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1 Marzo 2019

Carnevale di Ivrea, una tradizione (sostenibile) che incuriosisce il mondo

Ripercorriamo la storia della manifestazione con un eporediese doc, che sottolinea come non vada sprecata la frutta usata nelle battaglie delle arance

Alessio Colella

La Battaglia delle arance di Ivrea

Una storia secolare che si ripete costantemente seguendo un vero e proprio cerimoniale, che culmina con la celebre Battaglia delle arance, quest’anno suddivisa in tre parti, dal 3 al 6 marzo. Ivrea, a circa 60 chilometri da Torino, ogni anno durante il periodo del Carnevale viene assediata da curiosi e turisti, a cui offre un calendario ricco di appuntamenti.

LA TRADIZIONE
Il Carnevale eporediese è il più antico tra quelli storici sul territorio nazionale. I riti risalgono addirittura al Medioevo e sono stati tramandati oralmente di generazione in generazione per secoli fino al 1808, anno a cui risalgono le prime testimonianze scritte della Zappata e dell’abbruciamento degli Scarli. La prima, tramite il rivolgimento della zolla del terreno, rappresenta allegoricamente il risveglio della vita; il secondo è un palo rivestito di erica e ginepro che viene bruciato come simbolo di buon auspicio. Pregno di significato è lo stesso Carnevale, il quale rappresenta un momento di celebrazione della leggenda medievale secondo cui gli abitanti di Ivrea riuscirono a liberarsi dalla tirannia del Marchese di Monferrato.
La manifestazione segue un complesso Cerimoniale, in cui diverse figure sfilano nel corteo storico. La più rappresentativa è la Vezzosa Mugnaia, comparsa per la prima volta nel 1858 ed emblema della libertà. Secondo la credenza popolare, fu proprio la figlia del mugnaio a uccidere il Marchese e a liberare la città. La Battaglia delle arance ha l’intento di rievocare questa rivolta e il classico berretto rosso si traduce nell’adesione della comunità a questi ideali.

La Vezzosa Mugnaia sfila nel corteo storico

LA BATTAGLIA DELLE ARANCE
È l’evento più famoso del carnevale, che rievoca lo scontro fra il popolo – rappresentato dagli aranceri a piedi – e l’armata del tiranno, composta dagli aranceri sui carri. Questi ultimi hanno in dotazione un casco di cuoio, come simbolo dell’armatura dell’esercito. Il combattimento è la fase più concitata dell’evento ma, nonostante i ruoli differenti e la divisione in squadre, non esiste una vera rivalità, infatti si può assistere ad avversari che si stringono la mano in segno di rispetto e lealtà. Le battaglie di quest’anno inizieranno domenica 3 marzo e proseguiranno fino al 5 marzo, martedì grasso. Il periodo del Carnevale, iniziato il 6 gennaio con la marcia di apertura, terminerà mercoledì 6 marzo con un pranzo a base di polenta e merluzzo.
Per entrare nel vivo dell’evento abbiamo intervistato Alessio Avetta, arancere per 25 anni e oggi uno dei tre fotografi ufficiali della manifestazione: «Il Carnevale è sicuramente l’appuntamento più sentito per tutti gli eporediesi. Ogni anno arrivano tantissimi turisti sia italiani che stranieri e ultimamente abbiamo avuto alcuni giornalisti addirittura dal Giappone e dall’Australia. Il richiamo mediatico è notevole. Ciascuna squadra vive il Carnevale con la propria scaramanzia – continua – ma, a differenza del Palio di Siena, non c’è una vera e propria ostilità perché l’appartenenza al gruppo non è data dalla zona di residenza. Quindi, ti trovi a battagliare con i tuoi amici o con il tuo vicino di casa ed è bello punzecchiarsi a vicenda. La guerra con le arance è uno sfogo puro di adrenalina, un’esperienza che solo Ivrea può dare. Fare le foto è più pericoloso rispetto che fare l’arancere perché non sei pienamente consapevole di quello che succede intorno a te e capita di non vedere un’arancia partire. Gli incidenti gravi comunque sono piuttosto rari. Bisogna precisare – conclude Avetta – che le 600 tonnellate di frutta usata non sono acquistate sul mercato perché si tratta di scarti, inoltre le bucce vengono raccolte e trasformate in compost, non c’è alcuno spreco».

 

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Categorie: Vacanze-weekend

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