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10 Gennaio 2020
Scelti per voi: Sorry we missed you, Dio è donna e si chiama Petrunya, Jojo Rabbit
Precarietà lavorativa, ribellione alle discriminazioni di genere e strani amici immaginari sono gli ingredienti della nostra rubrica cinematografica di gennaio
Francesca Vaglio Laurin
Smaltiti gli eccessi delle feste e stilato il rituale elenco dei buoni propositi, ritagliarsi un momento per il cinema è un ottimo modo per iniziare bene il nuovo anno e alleviare la fatica del ritorno alla routine quotidiana. Ecco i consigli di Digi.TO per questo mese.
SORRY WE MISSED YOU
Dopo il successo di Io, Daniel Blake, premiato con la Palma d’oro al Festival di Cannes 2016, il maestro Ken Loach torna sul grande schermo con Sorry we missed you. Il film ha per protagonisti Ricky ed Abby e i loro due figli adolescenti, un’unita famiglia di Newcastle su cui si allunga l’ombra della crisi economica, fatta di incertezza finanziaria e precarietà lavorativa. Nella speranza di migliorare la situazione familiare, Ricky convince la moglie a vendere l’auto per acquistare un furgone, con cui si lancia nell’attività di lavoratore autonomo per una grossa ditta di consegne.
Fedele alla tradizione di impegno politico e denuncia sociale che caratterizza da sempre il lavoro di Ken Loach, Sorry we missed you punta il dito sugli effetti nefasti della cosiddetta gig economy, che dietro la promessa di autonomia e innovazione nasconde in realtà precarietà, assenza di garanzie e ricattabilità. Il film è uscito nelle sale italiane il 2 gennaio e a Torino è in programmazione nei cinema Nazionale e Massimo.
DIO È DONNA E SI CHIAMA PETRUNYA
Negli ultimi anni la regista di Skopje Teona Strugar Mitevska si è fatta conoscere e apprezzare oltre i confini macedoni grazie a lavori come Io sono di Titov Veles (2007). Il suo ultimo film, Dio è donna e si chiama Petrunya, è stato presentato in anteprima italiana all’ultima edizione del Torino Film Festival e si è aggiudicato il premio Lux 2019 del Parlamento Europeo.
Petrunya ha 32 anni e una laurea in storia, vive insieme ai genitori in una cittadina macedone e passa da un colloquio di lavoro all’altro incalzata dai consigli ossessivi e umilianti della madre. Un giorno, rientrando a casa, si imbatte in una tradizionale cerimonia religiosa ortodossa, durante la quale un gruppo di uomini si getta nel fiume per contendersi il recupero di una croce di legno e attirarsi così la buona sorte. Agendo d’istinto, Petrunya si tuffa e prende la croce, sconvolgendo in pochi secondi una tradizione che si vorrebbe riservata agli uomini. L’episodio è destinato a scatenare una concatenarsi di eventi tragi-comici che mettono in luce i pregiudizi e la mentalità profondamente maschilista e patriarcale che circondano la società in cui Petrunya vive.
Il film è in sala al cinema Massimo.
JOJO RABBIT
Molti durante l’infanzia hanno un amico immaginario e quello di Jojo, un bambino di 10 anni che vive nella Germania nazista, riflette in maniera inquietante e caricaturale lo spirito del suo tempo: a fargli compagnia durante le sue giornate è infatti una stravagante versione di Adolf Hitler. Jojo partecipa alle attività della Gioventù hitleriana e si professa entusiasta sostenitore del Terzo Reich, ma quando scopre che sua madre nasconde in casa una ragazza ebrea la sua fascinazione per il nazismo inizia a vacillare.
Con Jojo Rabbit il regista neozelandese Taika Waititi porta sullo schermo una storia dalle tinte al tempo stesso fosche e satiriche, liberamente ispirata al romanzo Il cielo in gabbia di Christine Leunens. Jojo Rabbit arriverà nelle sale italiane il 16 gennaio dopo aver collezionato diverse candidature a premi cinematografici internazionali.