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31 Maggio 2019
Il 2 giugno torna San Salvario Emporium, più di un semplice mercato
Intervista a Erika Qualich, fondatrice dell’appuntamento mensile più atteso dai torinesi amanti dell’artigianato
Giovanni Mauriello
Passione vintage, passione artigianato, passione mercato all’aperto. Fino a qualche tempo fa sembrava essere solo una moda passeggera, ma ormai la rete dei market si è radicata al punto di diventare per molti un momento da aspettare con impazienza e al quale non mancare per nessun motivo al mondo.
Negli ultimi cinque anni, a Torino, dire market è diventato sinonimo di San Salvario Emporium, ovvero l’evento che ogni prima domenica del mese (quindi il prossimo appuntamento è il 2 giugno) raduna artigiani tradizionali e digitali, designer, editori e illustratori sotto le tettoie di piazza Madama Cristina.
Abbiamo intervistato Erika Qualich, la fondatrice e coordinatrice dell’evento (assieme ad Alessandro Maioglio) per farci raccontare da dove nasce l’iniziativa e dare dei consigli qualora qualcuno volesse seguire le loro orme.
Come nasce l’idea di creare un market e, soprattutto, qual è il fine che tu e Alessandro avete immaginato per questo progetto?
«L’idea di Emporium nasce da un’analisi di San Salvario, che nel 2013, quando la nostra avventura ha avuto inizio, cominciava a vivere una serie di cambiamenti per certi versi molto simili, seppur in scala, a noti quartieri di città internazionali come Berlino e Londra. Un mercato di creativi come quelli di Mauerpark o Bricklane ci sembrava in perfetta continuità coi locali, i negozi e gli studi che in quel periodo stavano aprendo per le vie del quartiere. È nata così la prima edizione, nel dicembre del 2013».
È chiaro già dal nome: San Salvario Emporium. Quanto è importante quindi il contatto con il territorio?
«San Salvario è una comunità vivacissima, piena di stimoli: la rete di associazioni attive è stupefacente e la partecipazione dei residenti ai vari eventi è straordinaria. È un quartiere chiave nelle dinamiche della città, per la sua posizione nella topografia di Torino ma soprattutto per la sua natura multiculturale».
Progetti per il futuro?
«Negli anni San Salvario Emporium si è consolidato nel calendario degli eventi della città e soprattutto nella mappa di shopping dei tanti che si sono stancati della scarsa qualità e dell’impersonale esperienza fornita dalle grandi catene. Per questa ragione è appena iniziata una collaborazione con Closet, una rete di negozi della zona che ha pensato di creare una mappa che li raggruppasse, nella convinzione che l’unione fra progetti legati da intenti comuni non possa che essere una risorsa, specialmente in un quartiere ricco e fertile come San Salvario».
Altre novità in arrivo?
«Per non farci mancare niente, abbiamo deciso di analizzare Emporium anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale: non inquinare equivale a non rubare, perché il peso dell’inquinamento è ormai tale da non essere sopportabile dal mondo in cui viviamo. Da questo mese iniziamo un percorso di valutazione di impatto ambientale per rendere il mercato un evento efficiente e sostenibile, seguiti dalla cooperativa Verdessenza, ideatrice del progetto Abbasso Impatto, in collaborazione col Politecnico di Torino. Non meno importante è la sostenibilità sociale. San Salvario Emporium è un momento di condivisione tra pubblico ed espositori come tra vicini di stand, tra noi e la piccola comunità che abbiamo creato. Il mercato deve arricchire al di là dello scambio puramente commerciale, deve essere un momento aggregativo in cui tutti i partecipanti, davanti o dietro un banco, devono poter vivere un’esperienza positiva, divertente e appagante».