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30 Agosto 2019
Torino culla di scrittori e filosofi
Incastonata tra le alpi e la collina, la nostra città ha dato i natali e ospitato intellettuali italiani e stranieri che hanno fatto la storia della letteratura e del pensiero, da Nietzsche a Primo Levi
Paride Pasini
“Ecco una città secondo il mio cuore. Anzi, la sola. Tranquilla, quasi solenne. Terra classica per gli occhi e per i piedi. Un soffio di buon Settecento. Palazzi di quelli che parlano al cuore; non fortezze stile Rinascimento! E poi: scorger le Alpi dal centro della città! Queste lunghe strade che sembrano condurre in linea retta verso le auguste cime nevose! Aria serena, limpida in modo sublime. Non avrei mai creduto che una città, grazie alla luce, potesse diventare così bella”.
Così Friedrich Nietzsche descriveva Torino nel lontano 1888.
Il capoluogo subalpino è una città letteraria: le sue librerie, i caffè storici, le piazze, i portici che hanno affascinato intellettuali, scrittori e filosofi e influenzato la loro storia, il loro pensiero e le loro opere. La letteratura è proprio il miglior filo conduttore per poterla scoprire.
Il centro della vita culturale torinese è sicuramente piazza San Carlo; nei suoi caffè chiacchieravano Giulio Einaudi, Macario e De Gasperi. Di fianco al Caffè Torino abitava Vittorio Alfieri e qui scrisse le sue prime tragedie. Anche Alexandre Dumas, autore de Il Conte di Montecristo, veniva qui a bere la bevanda che “non avrebbe mai dimenticato”: il bicerin.
Nel 1824 venne inaugurato il Museo Egizio, dove avremmo potuto incontrare Balzac, Flaubert e Tolstoj. L’autore di Guerra e Pace e Anna Karenina arrivò a Torino a piedi passando per il Moncenisio e ne rimase abbagliato. Amava passeggiare a Palazzo Carignano, sede del parlamento sabaudo che oggi ospita il museo del risorgimento.
In via Carlo Alberto abitava il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, che visse nella nostra città per soli sei mesi, quanto bastava per innamorarsene. Qui scrisse Ecce homo in cui rivede la vita secondo la filosofia del nichilismo passivo.
Verso il Po si staglia il Palazzo degli Stemmi (via Po 29), storica sede dell’Università, che oggi ospita il Rettorato. Qui Erasmo da Rotterdam discusse la sua tesi di laurea in teologia.
Il fiume è vivo negli scritti di Jean-Jacques Rousseau. Nell’Emilio, ne parla così: “Mi condussero fuori dalla città, sopra una collina molto alta, ai piedi della quale passava il Po, il cui corso freme attraverso le fertili rive che bagna”. Il filosofo ginevrino visse prima in una mansarda di via Po, dove lavorò come incisore in una bottega di vasellame. Poi si trasferì in via San Domenico, a Palazzo Mazzonis, oggi sede del Mao – Museo d’Arte Orientale.
Sempre lungo le rive del fiume (corso Casale 255) visse gli ultimi anni della sua vita Emilio Salgari, il “padre” di Sandokan. Ispirato alla Tigre della Malesia, in corso Chieri, si trova il Salgari Campus, ideale per chi vuole sperimentare tecniche di sopravvivenza.
A due passi dalle Porte Palatine, ultima reminiscenza della Torino romana, soggiornò Torquato Tasso. Il drammaturgo sorrentino fu ospite del Marchese d’Este, in via Pietro Egidi 6 e, sfruttando la posizione della sua residenza, potè assistere alla prima ostensione della Sacra Sindone, nella Cappella del Guarini.
Superato il vecchio Palazzo del Senato, in via delle Orfane viveva Silvio Pellico, patriota imprigionato dagli austriaci nel carcere di Brno. Tornato in Piemonte scrisse il racconto della sua prigionia, Le mie prigioni.
Torino era il cuore pulsante dell’intellighenzia italiana e il libro Cuore è il capolavoro di Edmondo De Amicis, scritto in piazza XVIII dicembre a pochi passi da piazza Statuto, dove ambientò il racconto Primo Maggio. La città gli dedicò un monumento nei giardini Sambuy.
Un altro cuneese salì alla ribalta nella nostra città, Cesare Pavese. Qui studiò letteratura americana e collaborò con la casa editrice Einaudi. Dopo essersi allontanato durante la guerra, tornò nel capoluogo sabaudo dove pubblicò i suoi capolavori La casa in collina, Il diavolo sulle colline, La luna e i falò e il libro con cui vinse il Premio Strega del 1950, La bella estate. Viveva in via Lamarmora 35 ed era assiduo frequentatore del Caffè Platti di corso Vittorio. A causa di una delusione amorosa si suicidò nella stanza 346 dell’hotel Roma (piazza Carlo Felice) che conserva ancora l’arredamento dell’epoca.
Suicida morì anche Primo Levi, provato dagli orrori vissuti nei campi di sterminio nazisti. Viveva in corso Re Umberto 75 e studiò chimica all’università, prima di venire catturato dalla milizia fascista e deportato ad Auschwitz. Tornato a Torino dopo la Liberazione, raccontò la vita del campo in Se questo è un uomo, il viaggio di ritorno ne La tregua e la vita dopo l’Olocausto ne I sommersi e i salvati.