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27 Agosto 2019

Perché e come ridurre il consumo di plastica

Adottare qualche abitudine più rispettosa nei confronti dell’ambiente può giovare a tutti gli abitanti del pianeta, sia umani che non

Alessio Colella

 

analisi ciclo vita plastica

Analisi del ciclo di vita della plastica

Una carta di credito a settimana, per un totale di 250 grammi all’anno. Questa è la stima di uno studio condotto dall’Università australiana di Newcastle su quanta plastica ingoiamo ogni anno. Si tratta di numeri tanto impressionanti quanto allarmanti, poiché la plastica viene creata a partire dal petrolio e suoi polimeri e può avere effetti dannosi per la salute.

PERCHÉ FARE A MENO DELLA PLASTICA
Partiamo da un dato dello studio: i frammenti di plastica di dimensione inferiore ai 5 millimetri si trovano nelle falde e nelle acque in superficie e la concentrazione aumenta in zone come gli Stati Uniti e l’India, dove è pari al doppio rispetto all’Europa. Questo significa che l’acqua che beviamo contiene queste piccole particelle e così anche il sale, i pesci e i frutti di mare che mangiamo. Questo è il risultato di decenni di abbandono dei rifiuti negli oceani, una pratica insensata e insostenibile che porta danni a tutta la collettività: ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni genere finiscono negli oceani e di queste circa 6 sono plastica.
Il Consiglio europeo si è prefisso l’obiettivo di abolire entro il 2021 le stoviglie di plastica monouso, i cotton fioc e le cannucce, ma è possibile andare oltre attraverso alcuni semplici accorgimenti e con delle nuove abitudini.

IL RICICLO
La plastica è riciclabile, quindi è bene differenziare la spazzatura per permettere di allungare il ciclo di vita del materiale, sia in ottica di riduzione dei rifiuti non recuperabili sia in ottica di risparmio di risorse mediante appunto il riutilizzo.
Prendiamo come esempio una forchetta di plastica: il petrolio deve essere estratto, trasportato e lavorato, devono essere create le fibre di plastica e a partire da queste si deve realizzare la forchetta, confezionarla e distribuirla, finché l’utente finale non la utilizza. Tutte queste fasi richiedono un dispendio di risorse ed energia, che vengono quantificate dai tecnici per eseguire l’analisi del ciclo di vita (nell’immagine), detta anche Life-Cycle Assessment. Non recuperare la plastica vuol dire ogni volta ripetere questo ciclo spendendo energia e producendo scarti non recuperabili, mentre con il riciclo si evita l’accumulo di rifiuti e si risparmiano tutte quelle risorse usate per la creazione della plastica, poiché il materiale c’è già, deve solo essere trasformato.

ALTRE PICCOLE ABITUDINI
Un comportamento semplice che è possibile adottare è l’uso di bottiglie di vetro o di borracce riutilizzabili al posto delle bottiglie di plastica. Torino vanta tantissime fontane e negli ultimi anni sono sorti numerosi Punti Acqua per tutta la città e dintorni, quindi usare contenitori durevoli è sicuramente un buon inizio.
Evitare, come suggerito dall’Unione Europea, le stoviglie di plastica è un ulteriore passo verso la riduzione del consumo di questo materiale. Usare posate lavabili consente di inquinare meno e di mangiare meglio, usando coltelli affilati e forchette a cui non si spezzano i denti con estrema facilità.
Più complicato è invece cambiare le abitudini di consumo, preferendo l’acquisto di articoli “alla spina” o sfusi rispetto a quelli confezionati. Il problema è che la maggior parte delle persone acquista dalla grande distribuzione, i cui prodotti sono perlopiù venduti in confezioni, fatta eccezione per qualche timido tentativo di qualche catena gli scorsi anni su alcune tipologie di prodotti. Sono invece stati fatti dei passi in avanti per quanto riguarda le buste delle spesa, visto che negli ultimi anni hanno preso piede le buste di stoffa a scapito dei sacchetti di plastica.
Un ultimo sforzo riguarda i fumatori: non gettate i mozziconi per la strada, sulla spiaggia o in mare. Oltre a essere prevalentemente realizzati con acetato di cellulosa – un tipo di plastica che impiega diversi anni a decomporsi – i ricercatori ne hanno trovato traccia nel 70% degli uccelli e nel 30% delle tartarughe marine.

 

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Categorie: Ambiente

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