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26 Maggio 2020

Coronavirus e lavoro domestico, cosa è cambiato?

Un esperto del settore ci ha raccontato le problematiche sorte durante la pandemia e i cambiamenti introdotti dal decreto Rilancio, dai sussidi alla regolarizzazione

Adele Geja

Donna accompagna uomo anziano al parco, carrozzina sulla sinistra

In Italia ci sono circa 2 milioni di lavoratori domestici

Il lavoro domestico coinvolge circa 2 milioni di persone nel nostro paese ed è un tema di grande attualità, sia per le criticità portate dal lockdown, sia per i provvedimenti emanati dal governo.
Per capire meglio cos’è successo e quali sono le ultime novità relative a questo settore abbiamo intervistato l’avvocato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico, con sede a Torino) e di Fidaldo (Federazione Italiana Datori di Lavoro Domestico) che ogni tre anni si occupa di rinnovare insieme alle organizzazioni sindacali il contratto collettivo nazionale per la categoria.

Di cosa si occupa Nuova Collaborazione?
«Gestiamo i rapporti che intercorrono fra le famiglie e i lavoratori domestici, in cui rientrano tre categorie: colf, badanti e babysitter. Forniamo un’assistenza sindacale, legale e contrattuale, offrendo consulenze per ogni questione relativa al lavoro domestico. Siamo anche in prima linea nella lotta al lavoro nero aiutando concretamente i datori di lavoro nelle pratiche di regolarizzazione. In Italia è un grave problema che colpisce in modo particolare questo settore. Si stima infatti che dei circa 2 milioni di lavoratori domestici solo 860.000 siano iscritti all’Inps».

Quali difficoltà ha vissuto questo settore durante la quarantena?
«Il principale problema è stata la restrizione della mobilità, che ha messo in difficoltà soprattutto i lavoratori irregolari e i loro datori di lavoro. Chi era regolare infatti poteva giustificare l’uscita, ma in Piemonte l’ordinanza era più restrittiva e permetteva di andare a lavorare solo chi svolgeva assistenza famigliare vera e propria, ovvero alle badanti conviventi e alle babysitter, mentre alle colf non è stato concesso. Ciò ha comportato grossi problemi, oltre che alle lavoratrici a cui in alcuni casi è stato sospeso il contratto, anche ai datori di lavoro, che si sono trovati in difficoltà nel mantenere il rapporto di lavoro con le collaboratrici e nel gestire gli stipendi».

Quali sono le principali novità del decreto Rilancio per questo settore?
«Oltre alla conferma del bonus babysitter e dei congedi parentali, il nuovo decreto prevede un’indennità di € 500 mensili relativamente al periodo di aprile e maggio per i lavoratori domestici che avessero in corso uno o più rapporti di lavoro, con impegno superiore alle dieci ore settimanali dal 23 febbraio 2020. I destinatari sono solo i lavoratori domestici non conviventi, come le colf o le babysitter a ore, ovvero coloro che presumibilmente hanno lavorato meno. Tuttavia si è deciso di non verificare l’effettiva sospensione del lavoro o dello stipendio, sia per ragioni di tempo sia perché è stato maggiormente considerato il problema sociale. Ovviamente, questi sussidi possono essere richiesti solo da chi aveva un regolare contratto e non percepiva già redditi di pensione o di cittadinanza».

La novità più discussa è però relativa all’emersione del lavoro nero.
«Sì, il provvedimento è valido per i macrosettori dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca e acquacoltura e del lavoro domestico e si attua tramite due modalità. Nel primo caso i datori di lavoro, mediante un’autodenuncia, possono presentare una domanda per fornire un contratto di lavoro subordinato a cittadini stranieri, oppure per dichiarare l’esistenza di un rapporto irregolare già in corso. In entrambi i casi la persona deve trovarsi sul territorio nazionale ininterrottamente dall’8 marzo. La seconda ipotesi permette invece al lavoratore straniero che abbia un permesso di soggiorno scaduto al 31 ottobre 2019 di fare richiesta per un permesso temporaneo di sei mesi, trascorsi i quali, se dovesse aver trovato un impiego retribuito, verrà regolarizzato. La prima possibilità è stata pensata soprattutto per gli assistenti famigliari, mentre la seconda si rivolge prevalentemente ai braccianti stagionali che si fermeranno in Italia dopo il periodo di raccolta di frutta e verdura».

Quante persone potrebbero beneficiarne e che importanza ha questa misura?
«Si stima che porterà alla regolarizzazione di circa 220mila lavoratori, cifra significativa che potrebbe coinvolgere anche 400mila persone, considerando che molti stranieri sono in Italia con la famiglia. Molti datori di lavoro saranno invogliati a regolarizzare i lavoratori, approfittando delle cifre relativamente basse previste per l’autodenuncia: una tassa di 500 € a cui se ne aggiungerà un’altra di valore pressoché analogo che dev’essere chiarita in questi giorni, ma si tratta di costi minori rispetto alle spese previste normalmente per la regolarizzazione. Sono provvedimenti molto importanti, perché faciliteranno l’emersione di tanti lavoratori stranieri, persone invisibili fino a oggi per lo Stato, contrastando nello stesso tempo evasione e criminalità».

 

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Categorie: Lavoro

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