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7 Febbraio 2020

Volontariato ambientale e Cras: per rendere grazie alla natura

Ci sono molti modi per rimediare ai danni che le rechiamo: uno di questi è aiutare i Centri di Recupero Animali Selvatici, magari in Servizio Civile

Valeria Guardo

Ragazza che va volare un rapace - Cras

I Cras salvano e proteggono gli animali selvatici

L’acronimo Cras sta per Centro di Recupero Animali Selvatici. Queste strutture hanno come scopo principale il salvataggio degli animali selvatici feriti o in pericolo. Parallelamente alla tutela delle specie, v’è poi un impegno di tipo didattico e divulgativo: gli esemplari che non sono più recuperabili, ovvero quelle che riportano gravi danni fisici da urti, collisioni e spari, vengono trattenuti al duplice scopo di favorirne la sopravvivenza in un ambiente protetto e di sensibilizzare le persone in visita al centro all’impatto derivante dal contatto tra queste specie e l’uomo.
Per capire che tipo di attività svolge un Cras e come nasce, abbiamo fatto qualche domanda a Vera e Giulia, che hanno fatto il Servizio Civile nella sede di Bernezzo (CN) e a Remigio, responsabile dello stesso centro.

Vera, in cosa consisteva la vostra la giornata-tipo come volontarie?
«Generalmente al mattino ci si occupa di dare da mangiare agli animali: acqua fresca nelle ciotole; frutta e verdura a uccellini, anatre e germani reali e carne agli animali carnivori. Nel pomeriggio ci si dedica invece alle pulizie, alle cure in generale e alle terapie in particolare, se necessario, con l’aiuto dei veterinari. In estate alcuni volontari dedicano tutto il giorno alle imbeccate dei piccoli o alle allattate, a seconda di chi ha bisogno, uccellini o mammiferi. Infine si ricevono le classi delle scuole in visita per le attività didattiche».

Giulia, secondo te a chi può interessare questo genere di esperienza, Giulia?
«È un’esperienza che consiglio a tutti gli amanti della natura e a chi vuole impegnarsi per dare una mano e fare la differenza per questi animali che, senza l’aiuto del centro, sarebbero destinati a morte certa. Ovviamente non tutti possono essere salvati ma l’importante è fare il possibile perché ciò avvenga».

A chi, invece, non lo consigliereste mai?
Vera: «Non lo consiglierei a chi non vuole sporcarsi le mani o ha paura di soffrire il troppo caldo o il troppo freddo lavorando all’aperto».
Giulia: «Secondo me non è adatto per chi crede di poter passare il tempo a coccolare gli animali perché ovviamente qui stiamo parlando di fauna selvatica e non domestica. Nonostante il volontario stia aiutando l’animale, questo non lo riconoscerà mai come suo “salvatore” ma sarà sempre un nemico di cui avere paura. Queste condizioni devono essere mantenute per poter raggiungere lo scopo principale del centro: la liberazione».

Remigio, da quanto tempo è operativo il Cras di Bernezzo?
«Siamo operativi dal 2000, cioè a partire dall’autorizzazione derivante dalla L. 157/92 sulla caccia, a seguito della quale gli animali sono diventati proprietà dello Stato. La conseguenza di questa legge è stata l’istituzione di Cras regionali adatti a diversi tipi di specie particolarmente protette, soprattutto venali. In Piemonte attualmente esistono solo 3 centri: il nostro, quello di Asti e uno a Racconigi».

Da chi è finanziato un Cras?
«Il centro di Bernezzo fa parte della Rete Regionale e ha ricevuto inizialmente dalla Regione Piemonte un finanziamento di 20.000 euro per adeguare le strutture al criterio regionale. Dopo l’adeguamento, le strutture proprietà della Regione che non sono riuscite a sostentarsi con altri mezzi, sono state divise tra i centri attualmente attivi».

Vi sono ancora finanziamenti pubblici o solo donazioni?
«Con la Legge regionale n.5 del 19 giugno 2018 i finanziamenti derivano in parte da Comuni, Province, Comprensori alpini di caccia e altri enti per le principali spese di stabulazione e cure degli animali, in parte da sostenitori privati e soci. Infine c’è la possibilità di adottare a distanza alcuni animali in cura. Il solo sostegno economico, tuttavia, non è sufficiente a portare avanti le attività del Cras. C’è bisogno di presenza costante su turni poiché il centro è aperto 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana per rispondere alle emergenze».

 

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Categorie: Ambiente

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