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20 Giugno 2019

Fridays For Future, una generazione in piazza contro l’emergenza climatica

Intervista a due giovani attivisti torinesi del movimento internazionale che si batte in difesa del pianeta

Francesca Vaglio Laurin

Friday for future Torino

Il corteo del 24 maggio a Torino durante il 2º Sciopero Globale per il Clima

Nell’ultimo anno il dibattito sull’ambiente e l’emergenza climatica ha raggiunto una dimensione e un’attenzione inedite in tutto il mondo. Un ruolo importante in questa svolta lo ha avuto senza dubbio Fridays For Future, il movimento internazionale ispirato agli scioperi della sedicenne svedese Greta Thunberg con cui dalla fine del 2018 giovani e giovanissimi hanno iniziato a manifestare tutte le settimane in decine di paesi, chiedendo ai propri governi di agire concretamente e urgentemente a tutela del pianeta.

Anche a Torino, come in molte altre città italiane, da alcuni mesi si è costituito un gruppo locale di Fridays For Future. Abbiamo chiesto a Mattia e Sara, due giovani attivisti, di raccontarci meglio questa esperienza.

«Nella nostra città le prime persone sono scese in piazza già lo scorso 29 dicembre, ma erano solo in due – racconta Mattia, 18 anni – da lì in poi il gruppo è cresciuto progressivamente, soprattutto nelle settimane precedenti al primo grande sciopero globale per il clima del 15 marzo, a cui abbiamo aderito anche a Torino». È stato proprio in quel periodo che si è avvicinata Sara, 17 anni: «Come molti altri ragazzi ho conosciuto da vicino Fridays For Future a febbraio, in occasione di uno dei presidi del venerdì in piazza Castello. All’epoca c’era una composizione molto eterogenea, dai bambini agli anziani, ma poi si sono uniti soprattutto giovani, tanto che è anche nato un gruppo Students For Future che si occupa di rafforzare il nostro lavoro all’interno delle scuole».

A mandare avanti l’attività del gruppo ci sono alcune decine di ragazzi e ragazze, ma in occasione delle mobilitazioni più importanti a scendere in piazza sono state diverse migliaia di persone. Coerentemente con l’età anagrafica della maggior parte dei partecipanti, i torinesi di Fridays For Future utilizzano molto i social network per comunicare tra loro e organizzarsi. «Abbiamo un gruppo Whatsapp in cui ci sono tutti gli attivisti interessati – racconta Mattia – e una piattaforma chiamata Discord che ci aiuta a discutere tutti insieme e a scegliere i temi su cui mobilitarci».
I canali di Instagram e Facebook «servono per comunicare con chi ci cerca e ci scrive – aggiunge Sara – e abbiamo anche lanciato dei questionari online per indagare le tematiche ambientali su cui c’è più interesse». Il principale luogo decisionale restano comunque le assemblee pubbliche organizzate ogni due o tre settimane e, come spiega Mattia, «spesso anche dopo i presìdi del venerdì ne approfittiamo per riunirci e confrontarci».

Entrambi riconoscono che la grande visibilità mediatica raggiunta dalle prime iniziative organizzate da Greta Thunberg abbia dato una spinta importante nel mobilitare migliaia di giovani in tutta Europa. «Io ad esempio sono da tempo attento alle tematiche ambientali – racconta Mattia – ma prima non avevo mai pensato di scendere in piazza per questo». Ma, aggiunge Sara, tra chi partecipa oggi «ci sono anche tante persone che in precedenza non avevano nessuna attenzione verso questo problema».

Al momento uno degli obiettivi principali del gruppo è fare pressione sulle istituzioni locali perché dichiarino lo stato di emergenza climatica. Un provvedimento dalla valenza soprattutto simbolica, che però, concordano Sara e Mattia, serve a riconoscere pubblicamente il problema e a vincolare la politica a delle azioni concrete, ad esempio nella riduzione del traffico e dell’inquinamento in città. Ma i fronti della mobilitazione sono molteplici: dal ruolo dell’industria tessile e del mercato dell’abbigliamento nello sfruttamento dell’ambiente, alla plastica che soffoca gli oceani, agli appelli all’interno degli istituti scolastici per introdurre la raccolta differenziata e eliminare la plastica dalle macchinette.
«Ora c’è anche molto dibattito sul concetto di giustizia climatica, perché siamo un movimento ambientale ma anche politico e sociale» spiega Sara. «Non possiamo ignorare – aggiunge – che alcuni paesi e alcune classi sociali pagano e pagheranno un prezzo più alto per gli effetti del cambiamento climatico. È un tema che abbiamo portato in piazza soprattutto in occasione del secondo sciopero del 24 maggio». «Siamo un movimento politico ma apartitico, perché in questo momento c’è bisogno di azioni concrete da parte di tutte le forze politiche» le fa eco Mattia.

Ora con la pausa estiva il ritmo delle iniziative organizzate da Fridays For Future Torino rallenterà un po’, ma il gruppo guarda già avanti: il 27 settembre è infatti in programma il terzo sciopero globale per il clima, che sarà preceduto da una settimana di mobilitazioni in tutto il mondo.

 

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Categorie: Ambiente

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