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7 Novembre 2018

Contro le discriminazioni il tango diventa queer

Da questo venerdì all’Arteficio anche i torinesi potranno sperimentarsi in un corso un po’ diverso dal solito, dove è normale veder ballare insieme due donne o due uomini

Carlotta Bianchini

Il tango, ballo popolare tipico di Buenos Aires noto per l’eleganza e la passionalità espressa attraverso i passi, per quanto risulti complicato ai non esperti, si è sempre basato su una regola semplice: l’uomo guida e la donna segue. Oggi però arriva una nuova forma di tango detta “queer”, che rivisita questo codice in cui i ruoli sono prestabiliti aprendosi a nuovi punti di vista, invertendo i ruoli e facendo in modo che non risulti strano se ci siano due donne a danzare insieme o se un uomo ne invita un altro sulla pista da ballo.
Approccio già affermato in Argentina negli anni Novanta e già sperimentato in Europa e in Italia, viene proposto ora anche a Torino grazie ad Arci in collaborazione con i Circoli Maurice e l’Arteficio di via Bligny 18/L, che venerdì 9 novembre alle 20 offre la possibilità di una prova aperta. A ideare il progetto Torino Tango Queer due insegnanti e ballerine, Carolina Gomez ed Elena Garis, che ha risposto ad alcune nostre domande.

tango queer

Carolina Gomez ed Elena Garis

Qual è l’obiettivo del tango queer?
«Questo è un progetto unico perché è il primo di questo tipo a Torino, dal momento che non esisteva un’associazione culturale dedicata prima. Torino Tango Queer promuoverà la cultura della libertà contro la discriminazione e i pregiudizi anche grazie al tango».

Come è nato il progetto?
«L’idea è nata dall’incontro di due ballerine professioniste che hanno deciso di lavorare insieme e far sì che il tango fosse fruibile a tutti, anche a coppie non “tradizionali”. Il cambio di ruolo è molto importante nel tango per capire meglio cosa è necessario fare poi nel proprio. Infine, sempre più spesso assistiamo a donne sedute in milonga, la sala da ballo del tango, per assenza di un numero adeguato di uomini. Perché non imparare quindi il ruolo del leader e divertirsi comunque?».

Che cosa significa per voi insegnare Tango Queer?
«È sinceramente la prima esperienza anche per noi e non vediamo l’ora di partire con la prima lezione. Noi siamo due artiste nel mondo della danza e l’arte è uno dei veicoli per sensibilizzare le persone su temi che per molti sono ancora un ostacolo. Il tango è un ballo “sociale” e questo significa che tutti possiamo stare nello stesso luogo, divertirci e condividere un momento di svago senza avere paura dell’altro. Arci Torino che sostiene il Torino Tango Queer, riporta quest’anno lo slogan “più cultura, meno paura”. E noi abbiamo deciso di abbracciarlo totalmente».

 

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Categorie: Cultura

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