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31 Marzo 2020

A Unito lo spazio d’ascolto diventa telematico

Il lavoro dello sportello istituito lo scorso anno non si ferma e crea nuove modalità di supporto per studenti e personale

Aurora Saldi

Sagoma nera di psichiatra con dietro sagoma blu di paziente

Lo sportello di ascolto di Unito si sposta online

Più di 900 richieste in pochi giorni e un ulteriore investimento di 50.000 euro. Sono questi i numeri che raccontano il nuovo progetto ideato dall’Università degli Studi di Torino, uno spazio d’ascolto a distanza per provare a dare una risposta, dal punto di vista del supporto psicologico, al complesso momento che stiamo vivendo.
Il servizio, rivolto agli studenti, al personale tecnico-amministrativo e ai docenti di Unito, è completamente gratuito e viene garantita la massima tutela della privacy, in accordo con i principi di deontologia professionale dell’Ordine degli Psicologi. Per accedere è sufficiente compilare il form e attendere di essere ricontattati: i colloqui avvengono tramite WebEx o Skype.

Inaugurato il 18 marzo, lo sportello telematico ha visto un tale aumento di richieste da approvarne il potenziamento dopo soli sei giorni, nell’ultima seduta del Consiglio di Amministrazione di Ateneo.
«In realtà lo spazio di ascolto esiste da maggio 2019» ha dichiarato in un’intervista il prof. Alessandro Zennaro, direttore del Dipartimento di Psicologia. In questo momento la possibilità di accedere telematicamente al servizio, oltre a garantire la continuità del funzionamento, tenta di dare una risposta alla situazione in cui ci troviamo.
A lavorare al progetto dello sportello sono gli psicologi abilitati alla psicoterapia, specialisti e specializzandi del Dipartimento di Psicologia. Inizialmente il personale proveniva solo dalla scuola di specializzazione di Psicologia della Salute, ma con l’ampliamento dell’iniziativa anche da quelle di Psicologia Clinica e di Neuropsicologia.

Perché creare uno spazio di ascolto in università? Studenti Indipendenti, la lista di rappresentanza maggioritaria in ateneo, in seguito alla nascita a maggio 2019 del servizio spiegava: “Il benessere all’interno dell’università deve comprendere anche la tutela dalle violenze psicologiche che derivano dalla performatività e dalla competizione dovute alle aspettative sociali e da fattori economici che contraddistinguono la carriera universitaria”, sottolineando come “lo stigma che si accompagna al malessere psichico e la difficoltà nel trovare assistenza psicologica gratuita o a prezzi accessibili rendono questo problema un vero e proprio tabù nell’ambito accademico, con conseguenze anche molto gravi”.

Se in condizioni di vita normali è quindi effettivamente presente un problema di pressione e disagio rispetto al tema della salute mentale, in una situazione inedita come quella che stiamo vivendo è facile che ci sia un peggioramento. «Rimanere isolati produce ansia, insicurezza, paura dell’ignoto. Produce anche una sintomatologia che tecnicamente definiamo come post traumatica: la sensazione di aver subito un torto e non avere gli strumenti per affrontarlo in autonomia», spiega ancora il prof. Zennaro. Dati confermati anche dai primi bilanci sul rapporto tra salute mentale e isolamento: secondo Esquire, “a Torino, da una media di un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio, ndr) ogni due giorni, con il lockdown si è passati a picchi di 9 al giorno”.
Ben venga dunque un servizio di ascolto al quale possano accedere gli studenti, una fascia d’età in cui spesso si appare sicuri di sé, ma ci si può scoprire fragili.

 

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Categorie: Università

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