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1 Luglio 2020

Il Tricolore, una bandiera nata per sbaglio

Dalle prime coccarde rivoluzionarie del Settecento al secondo dopoguerra, abbiamo tracciato una breve storia del vessillo simbolo dell’Italia

Fabio Gusella

Balcone antico con piante che pendono e bandiera italiana

Il Tricolore ha una storia affascinante (foto di C. Zecca)

Era dal 2011, Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, che non si vedevano tanti tricolori esposti ai balconi delle nostre città. Il Coronavirus sembra aver risvegliato il tiepido patriottismo di noi italiani, che esponiamo la nostra bandiera quasi unicamente nelle occasioni calcistiche.
Ma conosciamo realmente la travagliata storia del Tricolore?

LA FAKE NEWS DEL 1789
È l’agosto del 1789, in Francia infuria la Rivoluzione e alcuni manifestanti genovesi, per solidarizzare con i “cugini” giacobini, indossano coccarde tricolori simili allo stendardo rivoluzionario parigino.
Le coccarde dei liguri sono sì composte da tre colori, ma invece del “bleu” francese presentano un insolito verde foglia. La colpa è dei giornali italiani, che hanno convinto i propri lettori che il tricolore francese fosse verde, bianco e rosso. Più tardi le redazioni correggono il tiro, ma ormai il danno è fatto: grazie a una fake news è nata una bandiera.

DA COCCARDA A STENDARDO DI GUERRA
In realtà, una bandiera italiana ancora non esiste, poiché il Tricolore non indica né uno Stato né un popolo, ma al più una speranza.
Bisogna infatti attendere il 1796 per avere una prima bandiera “made in Italy”: con l’esercito di Napoleone ormai alle porte, dalla città piemontese di Cherasco si leva uno stendardo, formato con tre tele di diverso colore, cioè rosso, bianco e verde. Intanto il vento rivoluzionario, portato in Italia sulla punta delle baionette napoleoniche, sfocia nella nascita della Repubblica Transpadana e di quella Cispadana, i cui piccoli eserciti adottano il Tricolore come vessillo di guerra. Anche in questo caso, non si tratta ancora della bandiera di un popolo, bensì di un esercito.

FRA RIVOLUZIONE E RESTAURAZIONE
Nel 1797 il 7 gennaio – oggi Festa del Tricolore – il verde, il bianco e il rosso diventano per la prima volta simbolo di uno Stato sovrano, la Repubblica Cispadana, poi confluita nella Repubblica Cisalpina, che riprende la medesima bandiera.
Dopo l’epopea rivoluzionaria e napoleonica, durante la Restaurazione il Tricolore deve “nascondersi” da austriaci e Borboni: nel Lombardo-Veneto l’amministrazione asburgica minaccia addirittura la pena di morte per coloro che osano esporlo.

TRE COLORI PER UNA NAZIONE
Viene l’ora del risveglio: il Risorgimento. Come un cuore che palpita nell’ombra, il Tricolore non scompare mai del tutto e riappare prima ad Alessandria durante i moti del 1821, poi fra le barricate del 1830-1831, e infine torna sul palcoscenico scatenando un “Quarantotto”. Durante le leggendarie Cinque giornate di Milano, le strade sono invase da migliaia di tricolori e da allora la bandiera diventa un emblema capace di unire tutti gli italiani.
Un simbolo talmente appetibile che Carlo Alberto di Savoia decide di sovrapporvi lo stemma della sua Casa Reale, lanciando un chiaro messaggio politico: il Piemonte avrebbe unificato l’Italia. Sono però necessarie ben due guerre d’indipendenza affinché la bandiera possa sventolare nei territori annessi da Vittorio Emanuele II e dai Mille di Giuseppe Garibaldi.

DA TORINO A VIENNA
Il 17 marzo 1861 nasce il Regno d’Italia: l’Italia è (quasi) fatta, ma occorre “fare gli italiani”. Il Tricolore comincia perciò a conquistare ogni balcone, scuola e tribunale, ma decora anche il petto di sindaci e sportivi e dal 1889 persino una pizza, la Margherita.
La bandiera nazionale conserva ormai ben poco dell’aria clandestina delle origini e, invece di nascondersi dagli Austriaci, ora si prende gioco di loro: il 9 agosto 1918, infatti, a guerra quasi conclusa, una squadra di aeroplani italiani capitanata da Gabriele D’Annunzio rilascia su Vienna migliaia di volantini tricolore, invitando i nemici alla resa.

DAL BUIO ALLA LUCE: FASCISMO E REPUBBLICA
Durante il Ventennio la bandiera viene oscurata dai simboli fascisti, salvo poi tornare in auge durante la guerra civile, quando se ne riappropriano le due opposte fazioni: sul Tricolore dei “repubblichini” campeggia un’aquila con un fascio littorio fra gli artigli, mentre al centro di quello dei partigiani comunisti giganteggia una stella rossa rivoluzionaria. La bandiera c’è ancora, ma fra parentesi, sullo sfondo di opposte ideologie. Dopo il referendum del 2 giugno 1946 lo stemma dei Savoia sparisce dal Tricolore, lasciando la bandiera nazionale nella forma attuale.
La prossima volta che attraversiamo la strada, alziamo la testa: potremmo veder sventolare un drappo di Storia.

 

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Categorie: Cultura

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