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14 Febbraio 2019
Tutti gli ismi di Armando Testa: 50 anni di innovazione e fantasia
Una mostra a Palazzo Chiablese racconta la carriera del re dei creativi, che inventò la pubblicità in Italia
Giovanni Mauriello
Finirà il 24 febbraio la mostra Tutti gli ismi di Armando Testa, inaugurata lo scorso 25 ottobre a Palazzo Chiablese e curata da Gemma De Angelis Testa e Gianfranco Maraniello, direttore del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
In un mondo in cui ormai sempre più persone mettono la propria creatività a servizio della pubblicità, questa mostra – più che un’esposizione – sembra una vera e propria lezione di stile. Noi di Digi.TO siamo andati a vederla per potervela raccontare.
GLI “ISMI”
È proprio la voce di Armando Testa a guidare lo spettatore tra le sale dei Musei Reali: aneddoti e interviste poste lungo il percorso ci raccontano la versione più autentica dell’artista torinese, al quale fin dall’inizio è affidata la narrazione delle tappe del tour.
Si parte dal titolo della mostra: in un video all’inizio dell’esposizione Testa racconta di quando in agenzia arrivò la richiesta da parte di un cliente nel campo della ristorazione: per lui ideò una pubblicità che prevedeva un ristorante vuoto con un cameriere claudicante, ma il cliente rifiutò la proposta considerandola troppo stravagante. In agenzia, in quei giorni, si vociferava: «Il Testa qualche volta ha delle cose azzeccate negli ismi, chiamiamoli ismi, tutti i modernismi. Qualche volta però sarà bene guardare di più il marketing».
Nato con finalità dispregiative, dunque, l’artista si è poi appropriato del termine per definire i suoi geniali colpi di testa e sono proprio questi ismi che vengono celebrati nel corso della mostra.
LE OPERE
I lavori esposti sono circa 120, provenienti dalla collezione personale della moglie e collaboratrice dell’artista, Gemma de Angelis Testa, e in piccola parte dalla collezione dell’agenzia Armando Testa.
Sculture, manifesti, pubblicità, spot televisivi, bozzetti, quadri e installazioni: cinquant’anni – dagli anni ‘40 agli anni ’90 – di vita e di carriera di un artista innovatore che ha saputo costruire un immaginario in cui tutta Italia sa riconoscersi e orientarsi.
Per il visitatore, infatti, il vero divertimento sta nella sfida di riconoscere i protagonisti delle tante pubblicità che hanno segnato l’immaginario collettivo italiano: dall’ippopotamo Pippo, protagonista della pubblicità della Lines, a Carmencita e Caballero per il caffè Paulista di Lavazza, ma anche l’elefante Pirelli, il rinoceronte Esso e il Punt e Mes, campagna realizzata all’inizio degli anni ‘60 per pubblicizzare il Vermut di casa Carpano, ma ora familiare ai torinesi col nome Sintesi ’59, opera che dal 2015 è posta all’esterno della stazione di Porta Susa per omaggiare l’artista.
Un vero e proprio mondo immaginario, dunque, popolato da creature colorate, familiari, che raccontano un pezzo di un’Italia che guardava con ottimismo e creatività verso il futuro e in cui quello della sperimentazione era un rischio che valeva la pena correre. Il grande merito di Testa, che da questa mostra emerge bene, è quello di aver saputo capire prima di tutti quale sarebbe stato il futuro dell’immagine, del suo ruolo nel sistema comunicativo e artistico.
Non a caso l’esposizione termina con un video in cui Armando Testa, sempre protagonista, è intento a raccontare le sue idee sul futuro delle immagini e della comunicazione visiva. Quale altro potere ha l’arte, dopotutto, se non quello di essere profetica e rivelatrice?