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23 Novembre 2018

Alla scoperta del karting

Un semplice passatempo o un vero e proprio sport? La storia di questa disciplina e del suo sviluppo in Italia attraverso le parole di un esperto del settore

Aurora Bolandin

Karting

Il karting conta sempre più appassionati

Da qualche anno in Italia si è diffuso il karting, una specialità automobilistica in cui i piloti gareggiano in sfide di velocità su piccoli veicoli a quattro ruote. La disciplina nacque a metà degli anni ’50 dall’idea di un ingegnere americano che costruì questo “carretto” per il divertimento del figlio.
Oggi l’universo karting vanta fatturati da capogiro e campionati mondiali. Davide, tecnico di 28 anni, opera nel settore per un’importante azienda italiana e si è offerto di darci uno spaccato di questo mondo.

Spesso il karting è associato a un puro divertimento tra ragazzi, ma c’è chi ne ha fatto più di un semplice passatempo, qual è la situazione attuale in Italia?
«Oggi in Italia esistono diverse realtà collegate al mondo del karting: piste, chiamate professionalmente kartodromi, rivenditori specializzati, team e vere e proprie organizzazioni di promozione di questo motorsport».

A chi si rivolge il mondo del karting? Come ci si avvicina a questo sport?
«A livello amatoriale il karting ha un ventaglio molto ampio di utenti, che parte dai bambini fino agli adulti; per quanto riguarda invece il mondo delle competizioni, solitamente chi si cimenta in questo sport inizia in tenera età per sviluppare fin da subito le capacità e le tecniche da futuro pilota automobilistico. Spesso accade infatti che il karting sia la “griglia di partenza” verso il mondo delle gare automobilistiche come ad esempio quelle di Formula 1-2-3-4, Rally, Cross Country e molte altre».

Cosa serve per iniziare?
«La prima cosa da fare è provare l’esperienza di un kart da noleggio; attualmente sul territorio piemontese esistono diverse piste dedicate a quest’attività. Per i periodi caldi ci sono le piste outdoor, ovvero tracciati all’aria aperta; nella stagione invernale si può praticare ugualmente all’interno di strutture coperte, cioè piste indoor. Solitamente ai principianti viene fornito un pacchetto per i primi giri in pista: kart con protezioni aggiuntive, casco e tuta da pilota. Chi invece compete in gare professionali nella maggior parte dei casi ha un equipaggiamento completo: kart calibrato per le competizioni, tute personalizzate, caschi con elevati standard di sicurezza, stivaletti resistenti alle abrasioni e all’usura e guanti protettivi. Inoltre, devono essere usati strumenti di sicurezza quali paracostole e collari».

Ma quindi è forse un sport pericoloso?
«Come in tutti gli sport fisici, alla parte ludica corrisponde la possibilità di incorrere in rischi. Nel caso specifico di questo motorsport gli attuali sistemi di sicurezza, oltre a determinati regolamenti imposti dalla Commission Internationale de Karting della FIA, permettono ai piloti di gareggiare tutelati. È innegabile che ci siano dei rischi, ma l’obiettivo comune è sempre quello di limitarne la frequenza».

Tutti questi dispositivi di sicurezza, il kart stesso e gli strumenti tecnici sembrano essere molto costosi, può definirsi uno sport d’élite?
«Onestamente non lo definirei uno sport d’élite, bensì uno sport di nicchia. È ovvio che per approcciarsi e praticare questo sport ci deve essere in primis una forte passione, che può poi trasformarsi in un investimento economico».

 

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Categorie: Sport

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