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19 Luglio 2018
Anche le statue muoiono, storia di una mostra in parallelo
Fino al 9 settembre il Museo Egizio ospita un’esibizione temporanea dedicata alla riflessione sul ruolo dell’arte tra passato e presente, Oriente e Occidente
Alice Dominese
Cosa accade quando quattro istituzioni riflettono sul ruolo dei musei nella gestione del patrimonio artistico di una cultura? Nasce Anche le statue muoiono, una mostra aperta fino al 9 settembre che pone a contatto epoche lontane, in un tentativo di guardare con occhio critico alla relazione fra distruzione e perdita, fra conservazione e protezione della storia dei popoli.
IL RUOLO DI UN MUSEO
Nella luce e nell’ombra, il percorso della mostra si snoda al terzo piano del Palazzo dell’Accademia delle Scienze, incorniciata dal silenzio di pannelli che riassumono il lungo viaggio compiuto dalle opere esposte. I manufatti, le statue, le opere video e le fotografie presenti provengono da Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali e Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino, il brain-trust che ha scelto di creare in questa culla dell’arte antica un dialogo fra le culture di ieri e di oggi, senza stabilire un ordine cronologico, ma invitando piuttosto il visitatore a metterle in connessione tra di loro.
Da una parte c’è l’Occidente “rapace” che espropria l’Oriente delle sue bellezze esotiche, rappresentato da un gufo imbalsamato ad ali spiegate che sta per avventarsi sulla preda, dall’altro reperti della vita quotidiana e statue di migliaia di anni fa, guardati come tesori da salvare dalla rovina e dal tempo. Qui si apre l’interrogativo: i musei salvano l’arte dal diventare macerie o se ne appropriano mitizzandola, con l’illusione di ingannare il naturale decadimento delle cose? Su questo tema hanno riflettuto anche alcuni degli artisti e dei curatori coinvolti, fra cui il direttore del Museo Egizio, Christian Greco, che spesso ha ripetuto come i musei debbano essere luoghi di scoperta ed educazione continua, rinnovandosi costantemente attraverso il confronto con i loro ospiti.
LA DISTRUZIONE DELL’ARTE NON È LA SUA FINE
Anche le statue muoiono è una mostra in parallelo sia nel tempo che nello spazio. Faccia a faccia non sono infatti soltanto opere di epoche diverse che si intrecciano a formare espressioni artistiche ibride – spingendo l’osservatore a interrogarsi su come, ad esempio, la statua di un faraone fosse pensata dagli Egizi e come invece venga conservata e ammirata oggi dietro una teca – ma anche opere di origine differente, con differenti epiloghi. La perdita non dipende quindi solo dal tempo, ma di frequente la storia evidenzia che sono le guerre e le azioni degli uomini a produrle. Così la ricerca dell’esposizione si rivolge anche alla recente distruzione del patrimonio storico-artistico in Medio Oriente, focalizzando l’attenzione sul significato della drastica e repentina scomparsa di spazi e oggetti divenuti simboli della cultura universale, annullati in un colpo di mortaio.
Come capita in rare occasioni, questa mostra permette a espositori e consumatori di patrimoni artistici di fare autoanalisi sul proprio rapporto con le opere della storia e indagare identità perdute che nei musei rivivono grazie a interpretazioni sempre nuove.