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20 Luglio 2018
Un viaggio nel Medioevo: Sant’Antonio di Ranverso
Per una gita a due passi da Torino all’insegna dell’arte e della storia, vi consigliamo questa meta poco conosciuta, che racconta una lunghissima storia di pellegrinaggio
Carlotta Bianchini
Percorrendo la statale Torino-Susa tra Rivoli e Avigliana, volgendo lo sguardo alla propria sinistra si può notare un fittissimo viale alberato. Immersa e seminascosta tra il verde delle sue foglie, si erge la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, un complesso di tre edifici – Chiesa, Monastero e Ospedaletto – tra i più importanti e simbolici monumenti medievali piemontesi. Nei secoli è passata sotto la protezione dei Savoia, poi nel 1775 sotto l’Ordine di Malta attraverso l’Ordine Mauriziano, al quale appartiene ancora oggi.
Tuttora sede di funzioni religiose, la chiesa è anche un museo aperto al pubblico dal mercoledì alla domenica.
IN AIUTO DEI PELLEGRINI
Luogo di culto e di vita contadina, l’abbazia fu fondata nel XII secolo e ultimata nel XIII per volere dei monaci di Sant’Antonio di Vienne, ordine dedito alla cura dei fedeli e dei viandanti.
In epoca medievale le mete di pellegrinaggio più importanti erano tre: Roma, la Terra Santa e Santiago di Compostela. A quei tempi l’Italia, per la sua centralità geografica, era attraversata da migliaia di pellegrini e costituiva un crocevia di popoli, lingue e culture diverse provenienti da ogni angolo d’Europa, in particolare dalla vicina Francia. Da qui venne tracciato un insieme di vie e percorsi conosciuto con il nome di Via Francigena, che passando da Roma arrivava fino a Gerusalemme e oggi è riconosciuta Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, una realtà che va oltre le nazioni.
SULLA VIA FRANCIGENA
Fu per offrire ospitalità e cure ai viaggiatori, spesso colpiti da malattie gravi come la peste e il fuoco di Sant’Antonio, che venne costruito il complesso di Sant’Antonio di Ranverso, donato all’ordine degli Antoniani dal Conte Umberto III di Savoia, che volle edificarla proprio nei pressi della via percorsa dai pellegrini.
Ancora oggi è suggestivo ammirare ciò che rimane dell’Ospedaletto e le indicazioni, seppur recenti, che segnalano le direzioni per Roma o per Santiago. E non è difficile, in quel ritaglio tra gli alberi, ritornare indietro nei secoli e rivivere le vicende dei pellegrini.
L’ARTE DI RANVERSO
Se riusciamo a immaginarne la storia è anche grazie ai tanti affreschi che decorano gli interni del complesso, opera principalmente di due artisti: Giacomo Jaquerio, pittore del Quattrocento alla corte dei Savoia e Defendente Ferrari, attivo un secolo dopo.
Le scene bibliche rappresentate dicono molto del luogo, mostrando la cura, la sofferenza, le epidemie; gli episodi della storia cristiana sono resi in modo realistico e vivido, raffigurando animali e scene di quella vita faticosa e monotona tipica dei secoli bui.
Signora Carlotta, siamo dei volontari classifichiamo icone sacre, statue, santini, piloni votivi, cappelle , e chiese rupestri dedicate al Santo del deserto, leggendo
il suo articolo sulla Chiesa antica di Sant’Antonio Abate di Ranverso, approviamo la sua dettagliata
descrizione del luogo speciale dove il Santo e protettore,
un cordiale saluto Ersilio Teifreto