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1 Giugno 2020

Un libro per capire la discriminazione razziale in Usa

In un saggio del 2016 la studiosa Keeanga-Yamahtta Taylor analizza il fenomeno riesploso nei giorni scorsi dopo l’uccisione di un uomo di colore da parte della polizia

Giovanni B. Corvino

Persone in corteo con cartello "Justice for George Floyd - I can't breathe"

Una delle tante proteste a Minneapolis che ha coinvolto il movimento #BlackLivesMatter (credit: Fibonacci Blue)

Negli Stati Uniti l’episodio della morte di George Floyd – l’uomo afroamericano morto a Minneapolis in seguito all’arresto da parte di un poliziotto che per diversi minuti gli ha schiacciato il collo con un ginocchio – ha fatto esplodere nuovamente le violenze nella comunità nera, riportando d’attualità il movimento #BlackLivesMatter (traducibile con “Le vite dei neri contano”), nato alcuni anni fa per denunciare il ripetersi di ingiustificate uccisioni di persone di colore da parte delle forze dell’ordine.

Per capire meglio questa complessa situazione ci può venire in aiuto un libro del 2016, From #BlackLivesMatter to Black Liberation (in Italia acquistabile online) di Keeanga-Yamahtta Taylor, ricercatrice in studi afroamericani all’Università di Princeton, opinionista per il New York Times e prestigiose riviste internazionali, considerata fra le donne afroamericane più influenti dei nostri giorni.
Dedicato “Ai genitori, fratelli, sorelle, compagni e amici di coloro che sono stati uccisi dalla polizia e da altre forme di violenza sanzionate dallo stato, i quali tuttavia rimangono impegnati nella lotta per un mondo giusto”, il saggio ripercorre il processo di costruzione del movimento #BlackLivesMatter, domandandosi se quest’ultimo possa interessare un ventaglio più esteso di attivismo oltre quello contro la violenza da parte delle forze dell’ordine.

LE RADICI DEL RAZZISMO
Secondo la studiosa, gli afroamericani sono ancora oggi vittime di forti pregiudizi e stereotipi, tanto da essere considerati cittadini di seconda classe.
Ciò deriva dalla triplice radice del razzismo, derivante dalla convinzione dell’esistenza di più razze e di una naturale superiorità di quella bianca (radice biologica), a cui si aggiunge “la cultura della povertà”, che vede i neri come soggetti pigri, non interessati al lavoro e al sostegno dei propri figli. Sono state queste concatenazioni di ingannevoli ragioni a causare forme di avversione razziale e discriminazione che nel corso del tempo si sono evolute in violenza e ancora oggi trovano ampio spazio nello scenario del quotidiano.

L’INTOLLERANZA VERSO IL “NON BIANCO”
Tornando alla morte di Floyd, è divenuto l’ennesimo episodio di violenza di matrice razzista perché il poliziotto responsabile è stato arrestato per omicidio di terzo grado – e non di primo – dato che per l’autopsia federale la salute cagionevole della vittima avrebbe inciso sulla morte.
Come già sostenuto nel suo libro, secondo Taylor avvenimenti come questo devono essere analizzati in una macro-ottica che deve tener conto del contesto in cui si verificano. Lo stesso movimento #BlackLivesMatter è stato osservato dalla studiosa attraverso la lente del cambiamento a lungo termine. Le leggi segregazioniste promulgate nel 1876 sono durate fino alla metà degli anni ’60 del Novecento, quando finalmente si ottiene il Voting Rights Act, che mette fine alla discriminazione razziale nel voto.
Ovviamente, l’iniziale condizione di disuguaglianza non si è conclusa allora, continuando così a esercitare il suo effetto sulla segmentazione lavorativa nell’America nera, perpetuando la già presente povertà di chi non aveva la pelle bianca.

LA DISCRIMINAZIONE AI TEMPI DEL COVID-19
Come affermato da Keeanga-Yamahtta Taylor nel suo recente articolo per il New York Times, quanto verificatosi è stata solo la miccia che ha fatto detonare la preesistente rabbia sociale legata a quello che l’autrice definisce il “razzismo istituzionale” presente nel sistema statunitense. Già nel suo libro ampio spazio è dedicato alla necessità di proporre soluzioni che richiedano una trasformazione nella forma mentis di chi è al potere, poiché le proposte programmatiche (o fiscali) non sono mai sufficienti quando i problemi legati a una crisi sociale vengono ridotti a questioni di moralità e cultura.
L’attuale situazione sanitaria ha poi ulteriormente evidenziato l’inuguaglianza sociale che vede ancora oggi gli afroamericani in una posizione di svantaggio rispetto ai bianchi: la mancanza di accesso alle cure ospedaliere per impossibilità economica ha causato migliaia di morti e più del 90% degli arresti a New York per violazioni delle norme legate al Coronavirus sono imputati a neri.
Nelle conclusioni del suo libro, l’autrice riflette ancora una volta sul corrente status del movimento internazionale #BlackLivesMatter, anche se le possibili risposte sono incerte. Quanto emerge dal testo, però, è la necessità di tali realtà, se si vuole ottenere un cambiamento sociale vero e sensibile.

 

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Categorie: Cultura

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