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24 Ottobre 2019

Dalla Terra alla Luna, la mostra a Palazzo Madama

Fino all’11 novembre decine di opere d’arte raccontano il fascino irresistibile esercitato dal nostro satellite su pittori, poeti e scrittori, dall’Ottocento fino all’allunaggio

Fabio Gusella

Mostra Dalla Terra alla Luna

La mostra Dalla Terra alla Luna è aperta fino all’11 novembre

Sono trascorsi 50 anni dall’indimenticabile “passeggiata sulla Luna” del 21 luglio 1969. Nel corso dei secoli precedenti, centinaia di artisti si sono rivolti a essa con l’unico strumento di cui disponevano: l’immaginazione. Questa antica storia d’amore fra il nostro pianeta e l’astro d’argento è al centro della mostra Dalla Terra alla Luna, ospitata fino all’11 novembre nella Corte Medievale di Palazzo Madama. Oltre 60 opere tra dipinti, fotografie, sculture, disegni, stampe, volumi e oggetti di design riassumono il forte ascendente che la “graziosa luna” ha esercitato su noi terrestri nel corso dei secoli e in particolare a partire dall’Ottocento.

Luciano di Samosata, Ariosto, Leopardi e Jules Verne sono solo alcuni fra tutti coloro che si sono lasciati ispirare dal fascino lunare per immaginare avventure straordinarie. Nel 1865 Verne pubblica il celebre Dalla Terra alla Luna, ma si tratta soltanto di uno degli innumerevoli “viaggi” immaginari, che soprattutto dall’800 vedono la propria popolarità crescere a dismisura. Il boom del colonialismo e il mito del progresso scientifico alimentano infatti la curiosità della gente, che sgomita per leggere sempre nuovi resoconti fantastici su quella che viene descritta come una sorta di colonia, peraltro popolata da indigeni extraterrestri dall’aspetto animalesco e mostruoso. Prende così vita un vero e proprio mito lunare, rafforzatosi nel tempo anche grazie al suggestivo “chiaro di luna”, che diventa il tema romantico per eccellenza, come testimoniano sia il Notturno di Chopin che accompagna la visita della mostra, sia alcuni fra i dipinti ottocenteschi esposti, fra cui un acquerello su carta del 1820 di Giovanni Battista de Gubernatis e un paesaggio del 1842 di Salvatore Fergola.

Nella prima metà del Novecento l’allunaggio è ancora lontano e l’atmosfera onirica continua a circondare il tema lunare. Ne sono un esempio la tela metafisica di Felice Casorati intitolata Tiro al bersaglio (1919) e i Sortilegi lunari (1933) del pittore triestino Arturo Nathan. Nel paesaggio fiabesco creato da Marc Chagall in Dans mon pays (1943), la “pallida luna” emerge dal blu della notte conquistandosi un posto da protagonista.

La situazione cambia nel secondo dopoguerra: in ambito scientifico-tecnologico la “corsa allo spazio” compie passi da gigante e anche in campo artistico si rielabora il concetto di spazio. A testimonianza di questa svolta ci sono i Concetti spaziali di Lucio Fontana, alcuni dei quali in esposizione. Con i celebri fori e tagli nella tela, infatti, l’artista italo-argentino esplora, proprio come gli astronauti, una nuova dimensione. Se Giulio Turcato, con Superfici lunari, indugia sulla monocromia, Mario Persico (Nascita di una contemplazione lunare, 1955) e Joan Mirò (Nebulosa, 1958), compongono due inni quasi musicali alla potenza del colore. Quest’ultima costituisce l’essenza di La terre bleue, la scultura in esposizione realizzata in resina sintetica realizzata da Yves Klein alla fine degli anni Sessanta.

Col passare degli anni, la prospettiva dell’allunaggio si fa via via più probabile, per cui l’arte comincia a rispecchiare l’aria di progresso che si respira in quegli anni: è il caso di Flano (1965) di Ezio Gribaudo, la rielaborazione di una prima pagina ad argomento spaziale. Lo sbarco sulla Luna è ormai imminente: in La luna e i suoi imitatori (1966) Gastone Novelli immagina una sorta di mappa lunare inventando e incidendo sulla tela alcuni nomi ironici per i crateri, come ad esempio “Mare della Passione” e “Zona insignificante”.
L’imprenditore Giancarlo Zanatta dimostra che la fantasia può essere anche applicata alla quotidianità, quando inventa i popolarissimi doposci Moon Boot (1970), ispirati agli stivali indossati dagli astronauti durante la missione Apollo 11.
I fatidici momenti dell’allunaggio sono scolpiti nella memoria di tutti noi soprattutto per merito delle fotografie e delle immagini televisive; Mario Schifano sa cogliere lo spirito di quegli anni realizzando i suoi Paesaggi Tv: immagini tratte dalla televisione stampate in negativo e successivamente modificate in chiave pop. Anche Robert Rauschenberg rivisita le immagini mediatiche del tempo, producendo il ciclo di 35 serigrafie intitolato Stoned Moon, di cui la mostra ci propone 3 opere.

Durante la visita apprendiamo alcuni aneddoti curiosi, fra cui il fatto che il 2 agosto 1971 una piccola scultura in alluminio di Paul van Hoeydonck intitolata Fallen Astronaut è stata portata sulla superficie lunare ed è tuttora “in esposizione” all’interno di un piccolo cratere, accompagnata da una targa commemorativa che la Nasa ha dedicato ai 14 astronauti che hanno perso la vita durante le esplorazioni spaziali. Per ovvie ragioni, a Palazzo Madama è esposta una fotografia di questo omaggio.

La mostra non consiste di soli quadri, ma propone una grande varietà di libri e giochi da tavolo come il francese Aujour’hui dans l’espace. Un voyage dans la Lune (1960) e cartoline come quella raffigurante un’improbabile fuga verso la Luna provocata dall’imminente fine del mondo, datata maggio 1910. Fra queste “mirabilia lunari” non potevano mancare stampe popolari, spartiti, fumetti disneyani (Mickey va dans la Lune, 1972) e oggetti fra i più bizzarri, ad esempio un souvenir dalla Luna risalente al 1901.
Una perla dell’esposizione è sicuramente la Stanza delle meraviglie lunari, una saletta che riunisce parte della collezione di Piero Gondolo della Riva: racconti, poemi e opere teatrali che testimoniano la perenne aspirazione dell’umanità alla conquista della Luna.

Giunti alla fine della mostra, se ne ha la certezza: con la fantasia si può davvero viaggiare.

 

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Categorie: Cultura

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