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31 Gennaio 2020

Nelle notti insonni di Helmut Newton

Al via la mostra sul fotografo berlinese nelle sale della Gam: fino al 3 maggio in esposizione circa 70 scatti

Aurora Saldi

Tre grandi fotografie appese a un muro raffiguranti gambe femminili - Mostra su Helmut Newton alla Gam di Torino

La mostra su Helmut Newton è alla Gam fino al 3 maggio

Coprono un periodo di circa cinquant’anni le immagini raccolte nella mostra Helmut Newton. Works, curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation di Berlino, che ha prodotto l’esposizione in collaborazione con Civita Mostre e Musei. Promossa da Fondazione Torino Musei, la mostra inaugurata ieri alla Gam – Galleria d’Arte Moderna sarà aperta fino al prossimo 3 maggio.

«L’arte fotografica è un linguaggio su cui Torino sta lavorando – ha commentato l’Assessora alla Cultura, Francesca Leon durante la conferenza stampa di presentazione – o anche in vista di Fo.To, la rassegna di eventi a tema fotografia in partenza prossimamente in città». Un’esposizione particolarmente importante, dunque, per Torino e per la Gam che, come spiega il direttore Alberto Passoni, sta progettando una periodicità annuale di eventi fotografici per la Wunderkammer della Galleria.

La mostra, articolata in quattro sale, racconta la ricerca di Helmut Newton (1920-2004). Centrale nel lavoro del fotografo sicuramente il tema del corpo, soprattutto femminile: modelle aggressive, ritratte in pose provocanti, spesso nude, accostate a manichini. L’artefatto e il confine tra falso e reale sono infatti altri motivi fondamentali nell’estetica di Newton. Anche perché la sua carriera inizia come fotografo di moda: “La moda è stato il mio primo desiderio, sin da ragazzo. E, ovviamente, volevo diventare un fotografo di Vogue.”. Proprio dai servizi realizzati per la celebre rivista, infatti, arriva la maggior parte delle fotografie esposte, che dimostrano come quello di Helmut Newton sulla moda sia stato un lavoro trasgressivo e innovatore, che ha rifondato e rielaborato i canoni del genere.

Esplorazione dei corpi però intesa anche come esperienza disturbante: toni cupi e inquietanti adombrano infatti gli scatti di nudo, in cui spesso riecheggiano atmosfere surreali alla Hitchcock. In generale il cinema, come l’arte, sono nel lavoro di Newton interlocutori costanti. Bastano due modelle seminude in quello che sembra essere un garage per citare Crash, di David Cronenberg, uscito appena l’anno prima (lo scatto è del 1997). Appassionato inoltre di cronaca nera, Newton spesso riprende le situazioni e l’immaginario del noir: ecco allora due ragazze (in immancabile abito lungo con spacco vertiginoso) correre via ammanettate, in una celebre fotografia del 1998.

Non solo scatti costruiti ad arte, però, tra le sale dell’esposizione: Anita Ekberg, Giovanni Agnelli, Catherine Deneuve, Andy Warhol sono solo alcune delle grandi personalità protagoniste dei ritratti intensi e suggestivi di Helmut Newton, che si qualifica anche quindi come ritrattista del Novecento più iconico.

Etichettare con una sola definizione il lavoro del fotografo berlinese è dunque impossibile, come dimostra il suo stile, che unisce scatti in bianco e nero e altri a colori, significativi se pensiamo che Newton tra l’altro fosse daltonico.

Una sua raccolta di scatti pubblicata nel 1978 è intitolata Sleepless nights, “notti insonni”. L’esposizione della Gam, ristretta ma esaustiva, ci restituisce allora un viaggio nelle notti insonni del fotografo, tra dettagli ossessivi e un mondo della moda allucinato e disturbante.

 

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Categorie: Cultura

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