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12 Dicembre 2018

Pillole di associazionismo: Altera

Il nostro viaggio continua con una realtà che promuove punti di vista alternativi sui fenomeni sociali attraverso la discussione e l’educazione all’immagine

Mario Acciaro

Altera

Altera promuove punti di vista alternativi attraverso l’educazione all’immagine

In un mondo sempre più in bianco e nero, bombardato dalle immagini e ormai insensibile ai punti di vista altrui, rischiamo di perdere la ricchezza delle diversità. Altera – con cui si rinnova il nostro viaggio fra le associazioni torinesi – spezza la rigidità di questo sguardo e analizza la società da più prospettive, restituendo uno spettro esaustivo delle sfumature umane, diffondendo la cultura del confronto pacifico e costruttivo.
Per offrirvi un assaggio dell’esperienza di Altera, nata nel 2001 dalla collaborazione di studenti, docenti e lavoratori, abbiamo raggiunto la presidente Maria Luisa Brizio.

In cosa consiste “l’alterazione dei punti di vista” che proponete?
«Altera si propone come luogo di osservazione critica della realtà. Questo vuole dire adottare punti di vista alternativi al pensiero dominante, smascherare retoriche, immaginare soluzioni e mondi possibili, sviluppare coscienza e consapevolezza delle dinamiche culturali e di descrizione del mondo, delle categorie che adottiamo, “lenti” che indossiamo nel leggere e raccontare i fatti. Ci piace dire che chi si avvicina ad Altera prende parte a un processo di protagonismo culturale, questo per sottolineare l’importanza dell’atteggiamento partecipativo e il carattere immersivo nelle nostre attività. Quello che chiediamo è uno sforzo nell’analisi, nella comprensione e nell’immaginazione».

Perché l’arte e il cinema in particolare rappresentano canali più efficaci di altri per la diffusione dei valori culturali di cui Altera è ambasciatrice? Le nuove generazioni come si interfacciano con questi mezzi rispetto al passato?
«Non sono per forza più efficaci in assoluto ma sono quelli con cui, chi ha fondato l’associazione e chi vi ha aderito in seguito, si è trovato più a suo agio e che ha scelto per proporre il proprio discorso culturale e civico, come ad esempio faremo il prossimo 12 gennaio con una proiezione di Sulla mia pelle a Casa Arcobaleno. La nostra esperienza con i giovanissimi riguarda in particolare il cinema. In questo contesto abbiamo notato come la mancanza di alfabetizzazione ed educazione alle immagini, siano foto o video, rappresenti una reale lacuna. Forse c’è meno formazione se pure una maggiore abitudine alla ricezione immediata di immagini, mentre è necessaria una fruizione matura e consapevole che può derivare solo dalla conoscenza e dalla capacità di adottare uno sguardo critico».

Secondo voi i valori sociali e culturali hanno subito un regresso nell’ultimo periodo? Che mutamenti avete monitorato nella vostra ormai quasi ventennale esperienza?
«Il nostro pubblico è comunque ristretto, non possiamo definirci un punto di osservazione privilegiato sull’intera composizione della nostra società: quello che facciamo è sicuramente tenerci aggiornati e osservare come cambiano il dibattito culturale e quello pubblico. In questi contesti possiamo affermare che negli ultimi mesi si è accelerato il processo di legittimazione, iniziato anni fa, di posizioni “incivili” in quanto escludenti per una parte di individui. Stanno venendo meno la capacità di andare in profondità e di dare vita a ragionamenti complessi. Per contro ci si affida alla “pancia” e tutto ciò che spaventa perché richiederebbe analisi e approfondimento viene “aggredito”. Assistiamo quindi a comportamenti regressivi in quanto escludenti e non inclusivi: il pluralismo e le identità complesse sono un fatto e in quanto tali vanno governate e non rimosse e la dignità umana è un valore».

Nella vostra attività quanto è importante il rapporto con le istituzioni?
«La comunicazione con tutti i soggetti attivi sul territorio è per noi fondamentale. A seconda degli enti e dei referenti il rapporto cambia: spesso sono le persone a fare la differenza, a parità di priorità dichiarate ma non sempre attuate. Purtroppo nella negoziazione degli interessi e in un momento di contrazione degli spazi economici e culturali, spesso le istituzioni hanno comprensibilmente altre priorità. Interlocutori molto importanti sono anche le Fondazioni, vista anche la loro vocazione a sostenere l’innovazione culturale e sociale. Alcuni istituti scolastici, poi, hanno intrapreso con noi una collaborazione molto positiva, che ci segnala come l’individuazione del bisogno culturale di educazione all’immagine sia corretta e il nostro metodo di lavoro sia efficace e complementare agli strumenti didattici della scuola».

 

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Categorie: Cultura

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