è fondamentale trovare del tempo per sé stessi. Camminare educa all’attesa e credo che questa vada compresa e valorizzata: essa ci dà il tempo di capire davvero cosa per noi è importante. E io ce l’ho fatta».

 

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Categorie: Vacanze-weekend

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