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18 Ottobre 2018

Pillole di associazionismo: Eufemia

Parlando di mobilità internazionale inauguriamo il nostro approfondimento sulle realtà giovanili torinesi impegnate nel sociale

Mario Acciaro

Eufemia

In Eufemia operano giovani provenienti da esperienze diverse

Torino ha una storia più che trentennale nell’ambito dell’associazionismo e nelle politiche dedicate agli under 30, prova ne sia la nascita sotto la Mole del primo InformaGiovani italiano, nel 1983. Oggi cominciamo quindi un viaggio fra le realtà associative giovanili che operano in città nei più diversi settori, un mondo spesso ignorato che invece si fa preziosa risorsa al servizio della cittadinanza.
Per iniziare abbiamo incontrato Pasquale Lanni, fondatore dell’associazione Eufemia, che dal 2010 si occupa di promuovere la mobilità dei giovani tramite i programmi europei Youth in Action ed Erasmus+, offrendo opportunità di lavoro e di apprendimento nel sociale. Inoltre con la Città di Torino Eufemia realizza Pane (in) Comune, iniziativa volta a limitare gli sprechi di prodotti alimentari nei mercati rionali di Torino tramite la redistribuzione alle fasce più deboli.

Pasquale, cosa ti ha spinto a fondare Eufemia?
«All’epoca volevamo realizzare progetti internazionali e viaggiare per il mondo. Eravamo quattro amici con qualche esperienza di scambio internazionale con l’ufficio della Città di Torino e avevamo appena finito il primo scambio in accoglienza con il supporto dei responsabili comunali. La cosa ci aveva particolarmente entusiasmato e così abbiamo cominciato a progettare qualcosa per conto nostro».

Che interventi conducete tramite l’associazione?
«Inizialmente ci focalizzavamo su progetti di scambio internazionale, senza alcuna velleità professionale. Nel corso del tempo abbiamo sviluppato diverse progettualità a livello locale e ampliato la portata degli interventi europei ed extra-europei. Oggi realizziamo progetti di comunità, inclusione sociale, sostegno alle povertà educative e materiali, scambi culturali, corsi di formazione per operatori giovanili, volontariato europeo, innovazione nell’apprendimento e sviluppo di tool educativi, accompagnamento e incubazione di idee progettuali da gruppi locali, comuni e organizzazioni torinesi del terzo settore».

Quali sono i vantaggi di operare come associazione piuttosto che singolarmente?
«La nostra idea di apprendimento, che “casualmente” combacia con il modello promosso dall’Unione Europea, considera quale elemento indispensabile il gruppo. L’apprendimento esperienziale, quello per cui impariamo da un’esperienza e riflettiamo sulla stessa cercando di astrarre dal particolare al generale, considera un valore aggiunto importantissimo i compagni di avventura, che siano in classe, durante un viaggio o in una riflessione guidata. EUfemia è un laboratorio di apprendimento permanente, sia per i fruitori delle attività, ma anche e soprattutto per i nostri soci e operatori. Una difficoltà rispetto al lavoro individuale è certamente la condivisione delle scelte, per cui i tempi di una discussione sono necessariamente più lunghi e non sempre si raggiunge il consenso».

Le istituzioni sono presenti e forniscono il necessario supporto?
«Il rapporto con le istituzioni è delicato e complesso. Nella maggior parte dei casi c’è un riscontro positivo in merito alle idee e agli obiettivi delle nostre progettualità, più raramente un sostegno economico diretto o indiretto. Nei casi in cui lo otteniamo è comunque sempre un cofinanziamento, non sufficiente a realizzare la proposta nella sua totalità. Le politiche giovanili e sociali non sono tra le priorità delle amministrazioni per quanto riguarda la spesa pubblica. D’altra parte però è successo più volte che il sostegno delle istituzioni, che si realizza anche con lettere di partnership, contatti con fondazioni private e co-progettazione, facesse sì che un progetto ottenesse i fondi necessari attraverso fonti diverse».

 

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Categorie: Cultura

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