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2 Aprile 2020

Stare (bene) a casa: i consigli della psicologa

Per tenere lontani ansia e stress, alcune indicazioni su come affrontare questo periodo nel miglior modo possibile

Fabio Gusella

Sagoma nera di uomo di profilo che pensa su fondo colorato

La situazione che stiamo vivendo può portare a stress e ansia

“Restate a casa”. Più facile a dirsi che a farsi: la quarantena alla quale siamo tutti sottoposti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus ha sconvolto ritmi e abitudini consolidati, attivando o esasperando comportamenti poco sani e situazioni di ansia, stress e violenza domestica. Ne abbiamo parlato con Laura Azzolina, 27 anni, psicologa torinese attualmente specializzanda in Psicoterapia cognitiva presso il Centro Clinico Crocetta e tirocinante all’Unità Spinale Unipolare del Cto.

Quali sono, a tuo avviso, le possibili ripercussioni psicologiche che la quarantena potrebbe avere sulla nostra psiche?
«Le conseguenze potrebbero essere molteplici. Sicuramente va data grande attenzione alle persone la cui salute sia fisica sia mentale era già precaria prima dell’emergenza sanitaria; anche se in maniera non sempre eclatante, questa situazione grava sulle nostre emozioni, sulle relazioni, sul nostro futuro. Stiamo vivendo divisi tra il forte senso di responsabilità che ci motiva a stare a casa e la pressione che tutto questo comporta: noia, senso di vuoto, nervosismo e mancanza affettiva sono all’ordine del giorno. A medio-lungo termine, per alcune persone lo stress vissuto creerà problemi sul piano psico-fisico se non si prova ora ad attenuarne gli effetti: mi riferisco all’emergere di disturbi legati all’ansia, di sbalzi d’umore o di difficoltà nel sonno, ma anche alla perdita di motivazione nel portare avanti i propri obiettivi. Questa situazione, inoltre, può renderci consapevoli di problemi e bisogni che abbiamo evitato in passato e, quindi, potrebbe portare a rivalutare le priorità della nostra vita».

Quali abitudini o comportamenti sono da evitare e quali consigli, invece, ti sentiresti di dare?
«Alcuni degli “ospiti indesiderati” nelle nostre case sono la noia, l’incertezza, la frustrazione e l’iperattività. Questo quadro porta ad adottare abitudini poco sane, quali mangiare cibi molto calorici e a orari irregolari, dormire poco o male, curare di meno la propria persona, passare troppo tempo davanti a uno schermo, fare troppo per evitare i pensieri negativi oppure abbattersi e finire per non fare nulla. Un’altra questione importante riguarda l’incessante flusso d’informazioni circa la pandemia. Un primo consiglio è quello di dosare le notizie: è giusto informarsi ma farlo in continuazione non è un buon modo per placare l’ansia e, soprattutto, è opportuno informarsi esclusivamente da fonti ufficiali. In generale, consiglio di cercare di mantenere il più possibile invariata la routine di casa, trovare il giusto equilibrio tra momenti di attività e di riposo e godere delle piccole cose quotidiane, come cucinare, partecipare a corsi di yoga online, leggere e così via. È bene però che qualsiasi attività sia sempre sensata e motivata, che non sia solo un modo qualunque per riempire il tempo».

Mezzobusto di ragazza - Laura Azzolina psicologa

La psicologa Laura Azzolina

E riguardo ai più giovani?
«A loro consiglio di incuriosirsi e sperimentare, di pianificare il loro futuro valutando alternative, per non trovarsi impreparati quando non avremo più tutto questo tempo a disposizione. Consiglio anche di fermarsi: molti giovani possono sentirsi in difetto se non trovano molto da fare in queste lunghe giornate, ma questa è un’ottima occasione per pensare a sé stessi, abbandonare il caos della vita frenetica di sempre e ricaricare le batterie. Infine, consiglio fortemente di mantenere le relazioni sociali anche a distanza attraverso la tecnologia, usandola come strumento di condivisione e allegria e non solo per passare il tempo in solitudine, e di non esitare a chiedere aiuto in presenza di qualunque forma di sofferenza e disagio».

La permanenza a casa può spesso purtroppo anche amplificare situazioni di violenza domestica.
«Casa è sinonimo di sicurezza, o almeno dovrebbe esserlo, ma sappiamo che a volte non è così. Lo stress inevitabile che vive ognuno di noi in questo isolamento forzato diventa una paura ingestibile e costante per le persone che sono vittime dirette e indirette di violenza domestica, siano esse donne, uomini o bambini. Coabitare in modo continuativo e forzato con chi agisce la violenza inibisce fortemente il coraggio e la possibilità della vittima di denunciare e chiedere aiuto fuori dalla propria casa, aumentando così il rischio di creare un’ulteriore grande emergenza silenziosa. Per questo motivo, ad esempio, è stata promossa dal governo la campagna social Libera puoi, per mandare un chiaro messaggio in primis alle donne e per rendere noto che sono sempre attive le misure a loro sostegno, come il numero di pubblica utilità e l’app 1522, che permette di chattare direttamente con alcune operatrici. Restano inoltre operativi i Centri antiviolenza e le Case rifugio».

L’Ordine degli Psicologi sta dando il proprio contributo affinché all’emergenza sanitaria non si aggiunga quella psicologica: quali sono le iniziative messe in campo?
«L’Ordine ha promosso l’iniziativa #psicologicontrolapaura, offrendo a tutti la possibilità di scaricare dal sito dei vademecum con consigli pratici per gestire ansie e paure del momento. È stato creato inoltre il motore di ricerca nazionale #psicologionline: si tratta di uno spazio dedicato ai cittadini, in cui si può trovare l’elenco di professionisti abilitati che hanno aderito all’iniziativa di teleconsulto, quindi di colloqui online, selezionando la regione d’interesse e l’area di intervento».

 

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Categorie: Cultura

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