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3 Dicembre 2018

Immaginando il futuro a Visionary Days

Sabato alle Ogr 800 giovani si sono confrontati sul rapporto fra uomo e macchine, in una giornata organizzata da studenti del Politecnico convinti che il domani sia un processo di confronto

Alice Dominese

Le tavole rotonde di Visionary Days

Le tavole rotonde di Visionary Days

La mattina del 1° dicembre all’ingresso delle Officine Grandi Riparazioni inizia a formarsi una lunga coda di gente. Sono i giovani under 30 iscritti a Visionary Days 2018, lanciato in rete come un’occasione di dialogo a 360° sulle frontiere della tecnologia. L’idea alla base è semplice, ma affatto facile: creare uno spazio di confronto da cui generare visioni di futuro. La domanda di partenza su cui riflettere nasce dalla curiosità sull’evoluzione del rapporto fra uomo e macchine, “Tutto sarà solo Umano?
Il clima è di attesa e la musica che proviene dalla Sala Fucine lo fa sembrare il prologo di un concerto di musica elettronica.

L’AVVIO DEI LAVORI
L’ingresso di ogni partecipante viene registrato grazie a un QR Code e si entra. I fasci di luce fucsia riscaldano l’atmosfera post-industriale mentre i bassi aumentano d’intensità. Al centro della sala c’è un palco su cui si alterneranno gli ospiti dell’evento; intorno, le 70 tavole rotonde a cui prenderanno posto i “visionari”.
Sono le 9.45 e il tabellone digitale segna il numero dei visitatori: 392, tra un’ora però il conteggio raggiungerà le 800 persone. «Ne erano previste 600, ma poco dopo un mese dall’apertura delle iscrizioni, ne sono arrivate più di 1200 e si è deciso di aumentare i posti disponibili» racconta uno dei moderatori. Nata un anno fa dall’idea di quattro studenti del Politecnico di Torino, portata avanti da giovani volontari e finanziata dalle Fondazioni Compagnia di San Paolo e CRT, la seconda edizione di Visionary Days ha raddoppiato i propri numeri e l’organizzazione nelle sue retrovie è cresciuta di proporzioni vertiginose.

Lo schermo con i tweet in tempo reale

GLI INTERVENTI DEGLI ESPERTI
L’agenda dei lavori è fitta e il meccanismo di coordinamento sfiora i ritmi di una vera e propria fucina; i temi su cui si discute sono Corpo, Evoluzione, Memoria e Società.
Quattro ospiti si alternano sul palco per tutto il corso della giornata, portando per quindici minuti il proprio contributo di professionisti dell’innovazione . A parlare di come la tecnologia possa cambiare il corpo umano è Simone Ungaro, ex direttore generale dell’Istituto Italiano di Tecnologia; a seguire Anna Cereseto, direttrice del laboratorio di virologia molecolare dell’Università di Trento, spiega le nuove sfide del genoma editing (la riscrittura del Dna); quindi Stefano Galli, capo della divisione Sprint Reply specializzata in Robotic Process Automation e Humanoid Robots, sfida a riflettere sui confini fra uomo e macchina; infine l’imprenditore di trasformazione digitale Andrea Pezzi ipotizza un mondo popolato da uomini con vite e memorie infinte.

IDEE IN CONNESSIONE
Dopo ogni presentazione, la palla passa ai partecipanti della call, suddivisi in tavoli di dibattito e gestiti da un moderatore. In tre quarti d’ora tocca a loro confrontarsi sugli stimoli ricevuti, facendo fluire le proprie riflessioni tramite tweet riprodotti sugli schermi che circondano la sala, in modo da aggiornare in tempo reale gli altri “visionari”.
La connettività è elevatissima: una redazione online nel frattempo è impegnata a raccogliere i pensieri sparsi nell’etere per comporre un documento finale che tirerà le fila del brainstorming collettivo. Nel 2017 il testo conclusivo sfiorava le 70 pagine e ha rappresentato il punto d’origine per i temi affrontati quest’anno.
Poco dopo le 19 il brusio si asciuga e le luci si spengono, ma la contaminazione di idee ha prodotto scintille di visioni sul futuro. Ora l’innovazione va coltivata, in attesa dei prossimi Visionary Days.

 

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Categorie: Tecnologie

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