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3 Giugno 2020

Giornata Mondiale della Bicicletta: il futuro è a due ruote?

Oggi si celebra il mezzo più amato da sportivi e ambientalisti. Storia e prospettive per una città a misura di ciclista, tra incentivi e piste riservate

Fabiana Re

Bicicletta con cestino legata a un palo

Oggi è la Giornata Mondiale della Bicicletta

È un mezzo di trasporto veloce, dal costo accessibile e amico dell’ambiente. Aggiunge alla quotidianità quel pizzico di attività fisica sufficiente a rimetterci in pace con la coscienza. Consente di evitare i tanto temuti assembramenti sui mezzi pubblici e di dribblare con grazia le autovetture in coda all’ora di punta. Con simili qualità, la bicicletta ha le caratteristiche giuste per diventare l’acquisto vincente in questa anomala estate sotto il segno del Coronavirus.
Proprio oggi se ne celebra la Giornata Mondiale, istituita dalle Nazioni Unite nel 2018 per incoraggiare i governi a rendere prioritaria la tutela dei ciclisti. Nonostante i suoi 200 anni di storia, chi viaggia su due ruote infatti deve ancora lottare per il diritto di muoversi in sicurezza in città pianificate a uso e consumo delle automobili.

STORIA DELLA BICICLETTA
Se il barone Karl von Drais vedesse oggi una moderna bici da corsa con telaio in carbonio o elettrica, farebbe fatica a celare il suo ottocentesco stupore. La sua Draisienne, antenata della bicicletta che vide la luce nel 1817, era orfana di un fondamentale dispositivo meccanico: il pedale. Dotata di due ruote e di un rudimentale sterzo fatto con una leva, permetteva semplicemente di “camminare da seduti”. Per vedere i primi pedali bisogna attendere la comparsa del velocipede, la cui ruota anteriore vertiginosamente alta era una sfida all’equilibrio. Nel 1885 entrò in commercio la prima bicicletta moderna, provvista di trasmissione a catena e ruote ridimensionate.
Da allora, la bici si è ritagliata un proprio ruolo nell’Olimpo dei mezzi di trasporto: dà il suo meglio sulle brevi distanze urbane, in cui sfoggia rapidità senza causare ansie da parcheggio. Oscurata per decenni dal comfort (inquinante) dell’automobile privata, potrebbe vivere ora una nuova fase di popolarità, grazie agli incentivi alla “mobilità dolce” nella Fase 2 dell’emergenza Coronavirus.

COPENHAGEN, CITTÀ AMICA DEI CICLISTI
Se pensiamo a una mobilità urbana che prediliga gli spostamenti su due ruote, un modello di riferimento spicca su tutti: Copenhagen, ufficialmente proclamata “Città della bicicletta”. La capitale danese ha fatto della bici il suo emblema al punto da portare architetti e urbanisti a coniare un nuovo verbo: “to copenhagenize”, “copenhagenizzare”, una cacofonia di sillabe a indicare una strategia di pianificazione della città che metta al centro le esigenze dei ciclisti.
Ben 382 km di piste ciclabili, semafori regolati a favore delle due ruote, attraversamenti e ponti riservati alla mobilità dolce: andare in bicicletta diventa così più sicuro, veloce, confortevole e conveniente. Non a caso a Copenhagen il 49% degli spostamenti avviene in bici: la si usa per andare al lavoro, a fare la spesa, per accompagnare i figli a scuola o andare a prendere una birra con gli amici. Nonostante il tempo meteorologico non giochi a loro favore, i danesi sono inseparabili dal loro mezzo di trasporto a emissioni zero.

PEDALARE IN ITALIA
Il modello nordico non è di facile esportazione, soprattutto in un Paese come l’Italia in cui, secondo i dati 2018 della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab), solo 5 persone su 100 vanno in bici. Le piste ciclabili sono poche o, come denuncia un recente rapporto di Legambiente, progettate con scarsa coerenza rispetto ai flussi effettivi di mobilità. Il passaggio a una più diffusa mobilità dolce ha fatto però un balzo in avanti in questi primi mesi del 2020: ne siamo testimoni a Torino, dove 27 controviali avranno il limite dei 20 km/h per tutelare i ciclisti. Un segnale incoraggiante, che può diventare punto di partenza per una riprogettazione degli spostamenti urbani.
La Fiab propone di creare strade scolastiche, per la sicurezza degli studenti in sella alla loro due ruote, e strade a doppio senso ciclabile nelle zone meno trafficate. Suggerisce inoltre alle aziende di realizzare rastrelliere e depositi coperti per le biciclette dei loro dipendenti. Con le soleggiate giornate estive alle porte pedalare sarà, con le parole della Fiab, “il modo più sicuro per riscoprire la gioia”.

 

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Categorie: Mobilità

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